Gli occhi di Chiara Corbella si rivedono in quelli scuri di Francesco in prima fila con il papà Enrico, i nonni Roberto e Maria Anselma, la zia Elisa ed i suoi cugini. Ha 13 anni, Francesco, il guizzo dell’adolescenza, un viso che ispira dolcezza e ha la gentilezza, non scontata a quell’età, di dispensare sorrisi a chi gli si avvicina per parlargli di Chiara, scomparsa nel 2012 a 28 anni per un tumore alla lingua. Allora Francesco cresceva nel suo grembo e lei decise di curarsi tutelando quella vita nascente che, già nelle precedenti gravidanze di Maria Grazia Letizia e di Davide Giovanni, aveva protetto scegliendo di accoglierle pur essendo “imperfette” agli occhi del mondo ma comunque doni preziosi di Dio.
La famiglia di Chiara Corbella
Nella Basilica di San Giovanni in Laterano Francesco ha assistito insieme a molti amici, a persone arrivate dalla Sicilia, alcune di nazionalità polacca, alla chiusura dell’inchiesta diocesana sulla vita, le virtù, la fama di santità e dei segni della Serva di Dio Chiara Corbella. I sigilli apposti con la ceralacca sulle carte dell’inchiesta, avviata il 21 settembre 2018, sanciscono un ulteriore passaggio verso la sua beatificazione. I documenti giungeranno in Vaticano per l’esame del Dicastero delle Cause dei Santi. I sigilli chiudono i documenti dell'inchiesta diocesana
Reina: Chiara, figlia della Chiesa di Roma
«I fedeli avvertono che Chiara è l’amica di Dio, testimone eloquente della fede, compagna di viaggio nell’itinerario della vita, una sorella che intercede presso Dio per tante necessità. Questo sensus fidei non è altro che una manifestazione dello Spirito Santo che agisce nel cuore di ogni battezzato», ha detto monsignor Baldassare Reina, vicegerente della diocesi di Roma, illustrando la fama di santità di Chiara Corbella, «figlia della Chiesa di Roma», e sottolineando le tante testimonianze di fede e di grazie giunte. Ha ricordato poi la frase dell’Apocalisse che nel 2007 cambiò il cammino di Chiara: «Quando egli (ndr. Dio) apre nessuno chiude, e quando chiude nessuno apre». È l’inizio del suo abbandono, del suo lasciarsi plasmare. «Se leggiamo la vita di Chiara con una logica umana — ha spiegato monsignor Reina — sarebbe assimilabile ad una tragedia, sostenuta invece dalla fede e dall’amore sponsale l’esperienza della sofferenza si muta in Chiara in esperienza di vita eterna, dai toni decisamente pasquali. La sua malattia accettata in obbedienza alla volontà di Dio diventa condizione possibile per andare in Paradiso. È la vittoria definitiva che smaschera l’inganno della morte».
Chiara, l’albero sotto cui ripararsi
A prendere la parola durante la cerimonia anche fra Francesco Piloni, provinciale dei Frati Minori di Assisi, che ha ricordato Enrico e Chiara quando erano giovani fidanzati in cammino verso il matrimonio e quando, soprattutto Chiara, scoprì che “il contrario dell’amore è il possesso”. Una frase che lei stessa ha scritto in una lettera al piccolo Francesco in occasione del suo primo compleanno. Da allora «la Serva di Dio — ha aggiunto fra Piloni — ha iniziato a germogliare, diventando un grande albero dove molti di noi trovano riparo e consolazione». Il marito Enrico Petrillo, nel suo intervento, ha voluto invece ringraziare i presenti “per tutto l’amore donato": «Avete amato Chiara e avete amato me. La bellezza di Chiara è che lei ci ha rivelato una caratteristica di Dio, Dio è un Dio felice anche nella morte e un Dio dolce».
Le risate di Chiara
«C’è tanta felicità, è una cosa inaspettata — spiega il papà Roberto Corbella — e sono convinto che Chiara si starà facendo tante risate dall’altra parte. Vedere una figlia che fa felici tante persone ci fa accettare meglio il fatto di non averla con noi». Per Roberto i 12 anni passati dalla morte di Chiara non sono un tempo di mancanza, «non è che non c’è più, in situazioni come questa c’è ancora, la rivediamo in tante testimonianze, in tanti giovani che ci dicono che Chiara gli ha cambiato la vita». Nel cuore di un papà una figlia futura beata resta «la bimba che avevo sulle ginocchia, una ragazza molto solare che amava la vita in tutte le sue forme, si batteva per la pace, non sopportava se io e mia moglie discutevamo. E poi amava tutti gli animali che lei e la sorella ci portavano a casa. Ci hanno portato uno zoo praticamente, voleva curarli tutti».
Roma e Assisi: crocevia
di fede e santità
Roma e Assisi sono le due tappe della maturazione di questa giovane mamma. Fra’ Vito D’Amato l’ha seguita fino alla fine e anche don Fabio Rosini. «Oggi vediamo i miracoli che Chiara fa fare — afferma il francescano — lei ha vissuto tutto come un miracolo: il fidanzamento, il matrimonio, la nascita dei figli e tanti altri iniziano a viverli così, come un miracolo nelle loro vite». «Quello che è accaduto qui oggi è come quando da bambino giochi sotto a casa a calcio e invece ti accorgi che sei allo stadio del Maracanà — racconta don Rosini — ma in fondo sembra tutto semplice e invece è straordinaria la vita cristiana, è straordinario il battesimo. Abbiamo vissuto una persona che ha detto di sì alla fede e che ha vissuto la fede secondo la sua disponibilità e ognuno di noi può vivere questo tipo di realtà».
L’incontro con Chiara ha cambiato sia il ministero di don Fabio che di fra Vito. «Un tempo — spiega Rosini — io predicavo a 600-700 persone e in mezzo c’era Chiara che stava facendo il percorso delle dieci parole e adesso dico ai giovani che c’è ancora seduta Chiara perché uno di loro farà la stessa avventura straordinaria, di sublimità, di straordinarietà che ha fatto lei. Io ad un mese esatto dalla morte di Chiara l’ho invocata in un momento di inteso dolore fisico e ho fatto l’esperienza della più grande grazia spirituale mai vissuta nella mia vita proprio attraverso la sua intercessione. Non è un miracolo fisico ma la mia predicazione è stata benedetta quel giorno da quell’esperienza». Fra’ Vito sostiene che Chiara lo ha reso “un sacerdote cristiano”: «Con Chiara è cambiato tutto, qualunque persona davanti oggi per me è piena di grazia, amata da Dio prima di quanto la possa amare io e quindi c’è soltanto da aspettare e vedere cosa compie Dio nella sua vita. Dio ha dato tutto il necessario per essere felice».
di Benedetta Capelli