· Città del Vaticano ·

All’Angelus il Papa rinnova l’appello di pace per Ucraina, Palestina e Israele

I governanti non alimentino lo scontro ma puntino
al negoziato per risolvere
i conflitti

 I governanti non alimentino lo scontro ma puntino al negoziato per risolvere i conflitti  QUO-142
24 giugno 2024

«Ci vuole negoziazione» per «una soluzione pacifica dei conflitti», evitando invece «ogni azione o parola che alimenti lo scontro»: lo ha chiesto il Papa al termine dell’Angelus di ieri, 23 giugno, implorando la pace per l’Ucraina, Palestina e Israele. Affacciatosi a mezzogiorno della finestra dello Studio privato del Palazzo apostolico vaticano, il Pontefice ha introdotto la recita della preghiera mariana con i fedeli raccoltisi in piazza San Pietro e con quanti lo seguivano attraverso i media, commentando, come di consueto, il Vangelo domenicale (Marco 4, 35-41), incentrato nella circostanza sul noto episodio della tempesta sul lago di Tiberiade sedata da Gesù. Ecco le sue parole.

Cari fratelli e sorelle, buona domenica!

Oggi il Vangelo ci presenta Gesù sulla barca con i discepoli, nel lago di Tiberiade. Arriva all’improvviso una forte tempesta e la barca rischia di affondare. Gesù, che stava dormendo, si sveglia, minaccia il vento e tutto ritorna alla calma (cfr. Mc 4, 35-41).

Ma in realtà non si sveglia, lo svegliano! Con tanta paura, sono i discepoli a svegliare Gesù. La sera prima, era stato Gesù stesso a dire ai discepoli di salire in barca e attraversare il lago. Loro erano esperti, erano pescatori, e quello era il loro ambiente di vita; ma una tempesta poteva metterli in difficoltà. Sembra che Gesù voglia metterli alla prova. Comunque, non li lascia soli, sta con loro sulla barca, tranquillo, anzi, addirittura dorme. E quando si scatena la bufera, con la sua presenza li rassicura, li incoraggia, li incita ad avere più fede e li accompagna oltre il pericolo. Ma possiamo fare questa domanda: Perché Gesù si comporta così?

Per rafforzare la fede dei discepoli e per renderli più coraggiosi. Essi infatti, escono da questa esperienza più consapevoli della potenza di Gesù e della sua presenza in mezzo a loro, e dunque più forti e più pronti ad affrontare gli ostacoli, le difficoltà, compresa la paura di avventurarsi ad annunciare il Vangelo. Superata con Lui questa prova, sapranno affrontarne tante altre, fino alla croce e al martirio, per portare il Vangelo a tutte le genti.

E anche con noi Gesù fa lo stesso, in particolare nell’Eucaristia: ci riunisce attorno a Sé, ci dona la sua Parola, ci nutre con il suo Corpo e il suo Sangue, e poi ci invita a prendere il largo, per trasmettere a tutti quello che abbiamo sentito e condividere con tutti quello che abbiamo ricevuto, nella vita di ogni giorno, anche quando è difficile. Gesù non ci risparmia le contrarietà ma, senza mai abbandonarci, ci aiuta ad affrontarle. Ci fa coraggiosi. Così anche noi, superandole con il suo aiuto, impariamo sempre più a stringerci a Lui, a fidarci della sua potenza, che va ben oltre le nostre capacità, a superare le incertezze e le esitazioni, le chiusure e i preconcetti, con coraggio e grandezza di cuore, per dire a tutti che il Regno dei Cieli è presente, è qui, e che con Gesù al nostro fianco possiamo farlo crescere insieme al di là di ogni barriera.

Chiediamoci allora: nei momenti di prova, so fare memoria delle volte in cui ho sperimentato, nella mia vita, la presenza e l’aiuto del Signore? Pensiamo: quando arriva qualche tempesta, mi lascio travolgere dall’agitazione oppure mi stringo a Lui, — ci sono tante tempeste interiori — per ritrovare calma e pace, nella preghiera, nel silenzio, nell’ascolto della Parola, nell’adorazione e nella condivisione fraterna della fede?

La Vergine Maria, che accolse con umiltà e coraggio la volontà di Dio, ci doni, nei momenti difficili, la serenità dell’abbandono in Lui.

Al termine della preghiera mariana, il Papa ha salutato i gruppi di fedeli presenti, tra cui i partecipanti alla manifestazione “Scegliamo la vita”. Dopodiché ha lanciato l’appello per la pace nei Paesi segnati dai conflitti, infine ha ricordato la morte del francescano Manuel Blanco, suo confessore.

Cari fratelli e sorelle,

saluto tutti voi, romani e pellegrini dell’Italia e di vari Paesi.

In particolare saluto i fedeli di Sant Boi de Llobregat (Barcellona) e quelli di Bari. Saluto i partecipanti alla manifestazione “Scegliamo la vita”, il coro “Edelweiss” della Sezione Alpini di Bassano del Grappa, e i ciclisti di Bollate venuti in bicicletta.

Continuiamo a pregare per la pace, specialmente in Ucraina, Palestina, Israele. Guardo la bandiera di Israele. Oggi l’ho vista quando venivo dalla Chiesa dei Santi Quaranta Martiri, è una chiamata alla pace! Preghiamo per la pace! Palestina, Gaza, il Nord del Congo... Preghiamo per la pace! E la pace in Ucraina, che soffre tanto, che sia la pace! Lo Spirito Santo illumini le menti dei governanti, infonda in loro saggezza e senso di responsabilità, per evitare ogni azione o parola che alimenti lo scontro e puntare invece con decisione a una soluzione pacifica dei conflitti. Ci vuole negoziazione.

L’altro ieri è venuto a mancare Padre Manuel Blanco, un francescano che da quarantaquattro anni abitava nella Chiesa Santi Quaranta Martiri e San Pasquale Baylon a Roma. È stato superiore, confessore, uomo di consiglio. Ricordando lui, vorrei fare memoria di tanti fratelli francescani, confessori, predicatori, che hanno onorato e onorano la Chiesa di Roma. Grazie a tutti loro!

E a tutti auguro una buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!