Nel campo delle innovazioni tecnologiche occorre dar vita a un quadro «normativo, economico e finanziario che limiti il potere monopolistico di pochi e consenta allo sviluppo di andare a beneficio di tutta l’umanità». Lo ha ribadito Papa Francesco parlando ai partecipanti alla Conferenza internazionale promossa dalla Fondazione Centesimus annus Pro Pontifice sull’intelligenza artificiale e il paradigma tecnocratico. Francesco li ha ricevuti in udienza nella mattina di oggi, sabato 22 giugno, nella Sala Clementina, rivolgendo loro il seguente discorso.
Gentili Signore e Signori,
Eminenza, Eccellenze,
cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Saluto e ringrazio la Presidente, Signora Anna Maria Tarantola, e saluto tutti voi che partecipate all’annuale Conferenza Internazionale della Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice. Quest’anno il tema è “L’Intelligenza Artificiale e il paradigma tecnocratico: come promuovere il benessere dell’umanità, la cura per la natura e un mondo di pace”.
È un tema che merita particolare attenzione, perché l’ia influenza in modo dirompente l’economia e la società e può avere impatti negativi sulla qualità della vita, sulle relazioni tra persone e tra Paesi, sulla stabilità internazionale e sulla casa comune.
Come sapete, ho trattato dello sviluppo tecnologico nell’Enciclica Laudato si’ e nell’Esortazione apostolica Laudate Deum, e dell’ia nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace di quest’anno e, pochi giorni fa, nell’intervento al g7.
Apprezzo che la Centesimus Annus abbia dato ampio spazio a questa materia, coinvolgendo studiosi ed esperti di diversi Paesi e discipline, analizzando le opportunità e i rischi connessi allo sviluppo e all’utilizzo dell’ia, con un approccio trasversale e soprattutto con uno sguardo antropocentrico, e avendo ben presente il pericolo di un rafforzamento del paradigma tecnocratico.
L’analisi multidisciplinare è fondamentale per cogliere tutti gli aspetti attuali e prospettici dell’ia, i vantaggi che può apportare in termini di produttività e crescita e i rischi che può comportare, per individuare le corrette modalità etiche di sviluppo, utilizzo e gestione.
Nel Messaggio per la scorsa Giornata della Pace ho voluto parlare di algoretica, per indicare l’assoluta necessità di uno sviluppo etico degli algoritmi, in cui siano i valori a orientare i percorsi delle nuove tecnologie.
Nel discorso al g7 ho evidenziato gli aspetti critici dell’Intelligenza Artificiale, sottolineando che essa è e deve rimanere uno strumento nelle mani dell’uomo. Come altri utensili-chiave nel corso dei millenni, anche questo attesta la capacità dell’essere umano di andare oltre sé stesso, la sua “ulteriorità”, e può apportare grandi trasformazioni, positive o negative. In questo secondo senso, l’ia potrebbe rafforzare il paradigma tecnocratico e la cultura dello scarto, la disparità tra le nazioni avanzate e quelle in via di sviluppo, la delega alle macchine di decisioni essenziali per la vita degli esseri umani. Ho dunque affermato l’assoluta necessità di uno sviluppo e di un utilizzo etico dell’ia, invitando la politica ad adottare azioni concrete per governare il processo tecnologico in corso nella direzione della fraternità universale e della pace.
In tale contesto, la vostra Conferenza contribuisce ad accrescere la capacità di cogliere gli aspetti positivi dell’ia e di conoscere, mitigare e governare i rischi, dialogando con il mondo della scienza per individuare insieme i limiti da porre all’innovazione se questa va a danno dell’umanità.
Stephen Hawking, noto cosmologo, fisico e matematico, ha detto: «Lo sviluppo dell’ia completa potrebbe significare la fine della razza umana... decollerebbe da sola e si riprogetterà a un ritmo sempre crescente. Gli umani, che sono limitati dalla lenta evoluzione biologica, non potrebbero competere e verrebbero superati» (Intervista alla bbc). È questo che vogliamo?
La domanda di fondo che vi siete posti è questa: a cosa serve l’ ia ? Serve a soddisfare i bisogni dell’umanità, a migliorare il benessere e lo sviluppo integrale delle persone, oppure serve ad arricchire e aumentare il già elevato potere dei pochi giganti tecnologici nonostante i pericoli per l’umanità? E questa è la domanda di base.
La risposta dipende da tanti fattori e diversi sono gli aspetti da esplorare. Vorrei richiamarne alcuni, come stimolo per vostri ulteriori approfondimenti.
* Va approfondito il delicato e strategico tema della responsabilità delle decisioni prese utilizzando l’ia; questo aspetto interpella vari rami della filosofia e del diritto, oltre a discipline più specifiche.
* Vanno individuati gli opportuni incentivi e una efficace regolamentazione, da un lato per stimolare l’innovazione etica utile al progresso dell’umanità, dall’altro per vietare o limitare gli effetti indesiderati.
* Tutto il mondo dell’educazione, della formazione e della comunicazione dovrebbe avviare un processo coordinato, per accrescere la conoscenza e la consapevolezza di come usare correttamente l’ia e per trasmettere alle nuove generazioni, sin dall’infanzia, la capacità critica nei confronti di tale strumenti.
* Vanno valutati gli effetti dell’ia sul mondo del lavoro. Invito i membri della Fondazione Centesimus Annus e quanti partecipano alle sue iniziative a farsi parte attiva, nei rispettivi ambiti, per sollecitare un processo di riqualificazione professionale e l’adozione di forme atte a facilitare il ricollocamento delle persone in esubero presso altre attività.
* Vanno esaminati attentamente gli effetti positivi e negativi dell’ia nel campo della sicurezza e della riservatezza.
* Vanno considerati e approfonditi gli effetti sulla capacità relazionale e cognitiva delle persone, e sui loro comportamenti. Non possiamo accettare che queste capacità vengano ridotte o condizionate da uno strumento tecnologico, cioè da chi ne detiene il possesso e l’uso.
* Infine — ma questo elenco non vuol essere esaustivo — occorre ricordare gli enormi consumi di energia richiesti per sviluppare l’ia, mentre l’umanità sta affrontando una delicata transizione energetica.
Cari amici, è sul fronte dell’innovazione tecnologica che si giocherà il futuro dell’economia, della civiltà, della stessa umanità. Non dobbiamo perdere l’occasione di pensare e agire in un modo nuovo, con la mente, con il cuore e con le mani, per indirizzare l’innovazione verso una configurazione centrata sul primato della dignità umana. Questo non va discusso. Un’innovazione che favorisca sviluppo, benessere e convivenza pacifica e che protegga i più svantaggiati. E ciò richiede un ambiente normativo, economico e finanziario che limiti il potere monopolistico di pochi e consenta allo sviluppo di andare a beneficio di tutta l’umanità.
Per questo auspico che la Centesimus Annus continui ad occuparsi di questa tematica. Mi congratulo per l’avvio della seconda ricerca comune tra la Fondazione e l’Alleanza Strategica di Università Cattoliche di Ricerca (sacru) sul tema “Intelligenza Artificiale e cura della casa comune: un focus su imprese, finanza e comunicazione”, coordinata dalla Signora Tarantola. Per favore, tenetemi al corrente di questo!
E concludo con una provocazione: siamo sicuri di voler continuare a chiamare “intelligenza” ciò che intelligenza non è? È una provocazione. Pensiamoci, e chiediamoci se l’usare impropriamente questa parola così importante, così umana, non è già un cedimento al potere tecnocratico.
Vi benedico e vi auguro ogni bene per le vostre attività. Continuate a lavorare con coraggio, rischiate! E vi chiedo per favore di pregare per me. Grazie!