· Città del Vaticano ·

Il magistero

 Il magistero  QUO-145
27 giugno 2024

Domenica 23

Gesù non
lascia soli

Oggi il Vangelo presenta Gesù sulla barca con i discepoli nel lago di Tiberiade. Arriva una forte tempesta e la barca rischia di affondare. Gesù, che stava dormendo, si sveglia, minaccia il vento e tutto ritorna alla calma (Mc 4, 35-41).

In realtà non si sveglia, lo svegliano! Con paura, sono i discepoli a svegliare Gesù. La sera prima, era stato [Lui] stesso a dire ai discepoli di salire in barca e attraversare il lago.

Loro erano esperti, erano pescatori, e quello era il loro ambiente di vita; ma una tempesta poteva metterli in difficoltà.

Sembra che Gesù voglia metterli alla prova.

Comunque, non li lascia soli, sta con loro sulla barca, tranquillo, addirittura dorme. E quando si scatena la bufera, con la sua presenza li rassicura, li incoraggia, li incita ad avere più fede e li accompagna oltre il pericolo.

Gesù rafforza
la fede

Gesù si comporta così per rafforzare la fede dei discepoli e renderli più coraggiosi. Essi infatti escono da questa esperienza più consapevoli della potenza di Gesù e della sua presenza in mezzo a loro, e dunque più forti e più pronti ad affrontare gli ostacoli, le difficoltà, compresa la paura di avventurarsi ad annunciare il Vangelo.

Superata con Lui questa prova, sapranno affrontarne tante altre, fino alla croce e al martirio, per portare il Vangelo a tutte le genti.

Anche con noi Gesù fa lo stesso, in particolare nell’Eucaristia: ci riunisce attorno a Sé, ci dona la sua Parola, ci nutre con il suo Corpo e il suo Sangue, e ci invita a prendere il largo, per trasmettere quello che abbiamo sentito e condividere quello che abbiamo ricevuto, nella vita di ogni giorno, anche quando è difficile.

Gesù non ci risparmia le contrarietà ma senza abbandonarci aiuta ad affrontarle.

Ci fa coraggiosi. Così anche noi, superandole con il suo aiuto, impariamo sempre più a stringerci a Lui, a fidarci della sua potenza, che va oltre le nostre capacità, a superare incertezze e esitazioni, chiusure e preconcetti, con coraggio e grandezza di cuore, per dire a tutti che il Regno dei Cieli è presente, è qui, e che con Gesù al nostro fianco possiamo farlo crescere insieme al di là di ogni barriera.

Chiediamoci: nei momenti di prova, so fare memoria delle volte in cui ho sperimentato, nella vita, la presenza e l’aiuto del Signore?

Quando arriva qualche tempesta, mi lascio travolgere dall’agitazione oppure mi stringo a Lui, per ritrovare calma e pace, nella preghiera, nel silenzio, nell’ascolto della Parola, nell’adorazione e nella condivisione fraterna della fede?

La Vergine Maria, che accolse con umiltà e coraggio la volontà di Dio, ci doni, nei momenti difficili, la serenità dell’abbandono in Lui.

Una chiamata alla pace

Guardo la bandiera di Israele. Oggi l’ho vista quando venivo dalla Chiesa dei Santi Quaranta Martiri, è una chiamata alla pace! Preghiamo per la pace! Palestina, Gaza, il Nord del Congo… Preghiamo per la pace! E la pace in Ucraina, che soffre tanto, che sia la pace!

Il ricordo del francescano Manuel
Blanco

L’altro ieri è venuto a mancare Padre Manuel Blanco, un francescano che da quarantaquattro anni abitava nella Chiesa Santi Quaranta Martiri e San Pasquale Baylon a Roma. È stato superiore, confessore, uomo di consiglio.

Ricordando lui, vorrei fare memoria di tanti fratelli francescani, confessori, predicatori, che hanno onorato e onorano la Chiesa di Roma.

(Angelus in piazza San Pietro)

Preservare
l’identità
dei popoli
europei

[Il Meeting internazionale delle comunità colombaniane, Columban’s Day] non è una mera commemorazione storica, né tanto meno folcloristica.

Si tratta piuttosto dell’impegno di promuovere la conoscenza di San Colombano e della sua eredità come ricchezza per l’oggi, in ambito sia ecclesiale sia civile.

Questo potrebbe a prima vista apparire velleitario, tanta è la differenza tra l’Europa attuale e quella dei secoli vi e vii , e così lontano dal nostro è il modello di vita proposto dal santo Abate e compagni.

Eppure questo contrasto, questa diversità fan sì che la testimonianza e il messaggio di San Colombano risultino interessanti, attraenti per noi che viviamo immersi in un materialismo pratico e spesso in una sorta di neo-paganesimo.

I monaci
colombaniani

I monaci irlandesi si facevano pellegrini e missionari nel continente per rievangelizzare vasti territori dove la prima fioritura cristiana rischiava di andare perduta.

Il lavoro di bonifica e di coltivazione che compivano sui terreni, lo facevano anche nel campo dello spirito, della mentalità e dei costumi.

La testimonianza dei monaci colombaniani, come altrove quella dei benedettini, contribuì in maniera decisiva a preservare e rinnovare la civiltà europea.

L’importanza
della “linfa”
evangelica

Anche oggi abbiamo bisogno di questa “linfa” evangelica, perché le comunità ecclesiali e civili del continente non perdano la loro identità, non si sciolgano in una globalizzazione omologante, in balia dei poteri dominanti, ma possano esprimere la loro fede e cultura con fedeltà creativa alle loro tradizioni, contribuendo a costruire l’Europa dei popoli, unita nella convivialità delle differenze e aperta all’incontro e al dialogo con le altre civiltà.

(Messaggio al xxv Meeting internazionale
delle comunità colombaniane, Columban’s Day)

Mercoledì 26

Giornata
mondiale
contro l’abuso
e il traffico
di droga

Oggi si celebra la Giornata Mondiale contro l’abuso e il traffico illecito di droga, istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1987. Il tema di quest’anno è Le prove sono chiare: bisogna investire nella prevenzione.

San Giovanni Paolo ii ha affermato che «l’abuso di droga impoverisce ogni comunità in cui è presente. Diminuisce la forza umana e la fibra morale. Mina i valori stimati. Distrugge la voglia di vivere e di contribuire a una società migliore».

Ricordiamo però che ogni tossicodipendente «porta con sé una storia personale diversa, che deve essere ascoltata, compresa, amata e, per quanto possibile, guarita e purificata». Tutti hanno una dignità.

Non possiamo ignorare le intenzioni e le azioni malvagie degli spacciatori e dei trafficanti di droga. Sono degli assassini!

Benedetto xvi usò parole severe durante una visita a una comunità terapeutica: «Dico ai trafficanti di droga che riflettano sul male che stanno facendo a una moltitudine di giovani e di adulti di tutti gli strati sociali: Dio chiederà loro conto di ciò che hanno fatto. La dignità umana non può essere calpestata in questo modo».

La droga calpesta la dignità umana.

Una riduzione della dipendenza dalle droghe non si ottiene liberalizzandone il consumo — questa è una fantasia —, come è stato proposto, o già attuato, in alcuni Paesi. Si liberalizza e si consuma di più.

Avendo conosciuto tante storie tragiche di tossicodipendenti e delle loro famiglie, sono convinto che è moralmente doveroso porre fine alla produzione e al traffico di queste sostanze pericolose.

Quanti trafficanti di morte ci sono — perché i trafficanti di droga sono trafficanti di morte —, spinti dalla logica del potere e del denaro ad ogni costo!

Questa piaga, che produce violenza e semina sofferenza e morte, esige dalla società nel suo complesso un atto di coraggio.

La produzione e il traffico di droga hanno un impatto distruttivo anche sulla nostra casa comune.

Questo è diventato sempre più evidente nel bacino amazzonico.

Un’altra via prioritaria per contrastare l’abuso e il traffico di droghe è quella della prevenzione, che si fa promuovendo maggiore giustizia, educando i giovani ai valori che costruiscono la vita personale e comunitaria, accompagnando chi è in difficoltà e dando speranza nel futuro.

Nei miei viaggi in diverse diocesi e vari Paesi, ho potuto visitare diverse comunità di recupero ispirate dal Vangelo.

Esse sono una testimonianza forte e piena di speranza dell’impegno di preti, consacrati e laici di mettere in pratica la parabola del Buon Samaritano.

Sono confortato dagli sforzi intrapresi da varie Conferenze episcopali per promuovere legislazioni e politiche giuste riguardo al trattamento delle persone dipendenti dall’uso di droghe e alla prevenzione per fermare questo flagello.

Segnalo la rete de La Pastoral Latinoamericana de Acompañamiento y Prevençión de Adicciones (Plapa). Lo statuto di questa rete riconosce che «la dipendenza da alcol, da sostanze psicoattive e altre forme di dipendenza (pornografia, nuove tecnologie) è un problema che colpisce indistintamente, al di là delle differenze geografiche, sociali, culturali, religiose e di età. Nonostante le differenze, vogliamo organizzarci come una comunità: condividere le esperienze, l’entusiasmo, le difficoltà».

Menziono inoltre i Vescovi dell’Africa Australe, che nel novembre 2023 hanno convocato una riunione sul tema “Dare potere ai giovani come agenti di pace e speranza”.

I rappresentanti dei giovani presenti all’incontro hanno riconosciuto quell’assemblea come una «pietra miliare significativa orientata verso una gioventù sana e attiva in tutta la regione».

Hanno inoltre promesso: «Accettiamo il ruolo di ambasciatori e sostenitori della lotta contro l’uso di sostanze stupefacenti. Chiediamo a tutti i giovani di essere sempre empatici gli uni con gli altri».

Di fronte alla tragica situazione della tossicodipendenza di milioni di persone in tutto il mondo, di fronte allo scandalo della produzione e del traffico illecito di tali droghe, «non possiamo essere indifferenti. Il Signore si è fermato, si è fatto vicino, ha curato le piaghe. Sullo stile della sua prossimità, siamo chiamati anche noi ad agire, a fermarci davanti alle situazioni di fragilità e dolore, a saper ascoltare il grido della solitudine e dell’angoscia, a chinarci per sollevare e riportare a nuova vita coloro che cadono nella schiavitù della droga».

Preghiamo per quei criminali che danno la droga ai giovani: sono assassini! Preghiamo per la loro conversione.

Ai polacchi

Auguro che le vacanze che state per iniziare diventino un’occasione non solo di riposo fisico, ma anche di rinnovamento spirituale e di rafforzamento del rapporto con Dio e con le persone a voi care.

Il periodo delle vacanze è però anche un momento in cui molti giovani si avvicinano per la prima volta alle sostanze stupefacenti: che la Giornata mondiale contro l’abuso di droga ricordi di prestare una particolare attenzione alla sicurezza di bambini e giovani.

«Affidiamo
ai santi
Pietro e Paolo
i popoli
che soffrono
la guerra»

Sabato celebreremo la solennità dei Santi Pietro e Paolo, Patroni di Roma. Alla loro intercessione affidiamo le popolazioni che soffrono la guerra: la martoriata Ucraina, la Palestina, Israele, il Myanmar, perché possano presto ritrovare la pace.

(Udienza generale in piazza San Pietro)

Libertà
di coscienza
e di religione
per i credenti

Gesù ci ha insegnato ad accoglierci gli uni gli altri come fratelli. E questo vale prima di tutto per noi, cristiani, ebrei e musulmani, che adoriamo il Dio Unico e che facciamo riferimento, anche se in modi diversi, ad Abramo come padre nella fede.

Oggi la nostra testimonianza di fraternità è indispensabile e preziosa.

Noi che abbiamo avuto il dono di questa appartenenza religiosa, siamo chiamati a essere aperti e accoglienti verso quanti non la condividono, perché sono, come noi, membri dell’unica famiglia umana.

Il dialogo sincero e rispettoso tra cristiani e musulmani è un dovere per noi che vogliamo obbedire alla volontà di Dio.

La volontà di un Padre è che i suoi figli si vogliano bene, si aiutino a vicenda, e che, se sorge tra loro qualche difficoltà o incomprensione, si mettano d’accordo con umiltà e pazienza.

Tale dialogo richiede il riconoscimento della dignità e dei diritti di ogni persona.

In cima c’è il diritto alla libertà di coscienza e di religione, che significa che ogni essere umano dev’essere pienamente libero per le scelte religiose.

Inoltre, ogni credente deve sentirsi libero di proporre — mai imporre! — la propria religione ad altre persone, credenti o no.

Ciò esclude ogni forma di proselitismo, inteso come esercitare pressioni o minacce; deve respingere ogni tipo di favori finanziari o lavorativi; non deve approfittare dell’ignoranza delle persone.

Oltre a ciò, i matrimoni tra persone di religioni diverse non devono essere occasione per convertire il coniuge alla propria religione.

Auspico che dove vivete, possiate mantenere buoni rapporti con la Chiesa cattolica: con il Vescovo, con il clero e con i fedeli, nel rispetto reciproco e nell’amicizia.

Il mondo, specie in questo momento, ha bisogno di credenti coerenti e fortemente impegnati nella costruzione e nel mantenimento della pace sociale e mondiale.

Vi ringrazio di essere anche voi, insieme alle vostre comunità, tra questi “artigiani” della pace.

(A una delegazione
della Moschea di Bologna)