· Città del Vaticano ·

Un convegno alla Fao con i cardinali Czerny, Grech e Barreto Jimeno

L’azione della Chiesa per salvare l’Amazzonia da tanti “progetti di morte”

 L’azione della Chiesa per salvare l’Amazzonia da tanti “progetti di morte”  QUO-126
05 giugno 2024

“Nuovi percorsi per la Chiesa e per un’ecologia integrale”: s’intitolano così gli Atti dell’Assemblea speciale del Sinodo dei vescovi dedicata all’Amazzonia, tenutasi nell’ottobre 2019. Ieri pomeriggio, martedì 4 giugno, la presentazione presso la sede della Fao, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura, a Roma. Il saluto del suo direttore generale, Qu Dongyu, ha introdotto i contributi dei numerosi relatori, confermando l’impegno dell’Onu «a fianco dei popoli indigeni per debellare la fame ma denunciando il permanere, nonostante i progressi fatti, di una grande insicurezza alimentare nella regione».

La presentazione degli Atti, ha detto il cardinale Mario Grech, segretario generale del Sinodo, «è tanto più significativa oggi che la Chiesa cattolica sta celebrando un Sinodo sulla sinodalità» e dunque sta riflettendo «sul suo modo di essere Chiesa». L’Assemblea speciale per la regione Panamazzonica, ha sottolineato, più che dare risposte ha avviato un processo, ancora in corso, di ascolto della realtà. «Ascoltando la gente, soprattutto il popolo santo di Dio — ha proseguito Grech — i vescovi e il Papa hanno cercato di cogliere ciò che lo Spirito Santo sta ispirando a quelle Chiese nel loro incrollabile impegno a sostenere la centralità della persona, il bene comune, la solidarietà e la gestione responsabile del creato». Quanto sarebbe importante mettere in atto un vero ascolto anche nella politica internazionale, ha affermato.

Da parte sua, il cardinale Michael Czerny, prefetto del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, ha ricordato di aver avuto «la felice opportunità di assistere alla creazione della Rete Ecclesiale PanAmazzonica (repam)», tanto necessaria per «un dialogo e una collaborazione efficaci» nella regione, in quanto integra «vescovi, clero, religiosi, varie azioni pastorali insieme alle popolazioni stesse». Ripensando al Sinodo sull’Amazzonia, il prefetto ha affermato che «ciò che rimane in primo piano nella mia mente sono le voci dei popoli amazzonici», come esse sono state accolte, e la loro richiesta alla Chiesa di proseguire il cammino insieme. A fronte di questo impegno reciproco, Czerny ha ricordato come oggi molte scelte «in merito a ciò che consumiamo, a ciò che investiamo, a come guadagniamo, a quali obiettivi miriamo, sono spesso in contraddizione distruttiva con la sopravvivenza stessa e la fioritura dell’Amazzonia e dei suoi popoli». La chiamata per tutti è alla conversione, oggi, perché «più tardi sarà troppo tardi».

Un frutto molto significativo del processo sinodale, ha affermato ancora Czerny, è la creazione della Conferenza Ecclesiale dell'Amazzonia (ceama), con la partecipazione dei popoli, delle comunità e della Chiesa amazzonica, che sta dando vita a molte nuove iniziative per il rispetto dell’ambiente e delle culture locali.

Nel suo intervento, il cardinale Pedro Barreto Jimeno, presidente della ceama, ha affermato che «il processo sinodale della Chiesa in Amazzonia continua oggi con maggiori evidenze di problemi sociali e ambientali», e ha spiegato come repam e ceama si completino a vicenda per un migliore servizio per la difesa dei diritti degli indigeni, il rafforzamento della pastorale amazzonica, la ricerca di soluzioni alla deforestazione e al degrado ambientale causato dalle attività estrattive e commerciali.

Un forte appello alla conversione dei nostri stili di vita lo ha rivolto anche la peruviana Yésica Patiachi, indigena della regione amazzonica, vicepresidente della repam. «I popoli indigeni sono a rischio — sostiene — perché la terra si sta ammalando. I loro territori non vengono protetti, la gente considerata “custode delle foreste” viene uccisa. In passato — ha continuato Patiachi — noi ci chiedevamo che cosa fa la Chiesa, ora possiamo dire che repam e ceama sono una risposta all’Amazzonia che sta sanguinando». Oggi la Chiesa c’è, ha affermato, il Papa ha visto come viene depredata la foresta secondo modelli che non si possono chiamare di sviluppo perché mettono a repentaglio la vita. «Noi lo ringraziamo per il suo accompagnamento, ha aggiunto Patiachi, lui ci ha detto che non c’è alcuna marcia indietro e questo ci fa ben sperare».

Alla sua testimonianza sono seguite le parole di suor Laura Vicuña, vicepresidente della ceama. «L’Amazzonia non è mai stata minacciata come lo è oggi, aveva detto Francesco all’inizio del Sinodo di cinque anni fa — ha ricordato la religiosa — e ora stiamo percorrendo un lungo cammino di presenza evangelizzatrice della Chiesa nella regione, dove al centro c’è la vita». Vicuña ha elencato i numerosi «progetti di morte» presenti in Amazzonia: «centrali idroelettriche, miniere, monocolture che distruggono e inquinano la terra, l’aria e l’acqua, distruggono la biodiversità e i sistemi necessari alla vita dell’intero pianeta, nonché gli stessi stili di vita dei popoli amazzonici e nativi, molti dei quali — ha sottolineato — sono costretti a trasferirsi nelle periferie delle città, senza alcuna sicurezza dal punto di vista dell’accesso al cibo e delle politiche pubbliche, con una totale assenza dello Stato e la presenza della criminalità organizzata». In mezzo a tutto questo si muove l’impegno della Chiesa in Amazzonia a cui le donne, ha detto, danno un contributo enorme.

La conclusione dell’incontro è stata affidata a monsignor Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso la Fao. Qui «si è vista la preoccupazione comune per “il polmone del mondo”, oggi compromesso — ha affermato — e le nostre coscienze devono sentirsi chiamate all’azione per condividere, come dice il Papa, l’affetto per questa terra». «Questo pomeriggio abbiamo sottolineato la necessità di lavorare “insieme”, una parola che — ha concluso — rispecchia uno stile d’azione che deve essere consolidato. Questo è lo spirito del Sinodo».

di Adriana Masotti