«Un mondo dove il rifugiato è il benvenuto è un mondo più bello per tutti. Cominciamo da noi». Questa la riflessione e insieme l’esortazione all’accoglienza del cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), sull’odierna Giornata mondiale dei rifugiati, intervenendo ieri all’evento La forza dell’esclusione organizzato dall’agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr) alla Luiss di Roma.
Il nuovo rapporto “Global Trends” dell’Unhcr evidenzia come siano 120 milioni le persone in fuga nel mondo quest’anno. Una cifra record, si sottolinea, causata soprattutto dall’assenza di pace e di sicurezza in varie zone del mondo, dall’Afghanistan alla Repubblica Democratica del Congo, fino all’America Latina e ai Caraibi. Moltissimi «sono rifugiati anche a casa loro, pensiamo a quello che suceede nella Striscia di Gaza», ha osservato il presidente della Cei.
Con uno sguardo globale, appare evidente dunque come l’accoglienza passi per riconoscere la «ricchezza» di ogni rifugiato, al di là di paure o chiusure, e per la solidarietà, «che è tutt’altro che parlare di invasione». Ogni volta che si mette «in discussione» un diritto — ha proseguito — è un «pericolo per tutti». Quindi, richiamando le parole di Papa Francesco, si è riferito al mar Mediterraneo come a un cimitero, un «mare — ha dichiarato — che più che nostro è davvero diventato un mare mostro». L’auspicio del porporato è stato inoltre che il nuovo Parlamento europeo «garantisca» il diritto all’asilo».
L’Unhcr evidenzia in queste ore come il 75% dei rifugiati venga accolto nei Paesi a basso e medio reddito, «nonostante una narrativa — nota l’agenzia dell’Onu — dai toni spesso emergenziali» sui flussi verso l’Italia e l’Europa. In risalto anche un’indagine condotta assieme a Ipsos in 52 Paesi, tra cui l’Italia, sulla percezione delle persone nei confronti dei rifugiati. A livello globale si è certificato che il 73% degli intervistati concordi sul fatto che le persone in fuga dalla guerra debbano essere accolte tanto da altri Paesi quanto dal proprio. A tal proposito, il segretario generale dell’Onu, António Guterres, ha messo in risalto «una responsabilità collettiva del mondo nell’assistere e accogliere i rifugiati, nel difendere i loro diritti, compreso il diritto di chiedere asilo». In tale direzione va l’iniziativa dei corridoi lavorativi per i rifugiati, che l’Unhcr sta avviando con un gruppo di aziende italiane.