La musica educa all’ascolto
«Siete venuti per approfondire insieme il significato della musica a servizio della liturgia... Per questo vorrei richiamare alla vostra attenzione tre aspetti essenziali del vostro servizio: armonia, comunione e gioia». Lo ha detto il Papa ai partecipanti al iv Incontro internazionale delle corali in Vaticano, ricevuti in udienza stamani, 8 giugno, nell’Aula Paolo vi . Ecco il discorso pronunciato dal Pontefice.
Buongiorno!
Avete visto che la spontaneità dei bambini parla più dei migliori discorsi? Loro sono così, si esprimono come sono. Dobbiamo prenderci cura dei bambini perché sono il futuro, sono la speranza, ma sono anche la testimonianza di spontaneità, di innocenza e di promessa. E sempre per questo Gesù diceva che voleva i bambini vicini. Quando gli apostoli dicevano: “Andate via!”, Lui diceva: “No, no, che vengano i bambini!”. I bambini sono i privilegiati. Per questo Gesù ha detto: “Il Regno di Dio è di coloro che sono come dei bambini”. Dobbiamo imparare da questa spontaneità che ci hanno fatto vedere questi. E non venivano per le caramelle — poi si sono accorti che c’erano le caramelle — ma venivano perché gli piaceva venire. Sono così. Non dimentichiamo la lezione che ci hanno dato oggi. Grazie!
A tutti do il mio benvenuto e in modo particolare ringrazio il Maestro Mons. Marco Frisina e ringrazio Nova Opera per aver promosso questa iniziativa, che si svolge a quarant’anni dalla fondazione del Coro della Diocesi di Roma. È un anniversario che incoraggia tutti voi ad andare avanti nel prezioso servizio che svolgete, a Roma e in tante altre parti del mondo.
Il vostro incontro, giunto alla quarta edizione, riunisce corali parrocchiali e diocesane, scholæ cantorum, cappelle musicali, direttori e musicisti. Siete venuti in Vaticano per approfondire insieme il significato della musica a servizio della liturgia; ed è bello vedervi qui, anche perché, provenendo da luoghi diversi ma uniti dalla fede e dalla passione musicale, voi siete un segno forte di unità. Per questo vorrei richiamare alla vostra attenzione tre aspetti essenziali del vostro servizio, cioè l’armonia, la comunione e la gioia.
Primo: l’armonia. La musica genera armonia raggiungendo tutti, consolando chi soffre, ridonando entusiasmo a chi è scoraggiato e facendo fiorire in ciascuno valori meravigliosi come la bellezza e la poesia, riflesso della luce armoniosa di Dio. L’arte musicale ha infatti un linguaggio universale e immediato, che non necessita di traduzioni, né di tante spiegazioni concettuali. Possono apprezzarla i semplici e i dotti, cogliendone chi un aspetto chi un altro, con più o meno profondità, ma attingendo tutti dalla stessa ricchezza. Inoltre la musica educa all’ascolto, all’attenzione e allo studio, elevando le emozioni, i sentimenti e i pensieri (cfr. Ef 4, 4-8), portando le persone oltre il vortice della fretta, del rumore e di una visione solo materiale della vita, e aiutandole a contemplare meglio sé stesse e la realtà che le circonda. Dona così, a chi la coltiva, uno sguardo saggio e pacato, con cui più facilmente si superano divisioni e antagonismi, per essere — proprio come gli strumenti di un’orchestra o le voci di un coro — in accordo, per vigilare sulle stonature e correggere le dissonanze, che sono pure utili per la dinamica delle composizioni, purché integrate in un sapiente tessuto armonico.
Secondo: la comunione. Il canto corale si fa insieme, non da soli. E anche questo ci parla della Chiesa e del mondo in cui viviamo. Il nostro camminare uniti, infatti, si può rappresentare come l’esecuzione di un grande “concerto”, nel quale ciascuno partecipa con le proprie capacità e offre il proprio contributo, suonando o cantando la sua “parte”, e ritrovando così la propria unicità arricchita dalla sinfonia della comunione. In un coro e in un’orchestra, gli uni hanno bisogno degli altri, e la riuscita dell’esecuzione di tutti è condizionata dall’impegno di ciascuno, dal fatto che ognuno contribuisca al meglio nel suo ruolo, rispettando e ascoltando chi gli sta accanto, senza protagonismi, in sintonia. Proprio come nella Chiesa e nella vita, dove ciascuno è chiamato a fare bene la sua parte a vantaggio dell’intera comunità, perché da tutto il mondo si alzi un canto di lode a Dio (cfr. Sal 47, 2).
Infine, terzo: la gioia. Voi siete depositari di un tesoro secolare di arte, di bellezza e di spiritualità. Non lasciate che la mentalità del mondo lo inquini con l’interesse, l’ambizione, la gelosia, le divisioni, cose tutte che, come voi sapete, possono introdursi nella vita di un coro, come di una comunità, rendendoli spazi non gioiosi, ma tristi e pesanti, fino a disgregarli. Vi farà bene, invece, a tal fine, tenere alto il tenore spirituale della vostra vocazione: con la preghiera e la meditazione della Parola di Dio, partecipando, oltre che con la voce, anche con la mente e con il cuore alle liturgie che animate, e vivendone con entusiasmo i contenuti giorno per giorno, perché la vostra musica sia sempre più elevazione felice del cuore a Dio, che con il suo amore attrae, illumina e trasforma tutto (cfr. 1 Cor 13, 1-13). Così realizzerete l’esortazione di Sant’Agostino: «Lodiamo il Signore con la vita e con la lingua, col cuore e con le labbra, con la voce e con la condotta» (Disc. 256).
Care sorelle e cari fratelli, vi ringrazio di essere venuti e soprattutto per il vostro servizio alla preghiera della Chiesa e all’evangelizzazione. Vi accompagno con la mia benedizione. E vi chiedo per favore, mentre cantate, di pregare per me. Grazie!
Come un’unica famiglia
«L’emozione profonda che si respira oggi è data dal fatto che questo incontro è, per le corali di tutto il mondo, l’unica occasione di vedersi tutte insieme e comprendere appieno il senso profondo del loro cammino». Lo ha sottolineato monsignor Marco Frisina, compositore e fondatore del Coro della diocesi di Roma — che in questi giorni festeggia il 40° anniversario — descrivendo il clima dell’udienza di stamane nell’Aula Paolo vi. «Dalla Cina al Brasile, dal Perú all’Indonesia — ha assicurato il sacerdote musicista — sono venuti tutti con la gioia nel cuore di sentirsi un’unica, grande famiglia».
Una famiglia i cui membri provengono anche da situazioni difficili e di grande sofferenza, come i gruppi arrivati dalla Repubblica Democratica del Congo e dalla Nigeria, che hanno fatto sentire tutto il calore e l’intensità della loro presenza. Tanti gli striscioni innalzati prima dell’ingresso del Pontefice, a indicare il luogo di provenienza, talvolta quasi in sincrono a formare come un mosaico multicolore: quello del coro di Cernusco sul Naviglio, insieme allo striscione esposto dalla corale di Santa Maria Maggiore a Mineo, in provincia di Catania, rendeva visibile l’ideale comunione tra nord e sud d’Italia.
Papa Francesco è entrato nell’Aula qualche minuto prima delle dieci, accolto dagli applausi e dalle note del coro della diocesi di Roma. Quindi è stato salutato dall’arcivescovo emerito di Cagliari, Giuseppe Mani, che nel 1984 era rettore del Pontificio seminario romano maggiore, dove monsignor Frisina prendeva parte ai gruppi di preghiera e dove ebbe l’idea di creare un coro che animasse le liturgie più importanti della diocesi del Papa. Successivamente, con un simpatico fuori-programmna, si sono diretti dal Pontefice alcuni bambini — tra loro anche una mamma con un neonato che è stato benedetto da Francesco — portando doni e ricevendo in cambio le immancabili caramelle. Concluso il discorso il Papa ha benedetto i partecipanti e ha salutato i presenti in prima fila, soffermandosi a parlare con alcuni di essi. Domani l’incontro si conclude con la messa nella basilica Vaticana celebrata dal cardinale arciprete Gambetti, al termine della quale, tutti i coristi raggiungeranno piazza San Pietro per l’Angelus di Francesco.
di Rosario Capomasi