· Città del Vaticano ·

Alla tavola rotonda la Sottosegretario Gambino

Non tutto è merce

 Non tutto  è merce  QUO-138
19 giugno 2024

La maternità surrogata rappresenta «una grave violazione della dignità e dei diritti della donna e del bambino», e la comunità internazionale «deve sentirsi chiamata a riflettere sull’urgenza di porre un assoluto divieto» a tale pratica, come auspicato nel discorso del gennaio di quest’anno al Corpo diplomatico da Papa Francesco. Si allarga infatti a livello globale «il consenso ad un deciso giudizio negativo» su tale pratica «anche a partire da posizioni politiche, etiche e religiose diverse». Sono le conclusioni proposte da Gabriella Gambino, Sottosegretario del Dicastero Laici, Famiglia e Vita, che ha moderato ieri al Palazzo delle Nazioni Unite di Ginevra l’incontro A quale prezzo? Verso l’abolizione della maternità surrogata: prevenire lo sfruttamento e la mercificazione di donne e bambini, organizzato dalla Missione permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite di Ginevra e la Fondazione Caritas in Veritate.

Scopo dell’incontro, ha spiegato nella sua introduzione la moderatrice, è stato «riflettere sull’urgenza di una risposta internazionale al fenomeno della maternità surrogata». Consapevoli del fatto che il “turismo procreativo” generato dalla difformità della regolamentazione degli Stati in materia di maternità surrogata «è tuttora la causa dello sfruttamento transnazionale di donne e bambini mediante tale pratica», per Gambino è necessario «promuovere un impegno comune per garantire la salvaguardia universale della dignità e dei diritti umani fondamentali dei soggetti coinvolti».

Il sottosegretario vaticano ha citato la recente Dichiarazione Dignitas infinita del Dicastero per la Dottrina della Fede della Santa Sede (aprile 2024), quando sottolinea che ogni bambino ha il diritto di «avere un’origine pienamente umana e (…) di ricevere il dono di una vita che manifesti la dignità di chi dona e di chi riceve». Per ribadire che «non tutti i modi di generare sono leciti e che non esiste in termini strettamente giuridici un “diritto al figlio” in grado di giustificare qualsiasi pratica procreativa», ha quindi ricordato i problemi legati alla maternità surrogata, dalla “spersonalizzazione e proceduralizzazione del nascere», alla «commercializzazione e sfruttamento della donna» da un lato, e alla «reificazione del bambino dall’altro». Si tratta anche di una «forma di contrattualizzazione di relazioni umane fondamentali, destinate ad incidere per sempre sull’identità e la vita dei soggetti coinvolti».

Dopo l’introduzione di Gambino, ha preso la parola Eugenia Roccella, ministro italiano per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità, per approfondire il tema della maternità surrogata dal punto di vista della legislazione italiana. Quindi è intervenuta Olivia Maurel, portavoce della Dichiarazione di Casablanca e guida della campagna per l’abolizione universale della maternità surrogata, concepita nel Kentucky, negli Stati Uniti, da una madre surrogata, che ha analizzato il tema dal punto di vista dei diritti dell’infanzia.

Terza relatrice è stata la giornalista e autrice Eva Maria Bachinger, che nel 2015 ha co-fondato l’iniziativa Stop Surrogacy a Vienna ed è autrice di tre libri su questo tema, valutando la questione della maternità surrogata dal punto di vista dei diritti delle donne. E infine Bettina Roska, responsabile legale di Adf International a Ginevra, ha analizzato il tema nelle sue dimensioni legali, tracciando un quadro del panorama giuridico internazionale e mettendo in luce lacune e sfide.