· Città del Vaticano ·

Due padri, una sola voce: quella della pace

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05 giugno 2024

L’odio e la vendetta non le riporteranno indietro, il dolore sarà sempre lo stesso e anche se oggi i loro genitori, le famiglie, sono più poveri senza di loro, ciò che i loro padri stanno donando arricchisce della speranza che il dialogo e non la violenza metterà la parola fine alla guerra. 

Il dolore di Rami Elhanan e di Bassam Aramin è lo stesso, come uguale era il colore del sangue delle loro figlie, e come uguale era la loro rabbia. Ma si può “cambiare e rompere questo cerchio di collera”.  Ci credono fermamente, Rami e Bassam, e da anni lo ripetono, sostenuti da chi come loro, pur nella povertà del lutto, predica la pace.

Rami è il padre di Smadar, rimasta uccisa nel 1997, a soli 14 anni, in un attentato nel centro di Gerusalemme. Bassam è il papà di Abir, colpita a morte da un soldato israeliano mentre rientrava a casa dalla scuola, era il 2007 e lei aveva 10 anni.

Avrebbero potuto passare la vita nell’odio Rami e Bassam, israeliano il primo palestinese il secondo. Hanno scelto la via più difficile: quella della fratellanza. Loro sono “i due padri” che da anni parlano con un'unica voce, quella della pace e che, anche nell’incontro con Francesco in Vaticano, durante l’udienza generale, due mesi fa, hanno ripetuto che non sarà l’odio a restituire loro le loro figlie.

Questi due uomini, dalla morte delle loro bambine, condividono, oltre all’amicizia, l’impegno per arrivare alla pace e alla giustizia attraverso l’associazione “The Parents Circle”, organizzazione di base di famiglie palestinesi e israeliane che hanno perso i propri familiari a causa del conflitto in Terra Santa e che sono animate dal desiderio di una pace duratura Una storia, la loro,  raccontata dallo scrittore irlandese Colum McCann nel romanzo Apeirogon, pubblicato nel 2021 da Feltrinelli, vincitore del Premio Tiziano Terzani.

“Un figlio o una figlia sono il tuo cuore”, ripetono, perdere i figli è un dolore atroce che accompagna 24 ore su 24, nel loro caso è divenuto anche altro, è stata la spinta, la motivazione, a fare tutto ciò che fanno ora: la diffusione del loro messaggio di pace e fraternità. In molti, come loro, hanno deciso di convertire rabbia e vendetta, impotenza, disperazione e vuoto, scegliendo di alimentare speranza e riconciliazione per non cedere alla tentazione di uccidere, “perché – ammettono entrambi - quando si vive preda della vendetta, bisogna scavare due tombe, una per il nemico e una per se stessi”.

Per evitare che chiunque possa soffrire ciò che ancora soffrono loro, Rami e Bassam ripetono che l’unico modo è “mostrare speranza e guardare avanti” e capire che palestinesi e israeliani da soli non andranno da nessuna parte, che bisogna evitare di continuare a seppellire i propri figli sotto la stessa terra.

Quelle di Rami e Bassan sono le due facce della stessa tragedia, della stessa violenza che stringe la Terra Santa, chiedono che dalla loro disperazione possano nascere pace, giustizia e riconciliazione. Il loro impegno lo ha testimoniato Francesco con le sue parole quando li ha incontrati, parlando di due amici, che “non guardano all’inimicizia della guerra” ma all’amicizia che li lega e che è passata “per la stessa crocifissione”. Un’amicizia che va oltre ogni conflitto, e che ha spinto entrambi a chiedere a Francesco di pregare “per una Palestina libera, per la pace e per il cessate il fuoco”. La speranza è che “il mondo libero e civilizzato” non resti in disparte, senza muovere un dito, come accadde 80 anni fa, quando, racconta Rami, “ad Auschwitz portarono i miei nonni nei forni”.  Oggi, è la denuncia, mentre si “consumano queste atrocità a Gaza e il mondo civile continua a stare in disparte”, anche questo è un crimine.

Il loro dolore è divenuto “energia”, che si può usare “per portare luce, calore e speranza”. Il ricordo delle figlie concede loro la forza di andare avanti per fare qualcosa per la pace, non per uccidere altre persone, anche se queste persone sono da considerarsi nemici.

Insieme, Rami e Bassam, hanno “deciso da quale parte della storia stare”, tutto per aiutare il cambiamento dei cuori e delle menti delle persone, per arrivare a dimostrare che si può vivere insieme.

Francesca Sabatinelli