· Città del Vaticano ·

L’arcivescovo Gallagher in Croazia celebra la messa per la festa della Madonna della Porta di Pietra, patrona di Zagabria

Costruttori di pace in un mondo avvolto da tenebre

 Costruttori di pace in un mondo avvolto da tenebre  QUO-123
01 giugno 2024

Nell’ambito della sua visita di tre giorni in Croazia, il segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni internazionali, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, ha presieduto ieri sera, 31 maggio, nella piazza antistante la cattedrale di Zagabria, la celebrazione eucaristica in occasione della festa della Madonna della Porta di Pietra, patrona della capitale croata. Nell’omelia il richiamo a saper cogliere l’opera di Dio anche in mezzo alle tante difficoltà e «distruzioni» di oggi, così come hanno saputo fare la Vergine Maria e la cugina Elisabetta che hanno creduto e sperato prima di vedere la realizzazione delle promesse di Dio.

Monsignor Gallagher ha ricordato che l’immagine della Madonna della Porta di Pietra emersa intatta dalle rovine di quella porta, ingresso orientale all’antica città, a seguito di un incendio, per i suoi abitanti «afflitti e disorientati» era fonte di stupore e di speranza. «Oggi nel mondo non mancano scene di tragiche distruzioni» — ha affermato l’arcivescovo — causate da fenomeni naturali, ma anche «da quella umana insensatezza che Papa Francesco da tempo ha definito come “terza guerra mondiale a pezzi” che si sta trasformando in un “vero e proprio conflitto globale”». Per questo è importante guardare ancora a quell’immagine.

Al centro della liturgia del giorno, l’incontro tra Maria e Elisabetta, entrambe in maniera inaspettata future madri. Una maternità che sconvolge i loro piani, ha sottolineato monsignor Gallagher, ma che è accolta con gioia. Il suo pensiero è andato alle mamme di oggi: «La Madonna della Porta di Pietra — ha detto — accompagni tutte quelle donne che ricevono nel loro ventre il germe di una nuova vita, anche quando giunge inaspettata», e sappiano vederla come «un dono di Dio». Ciò non sempre accade nelle nostre società, ha osservato il segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni internazionali, ma per i credenti la vita va sempre promossa e difesa.

Il Vangelo dice di Maria che «si alzò e andò in fretta» a trovare la cugina Elisabetta. Maria è così immagine di quella “Chiesa in uscita” tanto desiderata dal Papa. «Sia modello anche per noi — ha ribadito monsignor Gallagher —. Il Signore ci dia la forza di alzarci, di andare, di uscire incontro a chi soffre, a chi subisce le conseguenze del destino avverso o della cattiveria umana. Alziamoci, in fretta. Non possiamo rimanere con le mani in mano. C’è urgente bisogno di consolare gli afflitti, di incoraggiare i disperati, di operatori di pace».

Elisabetta e il marito Zaccaria avevano atteso per anni il dono di un figlio: «si erano forse messi il cuore in pace» quando il Signore dà ascolto alla loro preghiera realizzando la loro speranza. Nel “sì” di Maria alla volontà di Dio e nella trasformazione della rassegnazione in gioia per Elisabetta, la logica della Pasqua. «Quando sappiamo rinunciare ai nostri progetti per abbandonarci alla volontà del Creatore, lieta o triste che sia, è il mistero pasquale che opera in noi e si rivela in tutta la sua potenza», ha sottolineato l’arcivescovo.

Maria ed Elisabetta lodano il Signore non quando tutto avviene secondo il loro desiderio, ma nella certezza che Dio realizzerà le sue promesse. Un invito per noi «a vedere l’opera di Dio già presente nel mondo, sebbene in embrione». Monsignor Gallagher ha quindi invitato ad aprire gli occhi, ad esempio, sulla solidarietà che scaturisce ogni volta di fronte ad una tragedia o alla «ferocia umana». «Non guardiamo soltanto alle bombe che cadono e alla distruzione che portano — ha detto —. Il Signore, come ha preservato la Madonna della Porta di Pietra, sempre salva il bene, un piccolo gregge, che a volte diventa grande, come l’esercito di chi rischia la vita per alleviare il dolore delle vittime o per prevenire nuove tragedie».

C’è bisogno dello sguardo delle due protagoniste della liturgia, ha affermato l’arcivescovo, «per vedere l’opera di Dio già in atto, in mezzo alla “cattiveria del mondo”». Alla Madonna della Porta di Pietra, invocata in Croazia quale “inizio del mondo migliore”, come aveva ricordato san Giovanni Paolo ii in visita nel Paese 30 anni fa, Gallagher ha chiesto per tutti il dono della pazienza. «Come Lei si è rivelata segno di speranza nel corso di una tragedia — ha concluso —, renda anche noi testimoni della risurrezione, nonostante tutto, per lodare Dio con la nostra vita per essere fin d’ora, in un mondo avvolto da tante tenebre, fari di luce e costruttori di pace».

di Adriana Masotti