· Città del Vaticano ·

L’arcivescovo Paglia al seminario su «giustizia sociale e giustizia climatica»

«Laudato si’»
e «Fratelli tutti» colmano
il vuoto di visione

 «Laudato si’» e «Fratelli tutti» colmano il vuoto di visione  QUO-143
25 giugno 2024

Le encicliche Laudato si’ e Fratelli tutti«costituiscono un dittico che colma il vuoto di visione, tutti dovremmo coglierne la forza per la salvezza del pianeta e dell’umanità. La visone è chiara e comune: una sola casa — il pianeta — di cui prenderci cura e una sola famiglia — quella dei popoli — di cui essere responsabili». Lo ha affermato l’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la vita, intervenendo al seminario di studio — sul tema «Dalla Laudato si’ a Fratelli tutti: non c’è giustizia sociale senza giustizia climatica» — che si è svolto, nella mattina di oggi, martedì 25 giugno, a Palazzo San Calisto. A promuoverlo con la Pontificia Accademia sono stati l’Unione cattolica della stampa italiana, Greenaccord e Greenpeace.

«Non possiamo non partire dalle guerre: dall’Ucraina a Gaza, al Sud Sudan e alle altre 56 attive, anche se ignorate dai più, mentre un’Europa frantumata assiste, impotente, alla seconda guerra fratricida interna dopo quella balcanica del ’92» ha detto l’arcivescovo Paglia. «Intanto, nel pianeta continua senza sosta la terza guerra mondiale a pezzettini. Il futuro è buio. Siamo senza visioni, senza sogni. Aveva ragione Karol Wojtyła che diceva “l’uomo soffre soprattutto per mancanza di visione”. Quel sogno che tutti avemmo nel 1989 — “finalmente un mondo unito e universale” — è miseramente crollato» ha aggiunto.

Per monsignor Paglia «il “cambiamento d’epoca”, di cui parla Papa Francesco, significa che l’uomo, per la prima volta nella storia, può distruggere se stesso e il creato. Nel 1945 con la bomba nucleare, tornata di moda, poi con il cambiamento climatico». Ma ora «si aggiunge una terza frontiera: quella delle tecnologie emergenti e convergenti con cui possiamo manipolare radicalmente l’umano». E proprio «in questo panorama si iscrivono provvidenzialmente le due encicliche di Papa: la Laudato si’ e la Fratelli tutti».

Rilanciando la testimonianza autentica di san Francesco d’Assisi, l’arcivescovo ha spiegato che dell’«unità delle creature di fronte al Creatore Papa Francesco fa il fulcro della Laudato si’», invitando «tutti a una conversione ecologica» e «facendo un parallelo fra i deserti che sfregiano la natura e i deserti interiori che sfregiano l’animo umano».

«In che cosa l’ecologia integrale proposta da Papa Francesco differisce dall’ecologismo degli ambientalisti?» è la questione posta dal presidente della Pontificia Accademia. «Per il Papa — ha affermato — non esiste una “crisi ecologica” a sé stante. Essa è una conseguenza di una ben più ampia “questione antropologica” che produce come effetti le crisi ecologiche, le guerre, la povertà, le ingiustizie, le disuguaglianze, provocando un disorientamento globale dell’umanità e addensando nubi fosche sul suo futuro, non solo sul piano ecologico». Ecco che «ecologia integrale significa riconoscere la radice umana della crisi ecologica».

Indicando con decisione le problematiche più attuali, le gravi storture sociali e le tante ingiustizie, l’arcivescovo Paglia ha affermato che «le due encicliche richiedono un superamento del vecchio antropocentrismo e spingono verso una nuova visone dell’umano: va perseguita una globalizzazione dell’umanesimo dei diritti umani, dei diritti delle donne, della libertà-eguaglianza-fraternità, della democrazia, della solidarietà globale».

«L’antico umanesimo aveva prodotto un universalismo astratto, ideale, di fatto segnato da un sostanziale etnocentrismo e da un antropocentrismo deviato» ha concluso. Invece «il nuovo umanesimo planetario nasce dalla coscienza di dover ripensare le relazioni umane e la relazione degli uomini con la natura». E il «nuovo umanesimo planetario non può che produrre un universalismo concreto, reso tale dalla comunità di destino irreversibile che lega ormai tutti gli individui e tutti i popoli dell’umanità, e l’umanità intera all’ecosistema globale. Esso incorpora la sfida di trasformare il dato di fatto dell’interdipendenza planetaria nel compito di costruire una “civiltà” della terra, di concepire una evoluzione antropologica verso la convivenza e la pace globale».