Ricostruire
«Vediamo ogni giorno troppe strade, forse una volta odorose di pane sfornato, ridursi a cumuli di macerie a causa della guerra, dell’egoismo e dell’indifferenza! È urgente riportare nel mondo l’aroma buono e fresco del pane dell’amore, per continuare a sperare e ricostruire senza mai stancarsi quello che l’odio distrugge». Lo ha detto Papa Francesco nell’omelia della messa celebrata nel pomeriggio di domenica 2 giugno, solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, nella basilica di San Giovanni in Laterano. Di seguito si è svolta la processione eucaristica che, percorrendo via Merulana, ha raggiunto la basilica di Santa Maria Maggiore, dove il Pontefice ha impartito la benedizione solenne con il Santissimo Sacramento. Ecco il testo dell’omelia del Papa.
«Prese il pane e recitò la benedizione» (Mc 14, 22). È il gesto con cui si apre il racconto dell’istituzione dell’Eucaristia nel Vangelo di San Marco. E noi potremmo partire da questo gesto di Gesù — benedire il pane — per riflettere sulle tre dimensioni del Mistero che stiamo celebrando: il ringraziamento, la memoria e la presenza.
Primo: il ringraziamento. La parola “Eucaristia” vuole proprio dire “grazie”: “ringraziare” Dio per i suoi doni, e in questo senso il segno del pane è importante. È l’alimento di ogni giorno, con cui portiamo all’Altare tutto ciò che siamo e che abbiamo: vita, opere, successi, e anche fallimenti, come simboleggia la bella usanza di alcune culture di raccogliere e baciare il pane quando cade a terra: per ricordarsi che è troppo prezioso per essere buttato, anche dopo che è caduto. L’Eucaristia, allora, ci insegna a benedire, ad accogliere e baciare, sempre, in rendimento di grazie, i doni di Dio, e questo non solo nella celebrazione: anche nella vita.
Ad esempio non sprecando le cose e i talenti che il Signore ci ha dato. Ma anche perdonando e risollevando chi sbaglia e cade per debolezza o per errore: perché tutto è dono e nulla può andare perduto, perché nessuno può rimanere a terra, e tutti devono avere la possibilità di rialzarsi e di riprendere il cammino. E noi possiamo fare questo anche nella vita quotidiana, svolgendo il nostro lavoro con amore, con precisione, con cura, con precisione, come un dono e una missione. E sempre aiutare chi è caduto: una volta soltanto nella vita si può guardare una persona dall’alto in basso: per aiutarla a risollevarsi. E questa è la nostra missione.
Per rendere grazie certamente potremmo aggiungere tante altre cose. Sono atteggiamenti “eucaristici” importanti, perché ci insegnano a cogliere il valore di ciò che facciamo, e di ciò che offriamo.
Primo, rendere grazie. Secondo: “benedire il pane” vuol dire fare memoria. Di cosa? Per l’antico Israele si trattava di ricordare la liberazione dalla schiavitù d’Egitto e l’inizio dell’esodo verso la terra promessa. Per noi è rivivere la Pasqua di Cristo, la sua Passione e Risurrezione, con cui ci ha liberato dal peccato e dalla morte. Fare memoria della nostra vita, fare memoria dei nostri successi, fare memoria dei nostri sbagli, fare memoria di quella mano tesa del Signore che sempre ci aiuta a sollevarci, fare memoria della presenza del Signore nella nostra vita.
C’è chi dice che è libero chi pensa solo a sé stesso, chi si gode la vita e chi, con menefreghismo e magari con prepotenza, fa tutto quello che vuole a dispetto degli altri. Questa non è libertà: questa è una schiavitù nascosta, una schiavitù che ci rende più schiavi ancora.
La libertà non si incontra nelle casseforti di chi accumula per sé, né sui divani di chi pigramente si adagia nel disimpegno e nell’individualismo: la libertà si incontra nel cenacolo dove, senza alcun altro motivo che l’amore, ci si china davanti ai fratelli per offrire loro il proprio servizio, la propria vita, come “salvati”.
Infine, il pane Eucaristico è presenza reale. E con questo ci parla di un Dio che non è lontano, che non è geloso, ma vicino e solidale con l’uomo; che non ci abbandona, ma ci cerca, ci aspetta e ci accompagna, sempre, al punto da mettersi, indifeso, nelle nostre mani.
E questa sua presenza invita anche noi a farci prossimi ai fratelli là dove l’amore ci chiama.
Cari fratelli e sorelle, quanto bisogno c’è nel nostro mondo di questo pane, della sua fragranza e del suo profumo, una fragranza che sa di gratitudine, che sa di libertà, sa di prossimità! Vediamo ogni giorno troppe strade, forse una volta odorose di pane sfornato, ridursi a cumuli di macerie a causa della guerra, dell’egoismo e dell’indifferenza! È urgente riportare nel mondo l’aroma buono e fresco del pane dell’amore, per continuare a sperare e ricostruire senza mai stancarsi quello che l’odio distrugge.
È questo anche il significato del gesto che faremo tra poco, con la Processione Eucaristica: partendo dall’Altare, porteremo tra le case della nostra città il Signore. Non lo facciamo per metterci in mostra, e neanche per ostentare la nostra fede, ma per invitare tutti a partecipare, nel Pane dell’Eucaristia, alla vita nuova che Gesù ci ha donato. Facciamo la processione con questo spirito. Grazie.
Pregando per la città di Roma
«Per quanti inseguono pensieri di violenza, affinché il sangue del Signore, sparso per purificare le nostre coscienze dalle opere di morte, li converta in operatori di pace» e «per la nostra città di Roma, affinché il Signore ispiri ai suoi abitanti, secondo la responsabilità di ciascuno, scelte di fraternità, accoglienza e solidarietà reciproca». La pace e Roma: dalla basilica di San Giovanni in Laterano e poi, in processione fino a Santa Maria Maggiore, le speranze cristiane di pace e di giustizia sono state rilanciate per la solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, nel pomeriggio di domenica 2 giugno.
Papa Francesco, nella cattedrale lateranense, ha presieduto, alle 17, la santa messa. Si è accostato all’altare per la celebrazione il cardinale Víctor Manuel Fernández, prefetto del Dicastero per la Dottrina della fede.
Nelle intenzioni dei fedeli sono stati ricordati anche «tutti i battezzati, affinché il Signore risvegli nei loro cuori l’impegno di testimoniare nella società la fecondità della partecipazione all’Eucaristia». In particolare, poi, si è pregato «per le famiglie, affinché il Signore benedica i loro propositi di comunione tra genitori e figli, tra giovani e anziani, per il bene di tutti nel servizio reciproco».
I canti della celebrazione sono stati eseguiti dal coro della diocesi di Roma, nel giorno del 40° anniversario del suo servizio. A fare da ministranti i seminaristi romani.
Al termine della messa al Laterano, il vescovo Baldassare Reina, vicegerente della diocesi di Roma, ha guidato la processione eucaristica, lungo via Merulana.
Significativa la partecipazione di confraternite, sodalizi e associazioni legate alla devozione eucaristica, insieme a rappresentanti delle parrocchie romane, dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme e del Sovrano militare Ordine di Malta.
Sul sagrato della basilica di Santa Maria Maggiore, accanto all’icona Salus Populi Romani, Francesco ha impartito la benedizione con il Santissimo Sacramento.
Era dal 2017 che la tradizionale celebrazione al Laterano seguita dalla processione fino a Santa Maria Maggiore non si svolgeva. Nel 2018 e nel 2019 il vescovo di Roma celebrò il Corpus Domini nella periferia cittadina: prima nella chiesa di Santa Monica a Ostia, poi nella parrocchia di Santa Maria Consolatrice a Casal Bertone. Successivamente non ci sono state celebrazioni a causa della pandemia da covid-19 e di alcuni problemi di salute del Papa.