· Città del Vaticano ·

Giacomo, mio zio

 Giacomo, mio zio  QUO-129
08 giugno 2024
«Poi arrivò aprile. L’aprile del 1924. Con il suo tesoro di gemme pronte a sbocciare (…). Ma nell’aria di quell’aprile c’era qualcosa di diverso. C’era l’odore della paura, aleggiava la puzza della brutalità. Già da qualche mese per la città rombavano camion di camice nere. I milanesi avevano imparato a temere non le loro accelerate, ma lo stridio dei freni. Una brusca frenata annunciava che la vittima era stata individuata». È Albe Steiner, undicenne con la passione del disegno, a presentare l’adorato zio Giacomo, «quello zio che amava leggere, andare a teatro, che aveva quel lavoro così importante – quello di deputato a Roma – e sapeva sognare a occhi aperti un futuro migliore per tutti». È uno zio scomodo il suo, Albe lo sa bene. Lo zio – che si è sempre ...

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