![È Dio che opera QUO-127 È Dio che opera QUO-127](/content/dam/or/images/it/2024/06/127/varobj25283765obj2035841.jpg/_jcr_content/renditions/cq5dam.thumbnail.cropped.500.281.jpeg)
Alcuni anni fa il corpo del Papa san Giovanni xxiii è stato riportato nella sua terra d’origine, a Bergamo. E nelle cronache dell’epoca si legge che si è verificato un fenomeno per il troppo caldo: il sottile strato conservativo di cera si è liquefatto, dando uno spettacolo poco edificante. Un giornalista ha intinto la sua penna nel veleno, e ha titolato così il suo articolo: «La fede imbalsamata».
Forse è il segno a cui può arrivare la nostra fede, quando si ferma alle apparenze, alle abitudini stanche e ripetitive. Mentre Gesù nel Vangelo parla di germogliare, di crescere, di vita...
Anche se la nostra fede è piccola, è debole, è insignificante, deve agire nella società come il piccolo seme che, piantato, seminato, marcisce nell’oscurità della terra, ma poi germoglia, fiorisce, e dà buoni frutti.
Non dobbiamo avere paura di sembrare insignificanti, irrilevanti. È Dio che opera! Dio sceglie le cose più piccole per realizzare un disegno di grandezza.
Un autore romeno ha scritto: «Consumato fino all’osso dalla sfiducia dei suoi fedeli, il cristianesimo ha smesso di essere una fonte di stupore e di scandalo, di scatenare virtù e di fecondare intelligenze» (Emil Cioran).
Non permettiamo che la nostra fede diventi imbalsamata, trascurabile, irrilevante; che non ha più nulla da dire agli uomini di oggi. Il Vangelo ci invita a conservare alla nostra fede la forza della purezza e della speranza, della trasparenza e dell’energia, della fedeltà e della fiducia.
di Leonardo Sapienza
Il Vangelo in tasca
Domenica 16 giugno,
XI del Tempo ordinario
Prima lettura: Ez 17, 22-24;
Salmo: 91;
Seconda lettura: 2 Cor 5, 6-10;
Vangelo: Mc 4, 26-34.