· Città del Vaticano ·

La catechesi

Come un vento che travolge e rende liberi

 Come un vento  che travolge e rende liberi  QUO-126
05 giugno 2024

Un vento che travolge e rende liberi: è l’immagine del Paraclito proposta da Papa Francesco all’udienza generale di stamane, mercoledì 5 giugno, in piazza San Pietro. Proseguendo il ciclo di catechesi sul tema «Lo Spirito e la Sposa. Lo Spirito Santo guida il Popolo di Dio incontro a Gesù nostra speranza», il Pontefice ha rilanciato le parole di Gesù a Nicodemo «il vento soffia dove vuole» per ribadire che «dove c’è lo Spirito di Dio c’è libertà».

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ari fratelli e sorelle, buongiorno!

Nella catechesi odierna vorrei riflettere con voi sul nome con cui lo Spirito Santo è chiamato nella Bibbia.

La prima cosa che noi conosciamo di una persona è il nome. È con esso che la chiamiamo, che la distinguiamo e la ricordiamo. Anche la terza persona della Trinità ha un nome: si chiama Spirito Santo. Ma “Spirito” è la versione latinizzata. Il nome dello Spirito, quello con cui lo hanno conosciuto i primi destinatari della rivelazione, con cui lo hanno invocato i profeti, i salmisti, Maria, Gesù e gli Apostoli, è Ruach, che significa soffio, vento, respiro.

Nella Bibbia il nome è tanto importante da identificarsi quasi con la persona stessa. Santificare il nome di Dio, è santificare e onorare Dio stesso. Non è mai un appellativo meramente convenzionale: dice sempre qualcosa della persona, della sua origine, della sua missione. Così è anche del nome Ruach. Esso contiene la prima fondamentale rivelazione sulla persona e la funzione dello Spirito Santo.

Fu proprio osservando il vento e le sue manifestazioni, che gli scrittori biblici furono guidati da Dio a scoprire un “vento” di natura diversa. Non a caso a Pentecoste lo Spirito Santo discese sugli Apostoli accompagnato dal “fragore di un vento impetuoso” (cfr. At 2, 2). Era come se lo Spirito Santo volesse mettere la sua firma a quello che stava accadendo.

Cosa ci dice, dunque, dello Spirito Santo, il suo nome Ruach? L’immagine del vento serve anzitutto per esprimere la potenza dello Spirito Santo. “Spirito e potenza”, o “potenza dello Spirito” è un binomio ricorrente in tutta la Bibbia. Il vento infatti è una forza travolgente, una forza indomabile, capace perfino di smuovere gli oceani.

Anche in questo caso, però, per scoprire il senso pieno delle realtà della Bibbia, bisogna non fermarsi all’Antico Testamento, ma arrivare a Gesù. Accanto alla potenza, Gesù metterà in luce un’altra caratteristica del vento, quella della sua libertà. A Nicodemo, che lo va a trovare di notte, Gesù dice solennemente: «Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito» (Gv 3, 8).

Il vento è l’unica cosa che non si può assolutamente imbrigliare, non si può “imbottigliare” o inscatolare. Cerchiamo di “imbottigliare” o inscatolare il vento: non è possibile, è libero. Pretendere di rinchiudere lo Spirito Santo in concetti, definizioni, tesi o trattati, come ha tentato di fare a volte il razionalismo moderno, significa perderlo, vanificarlo, ridurlo allo spirito puramente umano, uno spirito semplice. Esiste però una tentazione analoga anche in campo ecclesiastico, ed è quella di voler racchiudere lo Spirito Santo in canoni, istituzioni, definizioni. Lo Spirito crea e anima le istituzioni, ma non può essere Lui stesso “istituzionalizzato”, “cosificato”. Il vento soffia “dove vuole”, così lo Spirito distribuisce i suoi doni “come vuole” (1 Cor 12, 11).

San Paolo farà di tutto ciò la legge fondamentale dell’agire cristiano: «Dove c’è lo Spirito del Signore, c’è libertà» (2 Cor 3, 17), dice lui. Una persona libera, un cristiano libero, è quello che ha lo Spirito del Signore. Questa è una libertà tutta speciale, assai diversa da ciò che comunemente si intende. Non è libertà di fare quello che si vuole, ma libertà di fare liberamente quello che Dio vuole! Non libertà di fare il bene o il male, ma libertà di fare il bene e farlo liberamente, cioè per attrazione, non per costrizione. In altre parole, libertà dei figli, non degli schiavi.

San Paolo è ben consapevole dell’abuso o fraintendimento che si può fare di questa libertà; ai Galati, scrive: «Voi, fratelli, siete stati chiamati alla libertà. Che questa libertà non divenga però un  pretesto  per la carne; mediante l’amore siate invece a servizio gli uni degli altri» (Gal 5, 13). Questa è una libertà che si esprime in ciò che sembra il suo opposto, si esprime nel servizio, e nel servizio c’è la vera libertà.

Conosciamo bene quand’è che questa libertà diventa un “pretesto per la carne”. Paolo fa un elenco sempre attuale: «Fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere» (Gal 5, 19-21). Ma lo è anche la libertà che permette ai ricchi di sfruttare i poveri, è una libertà brutta, quella che permette ai forti di sfruttare i deboli, e a tutti di sfruttare impunemente l’ambiente. E questa è una libertà brutta, non è la libertà dello Spirito.

Fratelli e sorelle, dove attingeremo questa libertà dello Spirito, così contraria alla libertà dell’egoismo? La risposta è nelle parole che Gesù rivolse un giorno ai suoi ascoltatori: «Se il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero» (Gv 8, 36). La libertà che ci dà Gesù.  Chiediamo a Gesù di fare di noi, mediante il suo Santo Spirito, degli uomini e delle donne veramente liberi. Liberi per servire, nell’amore e nella gioia. Grazie!