· Città del Vaticano ·

Spunti di riflessione

Tempeste e querce

 Tempeste  e querce  QUO-133
13 giugno 2024

Un proverbio ricorda che «il buon marinaio si conosce nel cattivo tempo». Forse gli Apostoli non dovevano essere dei buoni marinai, se si spaventano alla prima tempesta.

Le difficoltà, le avversità della vita possono impaurire i cuori deboli, ma ingrandiscono le anime forti. Ancora una volta, avevano Gesù con loro, ma hanno paura. E lo svegliano. Lui dice loro: «Non avete ancora fede?».

Quante volte abbiamo sperimentato l’intervento di Dio nella nostra vita? E, nonostante tutto, ci può ripetere: «Non avete ancora fede?». Tante difficoltà possono essere occasioni che ci vengono offerte. Ma ci lasciamo prendere dalla paura. Dovremmo ricordare quello che diceva Nietzsche: «Quello che non mi uccide, mi fa più forte».

A volte ci sembra che Dio dorma e taccia, proprio quando si scatenano le forze del male e della morte. Ma lui è sempre presente, e guida le nostre vite in un disegno d’amore. Anche se noi non riusciamo a comprendere.

Per certi versi è più utile per la nostra vita la difficoltà, che ci aiuta a crescere, a rafforzare la nostra personalità. Ci aiuta a tirare fuori da noi la forza interiore; fa brillare la virtù e la coerenza.

È per questo che un autore francese diceva: «L’avversità restituisce agli uomini tutte le virtù che la prosperità toglie loro» (Eugène Delacroix).

Per questo, il tempo delle avversità, delle difficoltà, delle tempeste, è la stagione in cui sviluppiamo il nostro valore, le nostre virtù. Ricordiamo: se non ci fossero le tempeste, le querce non sarebbero così forti!

di Leonardo Sapienza
 

Il Vangelo in tasca

Domenica 23 giugno, XII del Tempo ordinario
Prima lettura: Gb 38, 1. 8-11;
Salmo: 106;
Seconda lettura: 2 Cor 5, 14-17;
Vangelo: Mc 4, 35-41.