Fra Rudolf Otto
Per capire meglio la portata delle parole del Santo Padre a Borgo Egnazia, occorre ricordare che Papa Francesco è diventato il primo Pontefice a partecipare a un g7, rispondendo all’invito dalla nazione ospite di detto Forum intergovernativo a rivolgersi alla sessione di outreach, ossia, quella aperta anche ai Paesi non membri, che ha visto la partecipazione d’illustri leader mondiali provenienti da ogni parte del pianeta. Scegliendo l’intelligenza artificiale come tema del suo intervento e tenendo conto del fatto che il Messaggio per la lvii Giornata Mondiale della Pace del 1° gennaio 2024 è stato dedicato agli effetti dell’intelligenza artificiale sul futuro dell’umanità, non si può dubitare che il discorso di venerdì scorso, pubblicato da questo quotidiano nella sua versione integrale (cfr. L’Osservatore Romano n. 134 del 14.06.2024), sia segno dell’interesse particolare che il Santo Padre attribuisce a questa delicata materia. Vale quindi la pena tratteggiarne le linee portanti.
Il Santo Padre si è detto convinto che il mondo fosse davanti a una «rivoluzione cognitivo-industriale, che contribuirà alla creazione di un nuovo sistema sociale caratterizzato da complesse trasformazioni epocali». Questa rivoluzione si deve all’irruzione dell’intelligenza artificiale, uno strumento che porta con sé un enorme potenziale benefico per l’umanità, ma al contempo, rischi inimmaginabili per la stessa. Per spiegare come l’intelligenza artificiale sia, al contempo, «affascinante» per il bene che produrrà e «tremenda» per il male che potrebbe causare, il Papa ha esaminato la natura stessa di questo sofisticatissimo dispositivo. L’homo sapiens, sin dai suoi albori, ha manifestato la capacità innata di creare utensili e questi, a loro volta, hanno influenzato l’evoluzione della sua specie. L’uso di questi strumenti, da quelli più semplici a quelli complessi, è sostanzialmente rimasto, fino all’avvento dell’intelligenza artificiale, in mano degli uomini, che potevano determinare loro stessi le finalità del loro utilizzo. Questo controllo umano, però, non si applica del tutto all’intelligenza artificiale, che in questo senso, è da ritenersi un utensile sui generis.
Per dimostrare questa tesi, Papa Francesco esaminando i meccanismi stessi dell’intelligenza artificiale — illustrati con esempi tratti dalle applicazioni dell’intelligenza artificiale nel mondo della medicina, del lavoro, della cultura, dell’educazione e nei campi economici e militari — ha comprovato che gli automatismi basilari dell’intelligenza artificiale — quali gli algoritmi, la strutturazione dei dati e il machine learning — racchiudono delle scelte computazionali autonome, spesso occulte agli utilizzatori e, a volte, persino indecifrabili dagli stessi programmatori. Il rischio innato e specifico dell’intelligenza artificiale quindi, non risiede solamente nel suo buon uso da parte degli uomini (com’è il caso per gli altri utensili), ma nella sua tendenza a rimpiazzare l’umano a livello decisionale (in quanto, le scelte operate da un calcolo possono influenzare e persino, determinare l’agire umano), ledendo così la dignità umana di decidere in piena libertà. È pertanto urgente prevenire un vulnus alla dignità dell’uomo, giacché solo quest’ultima è garante di una delle facoltà che lo contraddistingue rispetto alla macchina; quest’ultima infatti, effettua scelte sulla base di correlazioni matematiche fra valori algebrici, mentre l’uomo sa prendere decisioni sulla base di valori etici.
E poiché, l’uomo è quell’animale che si caratterizza per la sua smania travolgente di relazionalità con i suoi simili, questa ricerca valoriale deve trovare la sua espressione a livello politico, e così facendo, elevare la politica stessa alla sua espressione più sublime, quella di essere la manifestazione di una volontà collettiva di fomentare il bene comune, nel consolidamento di una fratellanza universale, che non escluda alcuno e protegga, in forma speciale, i più deboli.
Rispetto a tanti altri lodevoli sforzi nel promuovere un disciplinamento dell’intelligenza artificiale a servizio dell’umanità, il magistero di Papa Francesco si differenzia quindi, in termini qualitativi. Si consideri infatti, che l’espressione “tremendum et fascinosum” possiede un’accezione prettamente teologica. Essa fu sviluppata dall’influente luterano Rudolf Otto (1869-1937) e ripresa in stupendi dibattiti fra Karl Barth (1866-1986) e Karl Rahner (1904-1984), che permisero, anche a livello filosofico, l’esame del concetto di “alterità assoluta” (ganz Andere o totaliter aliter). Usando tale espressione quindi, il Santo Padre ha voluto ristabilire che la sola alterità di cui l’uomo possa fidarsi non è quella della macchina, ma quella del suo Creatore. Simili modo, nel suo appello conclusivo in favore di una «sana politica», Papa Francesco ha inteso ristabilire la relazione indissolubile fra etica e politica, reagendo alla tentazione, introdotta dall’influentissimo Niccolò Machiavelli (1469-1527), d’ingabbiarla in un campo di azione circoscritto dagli scopi dell’ottenimento e della conservazione del potere nelle mani di un uomo o di un insieme di uomini, a scapito delle necessità degli altri.
Com’è successo tante volte nei momenti storici in cui l’umanità si è confrontata con una sfida epocale — proprio come quella che l’intelligenza artificiale incarna oggi — un Pontefice ha fatto sentire la sua voce, non negando né le straordinarie possibilità né i pericoli di fallimenti catastrofici, ma elevando il livello del dibatto, affinché l’uomo, cosciente sia delle sue immense potenzialità sia delle sue profonde fragilità, si ricordasse che il suo irrefrenabile e tormentato desiderio di ricerca di valori assoluti da condividere con i suoi simili, scaturisce da un Alterità, da Cui egli ha tratto la sua inalienabile dignità.
*Sotto-segretario aggiunto del Dicastero
per la cultura e l’educazione
di Carlo Maria Polvani*