«Rimanete sempre fedeli alle vostre convinzioni... e anche se siete tentati di vivere una fede tiepida perché gli altri vi tormentano, rimanete fedeli alla vostra identità e restate forti, come i martiri cristiani che sono stati perseguitati». Questo messaggio è stato al centro del dialogo in modalità livestream di Papa Francesco con gli studenti universitari della regione Asia-Pacifico che ieri pomeriggio, giovedì 20 giugno, hanno animato l’incontro «Building Bridges Across Asia Pacific», organizzato dalla Loyola University Chicago e dalla Pontificia Commissione per l’America Latina.
È stato proprio l’ateneo statunitense a lanciare la Building Bridges Initiative (BBI), una serie di appuntamenti tra studenti universitari e comunità accademiche ispirati dalla chiamata di Francesco alla sinodalità. Al primo incontro del febbraio 2022 «Building Bridges North-South» ne è seguito uu secondo, «Building Bridges Across Africa» nel novembre dello stesso anno. La sessione di ieri ha seguito un modello simile ma, a differenza dei precedenti, con la partecipazione del Pontefice.
Tra i presenti vi erano studenti impegnati in vari campi di atenei di: Manila, Filippine; Brisbane, Australia; Taipei, Taiwan; Seoul, Corea del Sud; Tokyo, Giappone; e Yogyakarta, Indonesia. Con loro anche coetanei di Singapore, Timor Leste e Papua Nuova Guinea, Paesi che il Santo Padre visiterà durante il suo viaggio in programma a settembre.
Francesco ha salutato tutti calorosamente in spagnolo, scusandosi per essere intervenuto un po’ in ritardo. I giovani partecipanti hanno posto delle domande, alle quali ha risposto con consigli e suggerimenti. Il Santo Padre ha parlato al primo gruppo di studenti del senso di «appartenenza» alla società e di come esso accresca la sicurezza personale e nella dignità umana. Tali fattori, ha osservato, «ci salvano dalla vulnerabilità, perché oggi i giovani sono molto vulnerabili. Dobbiamo sempre difendere questo senso di appartenenza per evitare la vulnerabilità. Guardate —ha aggiunto — dove siete più vulnerabili e chiedete a qualcuno di aiutarvi».
Il Papa ha parlato anche di salute mentale, discriminazione, stigmatizzazione e identità, invitando alla testimonianza e ad andare avanti. «Concentratevi sulla vostra identità» ha affermato, incoraggiando i presenti a collaborare sempre gli uni con gli altri e a rimanere uniti. Quindi ha denunciato tutti gli stigmi che sminuiscono la dignità delle persone. Ha lamentato che le donne siano talvolta considerate cittadini di seconda classe, cosa che non corrisponde alla verità. «La grandezza delle donne non deve essere dimenticata. Le donne sono migliori degli uomini in termini di intuizione e di capacità di costruire comunità» ha affermato, lodando le qualità e le specifiche competenze femminili.
Francesco ha poi invitato a mostrare vicinanza e amore gli uni agli altri e a non escludere mai nessuno. Riprendendo le parole di uno studente che ha fatto anche riferimento all’alto tasso di Hiv-Aids nelle Filippine, il Papa ha detto: «Dobbiamo assicurarci che l’assistenza sanitaria sia preparata per curare e aiutare tutte le persone, senza esclusioni». Poi ha rimarcato l’importanza di un’educazione efficace che, richiede di «educare» e «coordinare cuori, menti e mani». Così dovrebbero essere educati i giovani, ha osservato, sottolineando come tale dinamica non debba mai essere dimenticata.
In un altro passaggio il Pontefice ha riconosciuto quanto possa essere difficile per i giovani cristiani partecipare e «appartenere» alla società. Alla luce di questa realtà, li ha esortati ad aggrapparsi alla fede e a mantenere i cuori legati alla preghiera. Essa, ha detto, potrà aiutare in questo senso e permetterà un impegno più efficace verso gli altri.
Il Santo Padre ha poi affrontato il fatto che, in alcune occasioni, i giovani vengono derisi o messi in discussione per la loro fede. «Siate sempre fermi nelle vostre convinzioni» ha suggerito, mettendo in guardia dall’isolamento che può portare a cattive abitudini e problemi. Per questo, ha sottolineato la necessità di essere educati alla fede come cristiani autentici e veri. «I cristiani sono stati perseguitati fin dall’inizio», ha commentato, rimarcando come questo fenomeno non sia nuovo. «Sebbene possa essere una tentazione avere un cristianesimo diluito e tiepido» ha detto ancora, non si può cedere ad essa. Piuttosto occorre «essere solidi e vivere una sorta di martirio, in questo senso».
Infine Francesco ha chiesto una maggiore consapevolezza delle tragedie del passato, per trarre lezioni per il futuro e lavorare per la pace. «L’ideologia è una malattia» ha avvertito, esortando a costruire l’armonia e a promuovere il dialogo con le altre culture. «No alla guerra» ha ribadito, invitando alla pace. «In un mondo disperato e senza speranza, dobbiamo fare appello ai nostri valori» ha spiegato, chiedendo agli studenti presenti di lavorare su tale aspetto, prima di ringraziarli per il loro impegno. Francesco ha concluso dicendo agli studenti che lo hanno aiutato a comprenderli, soprattutto mentre si prepara al suo prossimo viaggio nella loro regione. Quindi ha impartito la benedizione.
All’iniziativa hanno collaborato la Segreteria generale del Sinodo, i dicasteri per la Comunicazione, per i Laici, la Famiglia e la Vita (Dlfv), per la Cultura e l’Educazione (Dce) e la Sezione per la prima evangelizzazione e le nuove Chiese particolari del dicastero per l’Evangelizzazione.
Prima che Papa Francesco si unisse al dialogo, sono intervenuti, tra gli altri, il segretario della Pontificia Commissione per l’America Latina, Emilce Cuda, e tramite videomessaggi il cardinale Kevin Joseph Farrell, prefetto del Dlfv, seguito dal vescovo agostiniano Luis Marín de San Martín, sottosegretario del Sinodo dei vescovi.
Il cardinale Farrell ha invitato gli studenti a seguire l’esempio di Gesù nel costruire ponti e ha ricordato loro che, mentre vivono la realtà privilegiata dell’essere studente universitario, esiste un mondo segnato dall’odio, dalla guerra e dalla sofferenza. Per questo, ha invitato i presenti a praticare la gentilezza, la cura e la comprensione a livello personale, prima di tutto, perché altrimenti, ha sottolineato, non ci si può aspettare che quanti si trovano a livelli più alti facciano lo stesso.
Il vescovo Marín ha offerto parole incoraggianti, invitando nel segno della speranza e del rinnovamento, a «creare legami, abbattere muri e costruire ponti».
Mentre i partecipanti attendevano il collegamento del Papa, Emilce Cuda ha letto una lettera del prefetto del Dce, il cardinale José Tolentino de Mendonça, in cui si riconosce che costruire ponti può essere impegnativo e può incontrare lotte e resistenze, ma che ne vale sempre la pena, perché si vive l’amore che Gesù ha insegnato.
di Deborah Castellano Lubov