Al centro del dibattito sulla leadership nelle organizzazioni troviamo la ricerca di nuovi paradigmi capaci di supportare l’azione d’impresa negli attuali scenari economici e sociali contrassegnati da incertezza e cambiamento. Tra le sfide più rilevanti spicca il crescente bisogno — portato dalle persone nel lavoro — di benessere personale, di esperienze di senso e di espressione del proprio intero sé; come anche l’inarrestabile incremento dell’attenzione degli stakeholder d’impresa verso la sostenibilità ed eticità delle pratiche aziendali.
Ciò si è tradotto nella proposta di modelli alternativi al tradizionale stile di leadership direttivo. In essi, il processo della leadership non vede seguaci passivi, bensì collaboratori che contribuiscono a costruire percorsi comuni, mentre il ruolo del leader è decisivo nel facilitare condizioni in cui si sviluppino relazioni, iniziativa individuale e culture condivise orientate alla sostenibilità. Tale ridirezionamento è rispecchiato in vari modelli su cui oggi si insiste, dalla leadership “trasformazionale” a quella “etica”. Le ultime frontiere sono le prospettive della “leadership spirituale” e della “leadership di cura”: la prima con l’invito a porsi in ascolto dell’esigenza di vita interiore dei lavoratori; la seconda, anche partendo dall’esperienza della pandemia, con l’indicazione della cura come dinamica di prossimità emotiva e relazionale in grado di creare valore dall’incertezza e dalle crisi.
Questa evoluzione presenta chiare consonanze con molti principi e concezioni consolidati nel magistero della Chiesa. Basti pensare ai concetti di bene comune, sviluppo integrale delle persone nella loro interezza e unità, impresa quale “comunità di persone”, “significato soggettivo” del lavoro, gratuità animata dalla logica del dono. Nel recente magistero di Francesco, troviamo ulteriori spunti illuminanti. Sull’urgente rilevanza del tema della sostenibilità socio-ambientale, a esempio, si sottolinea il «bisogno di costruire leadership che indichino strade» (Laudato si’, 53). Una posizione ultimamente ribadita con la critica al “paradigma tecnocratico” «per il quale la realtà non umana è una mera risorsa» (Laudate Deum, 22). Si conferisce inoltre profondità ai fondamenti dell’attuale attenzione ai processi di cura, suggerendo che il servizio come “prendersi cura della fragilità” contribuisca alla solidità delle nostre costruzioni sociali (Fratelli tutti, 115).
In conclusione, ha senza dubbio senso riferirsi oggi a una leadership di ispirazione cristiana. Essa arricchisce e insieme interpella le nuove direzioni del discorso sulla leadership nella ricerca di pratiche che rendano le imprese più umane e generino impatti positivi nei loro contesti. E si realizza pienamente quando i leader, con «la loro partecipazione all’opera della creazione attraverso il governo delle loro aziende, possono percepire la grandezza della loro vocazione» (Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, La vocazione del leader d’impresa, 8).
di Massimiliano Monaci
Docente di Sociologia dell’organizzazione all’Università Cattolica del Sacro Cuore