· Città del Vaticano ·

Il racconto

Una chiave per aprire
la porta della pace

 Una chiave per aprire la porta della pace  QUO-121
29 maggio 2024

È rimasta solo la chiave di una casa bombardata dai russi a Zhitomyr, in Ucraina, e questa chiave è oggi il simbolo della speranza per ripartire, «perché una chiave deve pur esserci per arrivare alla pace». Con queste parole padre Benedetto Sviderskyy, ministro provinciale della Provincia di San Michele Arcangelo dei Frati minori in Ucraina, ha presentato stamani al Papa — nel corso dell’udienza generale in piazza San Pietro — un quadro con alcune immagini fotografiche che documentano le devastazioni causate dalla guerra.

In quelle istantanee — fa presente il religioso — «è raccontata la storia di una delle tante famiglie ucraine che hanno perso tutto. Le foto mostrano la loro abitazione in occasione di una festa di Natale prima della guerra e ciò che di quell’edificio è rimasto dopo i bombardamenti: un cumulo di macerie e, appunto, la chiave di casa, simbolo di ripartenza».

Con padre Sviderskyy erano presenti padre Rafael Makivskyy, custode del santuario della Passione a Sharhorod, nella parte sud-ovest dell’Ucraina, padre Eduard Semko e il sindaco di Sharhorod. Al Pontefice hanno raccontato, in particolare, l’esperienza spirituale della Via Crucis allestita, proprio nei pressi del santuario della Passione, su un itinerario collinare di due chilometri. Sarà consacrata il 25 giugno. «È un luogo diventato, dall’inizio della guerra, simbolo della nostra sofferenza, della nostra disponibilità al perdono e della nostra speranza» spiegano i Frati minori. Francesco ha benedetto un piccolo pannello, simbolo di questa Via Crucis.

Testimoni di violenze ma, al tempo stesso, di speranza sono anche Eugenio ed Eleonora, nipoti del cardinale Ernest Simoni — figli del fratello Ignazio — che hanno accompagnato stamani in piazza San Pietro, insieme ad altri familiari.

Da bambini, quando lo zio Ernest viveva l’atroce prigionia, i due hanno vissuto costantemente spiati dal regime comunista albanese. «Abbiamo subìto anche noi una persecuzione continua» racconta Eleonora. Tanto che, aggiunge, «alcuni nostri parenti sono tra i trentotto martiri albanesi proclamati beati a Scutari nel 2016».

Dalla Repubblica Ceca sono venute in Vaticano una delegazione della regione di Zlín e una della Via Cirillo-Methodiana, nell’ambito della presentazione del percorso che collega Velehrad — nella regione di Zlín, dove è sepolto san Metodio — e Roma, dove si trova la tomba di san Cirillo. L’iniziativa — che rilancia l’eredità spirituale e culturale dei due santi fratelli compatroni d’Europa — sarà presentata anche al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede.

Sono partiti in quindici, il 18 maggio, da Ancona, sulle sedie a rotelle elettriche e hanno percorso la Via Francigena, passando da Assisi, per arrivare oggi in piazza San Pietro. Fanno parte di «Freewheels», associazione di volontariato che aiuta persone con disabilità motoria o visiva a vivere esperienze lungo gli itinerari della fede in Europa.

Circa trecento fedeli delle parrocchie di San Martino e San Mauro in Solopaca, in provincia di Benevento, hanno partecipato all’udienza chiedendo al Papa di benedire e incoronare — con l’antico stellario e la corona originale risalente al 1700, appena restaurata — la statua della Madonna del Roseto, venerata nel santuario mariano situato a 600 metri di altitudine. A guidare il gruppo — con il vescovo di Cerreto Sannita - Telese - Sant’Agata de’ Goti, monsignor Giuseppe Mazzafaro, e il sindaco di Solopaca — il sacerdote Antonio Raccio, rettore del santuario.

Sono arrivati da Reggio Calabria 40 volontari dell’associazione “Il girotondo della vita”, accompagnati dal fondatore, padre Vincenzo Catania, per raccontare al Pontefice «il servizio di pastorale accanto ai malati terminali e ai familiari».

Tra i presenti all’udienza, Rita Coruzzi ha donato al Papa il suo libro Luisa e la sua Africa, sulla figura della missionaria Guidotti Mistrali, uccisa nello Zimbabwe nel 1979.

di Fabrizio Peloni