Il 15 giugno 2025 si celebreranno i 110 anni di fondazione della Figlie di San Paolo. In vista dell’anniversario le Paoline hanno fatto un restyling del marchio editoriale lanciato nel 1994. Un’ellisse, che rappresenta il mondo al quale le Paoline sono chiamate ad annunciare il Vangelo. Il colore blu, che richiama l’ambito digitale e le onde elettromagnetiche, per esprimere il desiderio di essere le apostole del xxi secolo. La P rossa, per lo slancio pastorale di Paolo, ma che, in alcune lingue, rappresenta anche la P di Parola, Palabra, Palavra. Infine, la scritta Paoline, che vuole rappresentare la base, la solidità, come fosse la radice di un albero maestoso. Inoltre idealmente il 16 giugno di quest’anno si avvia un percorso di attenzione sulla figura della fondatrice, suor Tecla Merlo, con il lancio di uno scrollytelling che racconterà lei e l'attualità dell'Istituto attraverso numerosi video e fotografie. Lo scrollytelling proporrà un'attenzione su alcuni concetti chiave della vita e della testimonianza di suor Tecla: il suo animo gentile e generoso, la capacità di essere una leader autentica, la sua vita di fede, la collaborazione con don Giacomo Alberione, fondatore delle numerose congregazioni religiose della Famiglia Paolina.
Sono presenti in rete con librerie virtuali, siti web e social network. In futuro forse saranno anche “luoghi” dove ritrovarsi a scambiare idee, comprare libri o semplicemente affacciarsi per sentirsi a casa. Con un’ellisse blu, aperta su una P rossa e il marchio di sempre, Paoline.
Nate nel 1915 le Figlie di San Paolo, alle soglie dei 110 anni dalla fondazione, hanno accolto la sfida del mondo digitale, ma le radici, nei 50 paesi dove sono presenti, restano saldamente radicate nelle librerie. In Angola, come in Australia, in Corea come in Brasile o in Italia. Spazio di diffusione e centro di formazione, educazione alla pace, in Africa e America Latina fulcro da cui partono le missioni nei villaggi lontani dal centro, nelle capitali europee sede di eventi culturali, la libreria è «espressione “speciale” dell’apostolato paolino, vi fanno capo tutte le iniziative in ordine alla diffusione… è luogo di predicazione, centro di luce, tempio», è scritto nella storia di famiglia. La libreria, spiega la superiora generale suor Anna Caiazza, «segna la storia delle Figlie di San Paolo, è il nostro biglietto da visita». Oggi la rete delle librerie Paoline conta 268 centri multimediali nei cinque continenti. E pensare che nascono da un laboratorio di cucitura per i vestiti dei soldati italiani al fronte.
L’intuizione è di un seminarista di Alba in Piemonte, Giacomo Alberione, che trascorre in cattedrale la notte del 31 dicembre 1900, in adorazione. Prega per «prepararsi a fare qualcosa per il Signore e gli uomini del nuovo secolo», servendo «Dio e la Chiesa, con i nuovi mezzi offerti dall’ingegno umano». «La visione profetica di don Alberione parte dalla conoscenza della situazione storica e si sviluppa nella coscienza di doversi impegnare in prima persona per portare Dio all’uomo e alla donna d’oggi», spiega suor Caiazza.
Esistevano in Italia i “Laboratori femminili”, aperti dall’Unione Donne Cattoliche, che con l’entrata in guerra vengono impegnati per cucire indumenti militari. Alberione inizia la sua nuova fondazione aprendo un Laboratorio ad Alba. Le prime candidate alla sua opera sono tre signorine della Lega Catechistica di San Damiano, la sarta che le forma è Teresa Merlo, sorella di un sacerdote. «Con lei le giovani vivono una forma di vita comunitaria a struttura familiare, si dedicano alla sartoria, si formano spiritualmente, si impegnano nella catechesi parrocchiale. Già tra il 1915 e il 1916 aprono, accanto al Laboratorio, una piccola rivendita di libri e oggetti religiosi, di cui si occupa in modo particolare Teresa», aggiunge suor Teresa Braccio, responsabile del Segretariato di Comunicazione.
Da lì la strada è fatta di incontri e intuizioni, del coraggio di uomini e donne che credono nella provvidenza e sanno leggere i segni dei tempi. Come l’incontro con il vescovo di Susa, Giuseppe Castelli, che propone a Alberione di stampare il giornale diocesano La Valsusa con il quale, nel dicembre 1918, parte il nascente gruppo delle Figlie di San Paolo. A Susa le giovani di Teresa Merlo, che ancora non hanno un nome, stampano le lettere pastorali del vescovo, un bollettino per le parrocchie della diocesi e le pagelline per promuovere l’Azione cattolica. Accanto alla tipografia aprono poi una cartolibreria dove offrono libri e oggetti di devozione. «Don Alberione affida le giovani alla protezione speciale dell’apostolo Paolo. E gli abitanti di Susa, vedendo il quadro di Paolo e la grande devozione che le ragazze hanno per il santo, cominciano a chiamarle Figlie di San Paolo. Il nome piace al Fondatore e da quel momento ci siamo chiamate così, il nostro è stato un nome scelto dalla gente», ricorda suor Caiazza. Nel 1922, con la professione religiosa dei primi membri, don Alberione nomina superiora Teresa Merlo, che riceve il nome di Tecla». Nasce una prima comunità.
«Grazie all’accompagnamento formativo di don Alberione e di Maestra Tecla - afferma suor Caiazza - si radica la consapevolezza che la missione paolina è un modo nuovo di evangelizzare, vero ministero di predicazione».
A Roma, dove la Società San Paolo e le Figlie di San Paolo si sono trasferiti nel 1926, stampano il settimanale La Voce di Roma, aprono una piccola libreria e una biblioteca circolante. «Con il permesso dei vescovi, in diverse città italiane arrivano suore con un carico di fede e pacchi di libri. Cercano alloggio presso Istituti religiosi e iniziano a visitare le famiglie. Poi, appena possibile, affittano un piccolo appartamento, si sistemano alla meglio, in grande povertà, e cominciavano a pensare alla libreria. Un apostolato nuovo e uno stile di vita religiosa che si discosta dalle forme tradizionali non tardano ad attirare l’attenzione della gerarchia, che spesso manifesta diffidenza. Molti però approvano e promuovono questo modo di comunicare il Vangelo, adatto ai tempi nuovi», dice ancora suor Caiazza.
Nel 1931 Alberione porta l’opera paolina oltre i confini dell’Italia. Il primo paese è il Brasile.
«Alberione non volle che le religiose si limitassero a fare servizio da banco o porta a porta. Le Figlie di San Paolo “devono” attendere anche alla redazione, scrivendo i fogli, i periodici, i libri che diffonderanno», ricorda la superiora generale.
Le Paoline scrivono biografie di Papi, opere e collane in ambito patristico e catechistico, si lanciano in iniziative editoriali nel campo dei periodici. In Italia, danno vita al settimanale Famiglia Cristiana (che presto, tuttavia, è affidato dallo stesso Fondatore ai Paolini), al femminile Così, alle riviste Via, Verità e Vita e Catechisti Parrocchiali per la catechesi, e alla produzione di filmini e dischi catechistici. Intanto la comunicazione diventa sempre più un fenomeno sociale che interagisce con molti altri aspetti della vita. Nel 1950 nasce dunque il Centro Ut unum Sint per promuovere l’unità dei cristiani, che edita, tra l’altro, una collana e una rivista specifica nell’immediato pre-concilio (1959-1962) e organizza corsi biblici per corrispondenza (1960). Questa iniziativa, scomparsa in Italia, è rinata in Corea, dove contribuisce alla formazione biblica di migliaia di persone, cattolici e no. L’apostolato nel corso degli anni si sviluppa e assume nuovi linguaggi - dal cinema (Sampaolo Film) alla radio - perché, come dice don Alberione già nel 1938 - la stampa non esaurisce tutta la missione paolina.
Le trasformazioni che segnano la società negli anni ’60 e ’70, le novità del Concilio Vaticano ii , la morte di Maestra Tecla nel 1964 e di Alberione nel 1971, portano a grandi cambiamenti anche nelle Figlie di San Paolo. Nel 1994 si elabora un Progetto missionario e da quell’anno si aprono case in Africa (Sud Africa, Zambia, Costa d’Avorio, Angola, Sud Sudan); in America Latina (Repubblica Dominicana e Paraguay); in Asia (Singapore, Tailandia, Vietnam); in Europa (Romania, Repubblica Ceca, Russia).
Oggi si contano circa 2000 consacrate, in 205 comunità, 120 giovani in formazione. «Proclamiamo il Vangelo attraverso l’intera gamma delle possibilità offerte dalla comunicazione con centri di produzione editoriale multimediale e digitale; riviste cartacee e online; librerie e altri centri di diffusione; siti web; radio, televisione (anche web radio e web tv); formazione critica all’uso dei media; animazione biblica e sulla comunicazione», dice suor Teresa Braccio.
«Lo scorso 5 febbraio abbiamo celebrato due anniversari importanti: il 60° dalla morte della venerabile suor Tecla Merlo e i 30 anni dal lancio del marchio editoriale Paoline - ricorda suor Caiazza - Per la prima volta, inoltre, le Figlie di San Paolo hanno presentato il Logo istituzionale che richiama, nel simbolo, la croce del nostro distintivo, e nel nome di sempre – Figlie di San Paolo – la profonda relazione che ci unisce all’Apostolo Paolo. “Innovatrici per vocazione”, oggi ci rimettiamo in cammino. È importante aver rinnovato il marchio editoriale e creato un marchio istituzionale. Sempre però ricordiamo che un marchio, un logo è espressione di una filosofia, di uno stile, di una missio, di una identità. Il mio augurio per tutte noi Figlie di San Paolo è che mai venga meno la coerenza tra ciò che esprimiamo, anche in un marchio, e la nostra vita».
di Vittoria Prisciandaro
Giornalista «Credere» e «Jesus», Periodici San Paolo
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