· Città del Vaticano ·

Il cardinale elemosiniere consegna l’ambulanza attrezzata dono del Pontefice

Per salvare vite in Ucraina

 Per salvare  vite  in Ucraina  QUO-145
27 giugno 2024

Salvare le vite. È quello che il cardinale Konrad Krajewski, elemosiniere del Papa, ripete più volte ai media vaticani raccontando la settima missione in Ucraina, che si è conclusa con la consegna di un’ambulanza attrezzata come centro mobile di rianimazione, donata direttamente da Francesco all’ospedale di Zboriv, circa 40 km da Ternopil. La struttura sanitaria aveva fatto richiesta del mezzo e la scelta è caduta su un’ambulanza che veniva usata soprattutto durante le celebrazioni in piazza San Pietro ed è stata poi attrezzata con tutti gli apparecchi necessari per salvare la vita.

La consegna, racconta l’elemosiniere, è avvenuta in un clima di profonda e sentita gratitudine. Olha Yarmolenko, direttore del dipartimento della sanità della Regione di Ternopil, ha spiegato al cardinale che due volte al mese arriva un treno dalle zone di guerra con i soldati feriti e per questo devono garantire cento posti liberi ogni volta. «Per il trasporto dei feriti dalla stazione all’ospedale — aggiunge — ricorrono anche alle auto private che però non sono attrezzate per salvare la vita e per questo l’ambulanza nuova è un dono importante per loro».

Dopo la consegna ufficiale anche un piccolo ricevimento per ringraziare. «Nell’occasione ci hanno chiesto dei dispositivi medici per la somministrazione dell’ossigeno e appena tornerò in Vaticano provvederemo», spiega Krajewski. «È stato un incontro piacevole — continua — al quale hanno partecipato rappresentanti di varie confessioni religiose, i greco cattolici, membri della Chiesa latina, gli ortodossi, tutti uniti per salvare la vita, questa è la vera Chiesa che si unisce per salvare il prossimo perché il più grande comandamento è quello di amare Dio e il prossimo come te stesso». Il messaggio forte che però l’Elemosiniere vuole consegnare è che l’impegno di molti donatori, all’inizio della guerra, ha dato i suoi frutti. «In Ucraina l’energia elettrica è limitata, ogni giorno manca per 9-10 ore, è una grande difficoltà per chi lavora, per i negozi, le case, non funziona nulla. I generatori di corrente, regalo del Vaticano, stanno invece funzionando perfettamente. Li avevamo acquistati due anni fa e poi inviati con dei tir, la Caritas aveva provveduto a distribuirli in particolare agli ospedali. È il segno che le donazioni sono arrivate a destinazione e questo per noi è un grande motivo di gioia». L’entusiasmo per la missione compiuta fa il paio con la commozione, lo sconforto e la rabbia provate il giorno prima nel cimitero di Ternopil, davanti alle croci e alle foto di giovanissimi caduti in guerra. «Sono rimasto così male, anche arrabbiato: come mai nel 2024 muoiono ancora tanti ragazzi? Signore basta questo! Non è possibile che il mondo produce armi, tutti guadagnano e perdono la vita questi ragazzi». Quel dolore è aumentato quando il cardinale, a un certo punto, ha visto arrivare una donna giovane: «Si è messa non tanto lontana da me, davanti alla tomba del marito, era incinta. Nel mio stemma ho questa parola: misericordia... Ma veramente oggi ho avuto difficoltà con la misericordia. Come mai ancora sparano, perché uccidono? La misericordia so che è uno scandalo, che supera la giustizia, che è il secondo nome di Dio, ma oggi mi è stato difficile applicare questa parola. Ho pensato alle parole delle litanie del Sacro Cuore, che non posso giudicare secondo il mondo e mi sono calmato».

«Noi uomini — aggiunge il cardinale — siamo in grado di fare cose straordinarie nel mondo, ma anche cose terribili, senza pietà e questo dura da oltre due anni in Ucraina». Uno sconforto che ha poi lasciato il passo all’inaugurazione insieme ai vescovi locali del Centro riabilitativo “San Giovanni Paolo ii ”, nella diocesi di Kamyanets-Podilskyy, per la riabilitazione integrale, fisica e psicologica di chi ha subito traumi di guerra. «Vengono soldati e famiglie di quelli che tornano ma che non riescono a vivere in famiglia, devono essere curati. Aprendo questo Centro — continua Krajewski — mi è venuto in mente un pensiero che ci insegnava Papa Wojtyła e cioè che il mio amico è la persona grazie alla quale divento migliore. Questa struttura vuole essere quindi amica di coloro che soffrono, di chi è distrutto, per aiutarli attraverso psicologi e psichiatri a riprendere la vita». Una vita che rinasce grazie all’aiuto di tante persone: da Roma, sottolinea l’elemosiniere, dal febbraio 2022, allo scoppio del conflitto, sono partiti 240 tir con farmaci, viveri, vestiti. «La situazione qui in Ucraina è ancora terribile, sparano, si sentono allarmi delle sirene… Ma si sente anche la parte buona della gente che aiuta e aiuta da tanti mesi, non dimenticandosi in modo concreto di quelli che soffrono». (benedetta capelli)

di Benedetta Capelli