· Città del Vaticano ·

In Nigeria le suore della Carità assistono le vittime del traffico di esseri umani

Accompagnare
verso la libertà

 Accompagnare verso la libertà  QUO-131
11 giugno 2024

Combattere il traffico di esseri umani è la priorità delle Suore della Carità in Nigeria: spesso sono loro a offrire riparo sicuro alle vittime. Suor Justina Suekime Nelson ci racconta la sua storia di accompagnamento delle vittime del traffico sulla strada verso la libertà.

In Nigeria le Suore della Carità pongono un forte accento sulla lotta al traffico di esseri umani: ogni regione e ogni provincia è sollecitata dalla congregazione a prendere una posizione attiva nei riguardi di questo fenomeno. Suor Justina Suekime Nelson è coordinatrice anti-tratta nella regione nigeriana e nel team intra-congregazionale contro l’odioso fenomeno. Justina è entrata nella congregazione delle Suore della Carità che sono in Nigeria nel 1985 e, dopo aver fatto la sua prima professione nel 1988, è stata assegnata a diversi lavori pastorali: ha operato nelle parrocchie, insegnato catechismo e fatto visite familiari, perché sono parte del carisma della sua congregazione.

Quella foto che gridava una richiesta d’aiuto


Fin dal 2008 suor Justina ha lavorato instancabilmente per riabilitare ragazze vittime del traffico di persone e nella difesa di coloro che hanno subito abusi. Come membro di un team internazionale si è trovata sempre più a contatto con il male della pratica del traffico di persone nei diversi paesi. «Un giorno, mentre ero in Australia per seguire un programma anti-traffico, vidi la foto di una ragazza nigeriana che era caduta vittima dello sfruttamento di esseri umani in quel paese», ricorda la religiosa: «La prima cosa che ho pensato è stata la lunga distanza che aveva percorso per arrivare fino in Australia e il costo che aveva dovuto sostenere per affrontare un tale viaggio. Ho sentito la sfida di dover fare qualcosa per lei e per tante altre ragazze che avevano subito la stessa sorte».

In tribunale per difendere le vittime di abusi


In alcuni casi suor Justina è dovuta andare in tribunale per parlare in difesa delle vittime di abuso. Ci racconta di due casi particolari. Il primo è la storia di una ragazza quindicenne, Ethla (nome di fantasia), che viene assunta come aiuto domestico in una famiglia. Ethla è orfana ed è stata portata in città da un parente; viene picchiata spesso dalla sua datrice di lavoro, apostrofata in termini offensivi e mal nutrita. Quando non ce la fa più, scappa e si rifugia dalle suore della Carità. Justina l’accompagna alla polizia dove racconta la sua storia. Dopo aver verificato il racconto, la sua datrice viene arrestata e portata a processo. «L’avvocato mi chiamò e mi chiese: “Suor Justina, è disposta a testimoniare in difesa della ragazza, se chiamata a farlo?”. Ci ho pensato un attimo e gli ho chiesto di darmi un po’ di tempo prima di rispondergli», racconta suor Justina. Infatti è davvero inusuale in Nigeria vedere una religiosa in un’aula di tribunale. «Ho parlato con la mia superiora e dopo aver pregato e riflettuto sull’importanza di un tale gesto per la vita di questa vittima di abusi, ho deciso di farlo. La mia superiora mi ha sempre molto sostenuto in questa mia scelta». La religiosa racconta poi il processo in tribunale: alla fine la ragazza è stata sottratta alla casa di quella donna e sistemata, per un determinato periodo, in un alloggio protetto del Governo prima di essere riunita ai suoi parenti nel suo villaggio. Il secondo episodio invece è più sgradevole ancora, perché riguarda la storia di un padre che ha abusato sessualmente delle figlie. Quando finalmente trovarono il coraggio di raccontarlo all’insegnante, egli contattò immediatamente suor Justina. «Il mio cuore sanguinava per quelle ragazzine: dovevamo fare qualcosa per loro, subito!», ricorda. Il padre venne arrestato ma negò le accuse. Justina racconta che la sua vita è stata in pericolo più di una volta: «Quell’uomo aveva dalla sua parte persone potenti che volevano che lasciassimo cadere il caso. Sono stata minacciata più volte e a un certo punto ho avuto paura, ma non ho rinunciato. Ho pregato tanto in quel periodo», confida. Dopo un processo durato molti mesi, quell’uomo alla fine è stato condannato all’ergastolo.

Andare avanti con passione e coraggio


Le Suore della Carità continuano a portare avanti programmi per l’istruzione della gente in diverse parti della Nigeria. Suor Justina è contenta del suo lavoro alla ricerca di giustizia e libertà per vittime e sopravvissuti di abusi. «La passione che ho per la giustizia e l’odio per l’oppressione hanno acceso in me quel fuoco che mi spinge a impegnarmi al massimo nonostante i rischi che possa correre, per far comprendere alla gente il male insito nel traffico delle persone. Credo che sia utile formare, istruire le persone e illuminarle in modo da fornire loro gli strumenti per evitare di caderne vittime», conclude Justina.

di Oluwakemi Akinleye


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