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La denuncia dell’Unicef: sempre più bambini finiscono tra le fila dei gruppi armati, costretti dalle violenze e dalla povertà a rinunciare alla propria infanzia

Haiti
Risucchiati dal vortice
della sofferenza

 Haiti Risucchiati dal vortice  della sofferenza   QUO-123
01 giugno 2024

«Un circolo vizioso di sofferenza»: è quello in cui sono bloccati i bambini di Haiti. La denuncia arriva dall’Unicef che mette in luce come il deterioramento del Paese — inziato in particolare dopo l’omicidio del presidente Jovenel Moïse nel 2021 e aggravato dai due forti terremoti del 2021 e del 2023 — costringa i più piccoli a «unirsi ai gruppi armati per pura disperazione, povertà, mancanza di tutele». Il fenomeno è piuttosto esteso: secondo l’Onu, dal 30 al 50 per cento dei membri dei gruppi armati che imperversano nel territorio sono minorenni soggetti a coercizione, abusi e sfruttamento. Molti di loro vengono adoperati dalle bande criminali come cuochi, addetti alle pulizie, vedette, mentre le bambine diventano “mogli” di uomini armati. E spesso, per i minori far parte di una gang è l’unico modo per sopravvivere all’indigenza, procurare un sostentamento alla propria famiglia, sfuggire alle minacce e alle violenze dilaganti nel territorio.

Ad oggi, evidenzia ancora l’Unicef, più di mezzo milione di bambini haitiani vive in quartieri controllati da gruppi armati e tre milioni di minori hanno urgente bisogno di assistenza umanitaria. Dall’inizio del 2024, inoltre, si sono verificate oltre 400 gravi violazioni contro di loro e più di 180.000 bambini sono attualmente sfollati all’interno del Paese.

Ma ciò che accomuna questi piccoli è «la perdita dell’innocenza e del legame con le loro comunità — dichiara il direttore generale dell’Unicef, Catherine Russell —. L’impatto su ogni bambino colpito è una tragedia che richiede un’azione urgente». «La loro protezione e il loro benessere devono essere considerati prioritari — continua —, anche per porre fine in modo sicuro al legame con i gruppi armati, garantire il loro reintegro nella società e facilitare l’accesso sicuro ai servizi e al sostegno essenziali».

Per far fronte a questa situazione, recentemente l’Unicef e i ministeri della Giustizia, dell’Istruzione, del Lavoro e degli Affari sociali di Haiti hanno concordato alcune «modalità di lavoro congiunte per sostenere il reinserimento dei bambini che in precedenza erano membri di gruppi armati». Tale accordo rappresenta «una pietra miliare nella salvaguardia del loro benessere». Ma non basta: forte è l’appello dell’Unicef alla comunità internazionale per «prevenire e porre fine alle gravi violazioni» contro i minori haitiani, proteggere scuole e ospedali e tutti i luoghi pensati per la loro sicurezza e il loro sviluppo, salvaguardare gli spazi umanitari per la consegna degli aiuti alla popolazione e aumentare i finanziamenti per tutelare i più vulnerabili. (isabella piro)