· Città del Vaticano ·

Le Acli celebrano con Papa Francesco gli ottant’anni di fondazione

Con fantasia e passione
al servizio della società

 Con fantasia e passione al servizio della società  QUO-127
06 giugno 2024

Ci sono diversi argentini, tra la folla, per incontrare il “loro Papa”. Ci sono i francesi, i tedeschi, i belgi, gli inglesi, i lussemburghesi, quasi tutti emigranti o figli di italiani trasferitisi all’estero molti anni fa. Non manca nessuno: alla fine, sono più di 6.000 gli aclisti arrivati da ogni parte d’Italia e del mondo, per dare il via ai festeggiamenti degli 80 anni dell’associazione incontrando Papa Francesco in Vaticano.

L’Aula Paolo vi è gremita: tra canti e preghiere si inganna l’attesa, dopo viaggi estenuanti e una coda che si snoda in piazza San Pietro già dalle sei del mattino. Il coro delle Acli di Ascoli guida i canti e la folla si scioglie di fronte all’inno della Giornata mondiale della gioventù del 2000, un ricordo indelebile di un altro grande Papa, Giovanni Paolo ii , per un’intera generazione di aclisti quarantenni presenti.

Poi, la lettura delle frasi più significative che “i Papi delle Acli” hanno detto sulla pace, per ribadire la vocazione associativa. Un impegno, quello per la pace, ricordato anche da Francesco nel suo discorso. «In un mondo insanguinato» da tanti conflitti — spiega — «la guerra non è mai “inevitabile” mentre la pace è sempre possibile; e questo vale sia nei rapporti tra gli Stati, sia nella vita delle famiglie, delle comunità e nei luoghi di lavoro» aggiunge, evidenziando cinque aggettivi che definiscono lo stile di presenza degli aclisti nella società italiana: «popolare, sinodale, democratico, pacifico, cristiano». Con una particolare esortazione a «sostenere chi rischia l’emarginazione» nel mondo del lavoro — i giovani, le donne, i più fragili, i migranti — senza dimenticare gli anziani e i pensionati «che troppo facilmente si ritrovano “scartati”».

Temi che riecheggiano nella lettera indirizzata dalla presidenza Acli a Sua Santità, ribadendo la presenza dell’organizzazione nella vita delle persone e delle comunità attraverso attività e servizi dedicati specialmente ai più fragili. Acli si legge al plurale: le Acli - Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani sono infatti un insieme di associazioni, multiformi, inquiete, che aggregano, sollevano, propongono. Nelle maglie della nostra azione sociale abbiamo a cuore il pieno sviluppo di ognuno. Ci sentiamo chiamati a unire le persone, metterci volto a volto e sanare le ferite, sostenere i più anziani, amare i più piccoli, promuovere le famiglie. Siamo e rimarremo sempre sulla soglia della nostra Chiesa, non per difenderla, ma per provare a far avvicinare quante più persone al messaggio del Vangelo. Per contribuire a tenere le porte delle chiese sempre più aperte perché vi si possa anche uscire.

Il nostro intento non è creare un’utopica società cristiana, ma formare cristiani nella società. Del resto, tra i temi fondamentali dell’associazione vi sono la tutela dei lavoratori e delle lavoratrici, la lotta alle diseguaglianze e l’impegno per le famiglie, per i poveri, per la pace. Senza essere un partito siamo di parte, non abbiamo timore di prendere posizione. Perché abbiamo fame e sete di giustizia. Nei giorni scorsi infatti, le Acli hanno depositato una proposta di legge popolare a contrasto della corruzione e della mancanza di partecipazione politica.

E tutto questo è possibile, dopo 80 anni, grazie all’alleanza in reti con altre associazioni, cattoliche e laiche, che oggi ci onorano della loro presenza in spirito di fraterna amicizia. Non abbiamo paura di perderci nel costruire queste alleanze. Oggi fare rete è la nostra identità profonda.

Al cuore dell’attività aclista c’è la volontà di imparare a servire, di stare nelle carceri per promuovere i diritti dei detenuti e il loro inserimento lavorativo; di accompagnare percorsi di crescita per chi sta affogando nei debiti o per i ragazzi che abbandonano la scuola, offrendo percorsi di formazione e di orientamento nella strada della vita.

Non siamo una Ong; eppure, abbiamo scuole e attività nelle zone più povere del mondo, sosteniamo progetti di sviluppo e curiamo i migranti nei campi profughi, con i nostri animatori abbiamo creato dei social caffè, punti di ristoro dove sosteniamo l’amicizia e dove impariamo il nome e le storie di questi fratelli e sorelle, pellegrini della speranza.

Non è facile definirci, siamo tutto quanto la fantasia e la passione che i nostri soci riescono a realizzare per rispondere al grido delle persone a noi prossime. Viviamo la nostra azione educativa e sociale nelle periferie e pur con limiti e fatiche preferiamo essere un’associazione accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade piuttosto che un’associazione malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze (cfr. Evangelii gaudium, 49). Tutto questo è il nostro essere parte della Chiesa. Dopo ottant’anni, nonostante incomprensioni e legami “vivaci” con alcuni responsabili ecclesiali, siamo impegnati in un cammino sinodale che sta dando nuovo slancio alla nostra vita di fede.

Le Acli riconoscono un momento di grande fermento nella Chiesa, desiderando esserne protagoniste, con la prospettiva delle Settimane sociali dei cattolici, in cui saranno presenti con diversi rappresentanti e “buone pratiche”. Perché per le Acli «il potere è un verbo, non un sostantivo. Poter fare, poter servire, poter creare, accarezzare, sostenere», come quotidianamente fanno tramite i propri servizi, circoli, associazioni specifiche.

Poche settimane fa, a Trieste, ci siamo ritrovati a dialogare in preparazione alla Settimana sociale. Richiamando il magistero di Papa Francesco, la pace per noi si realizza tenendo insieme giustizia sociale, rispetto dell’ambiente, conversione personale attraverso gli stili di vita concreti e un’azione politica che permetta la fraternità tra i paesi. In una parola quello che il Pontefice ci ha insegnato a cercare e a chiamare ecologia integrale.

Al termine dell’udienza tutti gli aclisti si sono spostati sotto l’obelisco di piazza San Pietro dove hanno srotolato due enormi bandiere, una dell’Europa e una con il simbolo della pace, per lanciare un messaggio a tutti i cittadini europei.

di Emiliano Manfredonia
Presidente nazionale delle Associazioni cristiane lavoratori italiani (Acli)