· Città del Vaticano ·

Il vescovo di Roma prosegue gli appuntamenti con il clero della sua diocesi incontrando i preti più giovani nella Casa delle Pie Discepole del Divin Maestro al Portuense

Dalle crisi non si esce da soli

 Dalle crisi non si esce da soli  QUO-122
31 maggio 2024

I saluti, i regali, una preghiera per il Myanmar, Paese di provenienza di uno dei sacerdoti, la registrazione di un videomessaggio su uno smartphone per i parrocchiani, le battute a un prete cinese con la stampella per un infortunio e, da parte di qualcuno dei preti, anche la richiesta di scuse al Papa per «l’inutile chiacchiericcio sul suo conto» negli ultimi giorni. Poi il dialogo, tutti insieme, con un botta e risposta su temi pastorali — dall’esperienza dei primi anni di sacerdozio al servizio a malati e anziani, dalle crisi personali a quelli della gente che vive paure, solitudini, senso di abbandono — dopo una preghiera a Paolo vi , di cui quel giorno (29 maggio) ricorreva la memoria liturgica.

È stato un «incontro paterno» quello di mercoledì pomeriggio nella Casa delle suore Pie Discepole del Divin Maestro, in zona Portuense di Roma, tra Papa Francesco e una novantina di sacerdoti romani dai dieci anni di ordinazione. Secondo appuntamento di un giro iniziato da Francesco nella sua Diocesi (il 14 maggio c’era stato l’incontro coi preti dai 40 anni di ministero) che segue il tour di settembre 2023-maggio 2024 nelle cinque Prefetture. Il terzo, ha già annunciato il Vicariato, si terrà l’11 giugno con la fascia “media” del clero, cioè i preti tra gli 11 e i 39 anni di ordinazione, alla Pontificia Università Salesiana.

Coi sacerdoti giovani, alcuni di fresca ordinazione nel 2024, il Papa si è intrattenuto per quasi un’ora nella chiesa dedicata a Gesù Divin Maestro, al centro del grande complesso diviso tra aree verdi e strutture per le cinque comunità della congregazione fondata cent’anni fa dal beato Giacomo Alberione. Proprio le suore hanno accolto il Papa al suo arrivo, intorno alle 16.10, con la Fiat 500L bianca: «Benvenuto nella nostra casa, Francesco!». Quasi un assalto, ma di quelli che mostrano affetto sincero, da parte di cinque religiose (una fotografa) che hanno accompagnato il Papa nella cripta per il saluto alle consorelle e le collaboratrici della struttura. «Grazie, quante novizie avete?», si è subito informato lui. Ad accogliere il Pontefice nella chiesa di Gesù Divin Maestro, invece, il vicegerente della diocesi di Roma, Baldo Reina, e il vescovo Michele Di Tolve, delegato per la cura del diaconato, del clero e della vita religiosa, che ha esordito: «Visto che ci ha convocato nel giorno della memoria di san Paolo vi , preghiamo insieme la preghiera che lui ci ha consegnato». Sono seguite le prime domande dei preti. Temi principalmente pastorali quelli affrontati; tra questi, ha riferito la Sala stampa della Santa Sede, «l’esperienza dei primi anni di sacerdozio, la scoperta felice della fede della gente, ma anche la sfida del contatto e il servizio ai malati a cui rispondere con vicinanza, compassione, tenerezza, e le crisi a cui si va incontro nella vita sacerdotale».

«Da una crisi non si esce da soli», ha affermato il Papa, che con i sacerdoti ha parlato anche della situazione della diocesi di Roma, «del suo sviluppo, della bellezza, di alcune debolezze — a cui rispondere non col chiacchiericcio, ma col dialogo — e del percorso sinodale in corso, del rischio di ridurlo ad uno slogan anziché sperimentarlo come una modalità di vivere la Chiesa». Ancora una citazione di Paolo vi su quest’ultimo punto, in particolare dell’esortazione apostolica Evangelii nuntiandi: «Gioiello che regge la nostra pastorale».

Solitudine nella città, vicinanza, rapporti difficili, le altre tematiche del colloquio con Papa Francesco che di nuovo ha ribadito «l’importanza di farsi vicini ai vecchi, come un “test di vicinanza”, chiedendosi: “Vado a trovarli, li ascolto?”». Nel congedarsi, il Pontefice ha invitato i giovani preti alla celebrazione del Corpus Domini di domenica 2 giugno e li ha ringraziati per la preghiera e la franchezza del dialogo.

«È stato un incontro molto desiderato dal Santo Padre», ha commentato monsignor Di Tolve con i media vaticani a conclusione dell’appuntamento. E anche desiderato dai preti, alcuni dei quali «hanno voluto chiedere scusa a Francesco per l’inutile chiacchiericcio sul suo conto». Al Papa hanno domandato «cosa vuol dire attraversare la crisi della gente e la crisi in cui loro si trovano perché ci sono situazioni difficili»: la «guerra», le conseguenze della pandemia, «giovani che sono irretiti da mentalità che li disorientano» o anche la situazione in cui versano alcune abitazioni a Roma «dove — ha aggiunto il presule — ci sono anziani che sono al 5º, 6° o 7° piano senza ascensore e che da anni non possono uscire».

Per Di Tolve l’incontro è stato un buon incoraggiamento per ragazzi, alcuni giovanissimi, che hanno iniziato da poco il ministero: «Anni di formazione, perché non basta solo la formazione in seminario, si diventa preti esercitando il ministero. E quindi le domande dei nostri preti sono state proprio in riferimento al loro diventare pastori in mezzo al popolo di Dio, con i vari incarichi, con la disposizione un po’ della loro persona, del tempo da vivere in rapporto a Dio, agli altri, ai bisogni della gente». Tra consigli, domande, suggerimenti, il Papa ha raccomandato in particolare al suo clero le «quattro vicinanze»: «La vicinanza a Dio, al vescovo, tra di loro nella fraternità e la vicinanza al popolo di Dio».

Tutti in fila i sacerdoti hanno poi salutato uno ad uno Francesco. Ciascuno ha voluto condividere un momento personale. Ad esempio un prete del Myanmar, terra spesso citata dal Papa, ha chiesto un messaggio per il suo Paese: «Io prego tutti i giorni per il Myanmar e vi invio una benedizione speciale», ha scandito Francesco.

Sul sagrato della chiesa, dove intanto era stata allestita una ricca merenda, all’uscita del Pontefice sono risuonati applausi fragorosi e cori di «W il Papa!». Anzi «W Papa! W Papa!», come dicevano alcune novizie straniere, che ci hanno tenuto a dichiarare la propria provenienza: «Vengo dalla Cina… Vengo dal Brasile…». Scene di entusiasmo come quelle nella cripta a inizio incontro, dove il Papa ha compiuto un doppio giro per salutare le persone in piedi tra le panche, tra cui diversi bambini (uno gli ha regalato un palloncino bianco), e soprattutto la fila di Pie Discepole più anziane in sedia a rotelle. «Santità, oggi faccio 84 anni. Mi dà la benedizione?», ha strillato una religiosa. Un’altra, con le mani congiunte, ha sussurrato qualcosa all’orecchio al Papa che le ha poggiato a lungo la mano sul capo. A tutte Jorge Mario Bergoglio ha distribuito rosari e caramelle da un cestino, mentre le suore hanno ricambiato con il dono di una casula e del libro sulla storia della cofondatrice, madre Scolastica Rivata. «Grazie delle vostre parole», ha detto il Papa fermandosi infine a guardare il folto gruppo lì presente, tra cui le collaboratrici della redazione del bimestrale La vita in Cristo e nella Chiesa. «Vi do il mio saluto e la benedizione. Non stancatevi di fare del bene!».

di Salvatore Cernuzio