· Città del Vaticano ·

Europa, Asia, Africa: come cambia il modo di guardare il domani

«Il futuro è in mano ai deboli che si sono fatti coraggio»

 «Il futuro è in mano ai deboli che si sono fatti coraggio»  QUO-136
17 giugno 2024
«Io al futuro non ci penso, non ha senso preoccuparsi per qualcosa di così incerto»: a parlare è Andrea, 19 anni, uno dei tanti giovani della generazione Z, i nati tra il 1995 e il 2010 che, come la maggior parte dei suoi coetanei occidentali, condivide un senso di completo disincanto nei confronti del futuro. «Credo che gli artisti della nostra generazione narrino alla grande il nostro modo di vedere gli anni che ci aspettano all’orizzonte, ad esempio io mi sono tatuato questo», dice sollevando la manica della felpa su cui sono disegnate con l’inchiostro le parole «il futuro è in mano ai deboli che si sono fatti coraggio». «È una frase di Tedua, un rapper genovese di cui sono fan — prosegue — credo sia vero quello che dice, siamo una generazione debole chiamata a ...

Questo contenuto è riservato agli abbonati

paywall-offer
Cara Lettrice, caro Lettore,
la lettura de L'Osservatore Romano in tutte le sue edizioni è riservata agli Abbonati