· Città del Vaticano ·

Conferenza della Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice dedicata all’Intelligenza artificiale

L’impegno della Chiesa per il progresso e la riduzione delle disuguaglianze

 L’impegno della Chiesa per il progresso  e la riduzione delle disuguaglianze   QUO-140
21 giugno 2024

Istituire un’autorità mondiale preposta alla valutazione etica delle modalità di sviluppo e utilizzo dell’Intelligenza artificiale (IA). È l’idea lanciata stamane, venerdì 21 giugno, dalla presidente Anna Maria Tarantola, intervenuta alla conferenza internazionale promossa dalla Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice (Fcapp), apertasi ieri pomeriggio all’Istituto Patristico Augustinianum di Roma. I lavori — che si concludono domani con l’udienza con Papa Francesco e un discorso del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin — hanno per tema «Intelligenza Artificiale Generativa e Paradigma Tecnocratico: come promuovere il benessere dell’umanità, la cura della natura e un mondo di pace».

Ai media vaticani, la presidente Tarantola ha spiegato come poter sviluppare concretamente la sua idea: «Al termine dei lavori, con l’aiuto di tutti i relatori pensiamo di stendere una sorta di statement, che contenga anche questa proposta e che vorremmo poi portare al Santo Padre». Sarà lui, poi, a «lanciare questa idea nelle sedi opportune». Anche perché, ha sottolineato, «una risposta di carattere generale la troviamo già nelle raccomandazioni del Pontefice sia nel messaggio per la 57ª Giornata mondiale della pace sia nel suo intervento al g7 », lo scorso 14 giugno. In entrambe le occasioni, infatti, egli ha espresso preoccupazione per «uno strumento affascinante e tremendo».

In sostanza, ha aggiunto la presidente, già considerare l’IA come «uno strumento e non come un fine», significa che essa «deve essere pensata, sviluppata e utilizzata avendo presente il bene dell’essere umano, non il rafforzamento del paradigma tecnocratico e quindi il potere e la ricchezza di pochi».

«Il più grande vulnus» di tali strumenti, infatti — ricordava sempre Tarantola nel suo intervento alla conferenza — è quello di «far venir meno la percezione del valore e della dignità della persona umana». Da qui, l’esortazione lanciata da Francesco e ribadita dalla presidente della Fondazione, a ricorrere alla «algoretica», ossia all’uso dell’etica nella configurazione dell’IA.

La presidente Tarantola ha infine indicato le principali sfide poste dall’organismo ai numerosi studiosi ed esperti in materia, presenti ai lavori: inglobare IA e dottrina sociale della Chiesa; coniugare lo sviluppo tecnologico con quello umano integrale, la pace e «il senso profondo del progresso»; e valutare l’impatto dell’IA sul mondo del lavoro, in quanto è ormai necessaria «una revisione capillare e sistemica delle conoscenze e delle competenze di tutti i lavoratori».

Alla sessione di questa mattina è intervenuto il presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (Apsa), l’arcivescovo salesiano Giordano Piccinotti, che ha ripercorso la storia della Fcapp e il suo lavoro in sintonia con il Papa e con la Chiesa, per il vivo desiderio di sentirsi parte della sua missione, «non un gruppo chiuso di persone ma aperto alla società e al mondo». La Centesimus Annus Pro Pontifice è espressione di una vocazione laicale e fin dalla nascita ha rappresentato una nuova via per procurare, come disse Giovanni Paolo ii nel discorso rivolto ai membri della Fondazione il 5 giugno 1993, «sostegno morale e forze materiali per gli interventi della Chiesa nelle più urgenti necessità» ha ricordato il presidente dell’Apsa che ha esortato a esercitare la carità politica tanto sollecitata da Papa Francesco nella Fratelli tutti, aggiungendo che la Fondazione deve essere orientata alla ricerca del bene comune con quell’attitudine che il Pontefice chiama «amicizia sociale». Richiamando l’invito del Papa alla fratellanza radicale, Piccinotti ha poi rimarcato che l’impegno dei cristiani è quello di accogliere tutti.

A margine del suo intervento, ai media vaticani l’arcivescovo ha detto che, guardando al mondo di oggi, la Centesimus Annus Pro Pontifice «deve aiutare la Chiesa a studiare quelle questioni di Dottrina sociale che aiutano la Chiesa stessa e aiutano l’uomo a progredire in meglio, per noi, verso Dio» e ha rimarcato come occorra puntare lo sguardo al «tema della povertà che Papa Francesco richiama continuamente, cioè cercare di aiutare la Chiesa a trovare nuove forme per rendere il mondo migliore, attraverso soprattutto l’aiuto ai poveri, attraverso le classi sociali meno abbienti, attraverso quelle situazioni che l’uomo non è ancora riuscito — attraverso la politica e altri mezzi — a risolvere».

Quanto alle sfide più urgenti che la Fondazione deve affrontare, il presidente dell’Apsa ha parlato della necessità di una maggiore apertura verso l’esterno, per «prendere ciò che c’è di buono nella società», «farlo proprio» e trasformarlo «secondo le linee della Dottrina sociale della Chiesa». Il vero contributo che la Fondazione può dare oggi «è certamente la formazione dei laici» ha aggiunto, «perché i laici sono nella società». E se «la Chiesa è sempre vista un po’ con diffidenza o comunque sacerdoti, vescovi, cardinali sono visti un po’ come “l’apparato”», i laici «sono nel mondo, quindi hanno la possibilità di dire ciò che veramente la società può fare per migliorare sé stessa» e anche per migliorare «quelle classi sociali che vivono ancora in condizioni di disagio».

Nelle diverse sessioni di lavoro della conferenza, la Centesimus si propone di esaminare i benefici e i problemi legati alla rapida e vasta evoluzione dell’Intelligenza artificiale, con un focus particolare su quella generativa (IAGen). L’obiettivo è promuovere un uso etico e sostenibile della stessa per il benessere delle persone e dell’ambiente, superando il paradigma tecnocratico, analizzando sia le implicazioni etiche e sociali dell’IA sia le soluzioni pratiche da adottare per costruire un futuro in cui la tecnologia sia posta a servizio dell’umanità e del pianeta.

di Tiziana Campisi e Isabella Piro