Francesco ricorda
Uomo di preghiera che dopo l’elezione rimase i primi tre giorni in profonda orazione; non si adattò mai a stili mondani o cedette alle lusinghe della carriera; “compagno dei poveri”; guida per il clero che si impegnò a rinnovare. Papa Francesco ricorda così Benedetto xiii ( Pier Francesco Orsini, 1650-1730), a oggi ultimo Pontefice proveniente dal sud dell’Italia. Esattamente da Gravina in Puglia, dove in questi giorni si celebra il terzo centenario dell’elezione al soglio pontificio dell’illustre “concittadino”.
Stamani, 29 maggio, nella basilica di Santa Maria Assunta, luogo in cui il futuro Pontefice coltivò la vocazione al sacerdozio e alla vita religiosa, ha celebrato la messa il cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle cause dei santi. A conclusione della liturgia, il vescovo di Altamura - Gravina - Acquaviva delle Fonti, monsignor, Giuseppe Russo, ha letto il messaggio in cui Francesco esorta quanti prendono parte all’Anno Orsiniano «a trarre dall’esperienza umana e cristiana» di Benedetto xiii «l’esempio per rinvigorire il cammino».
«Personalità di fede e d’animo buono», prosegue il Pontefice, seppur di famiglia aristocratica «ebbe il coraggio di lasciare tutto e seguire Gesù, entrando nell’Ordine dei Predicatori». Rinunciò quindi alle «lusinghe della carriera per lui già orientata». Quindi «un anno dopo l’ordinazione sacerdotale per obbedienza accettò di entrare nel Collegio dei Cardinali e successivamente di essere nominato vescovo».
«Coltivò il sogno di farsi pastore del gregge, trasformando la contrarietà interiore in un’opportunità», sottolinea Francesco. Mantenne «il fervore di religioso pio e umile» e nelle tre diocesi servite (Manfredonia, Cesena e Benevento) non risparmiò «le forze per adempiere alle responsabilità episcopali, manifestando attenzione per il rinnovamento spirituale del clero».
Dotato di «lungimirante intelligenza» e di «provata cultura», si distinse «per la sollecitudine pastorale e la bontà d’animo». Auspicio del Papa è che questa eredità spirituale possa far rinascere tra i fedeli della Chiesa gravinese il medesimo amore nutrito da Orsini per la Chiesa e i poveri, «suscitando sentimenti di amorevole compassione per il prossimo». In particolare ai sacerdoti, il Papa affida «il compito di sperimentare nel ministero lo stesso afflato che ha infiammato l’intera esistenza di Benedetto xiii ».
«La grande devozione che Orsini ebbe verso la Santa Madre di Dio» è stata invece sottolineata dal cardinale Semeraro nella sua omelia. I contemporanei definirono infatti il Pontefice “cantore mariano”. «Nel dare alle stampe le sue prediche mariane tenute sabato dopo sabato nella cattedrale di Benevento», egli «scrive di averne fatte, dal maggio 1686 al 13 gennaio 1713, ben duecentodiciotto», ha ricordato il porporato. Incoronando l’immagine di Santa Maria delle Grazie, il 3 aprile 1723, il Pontefice pugliese concludeva il suo ultimo sermone con queste parole: “Resta intanto, che Voi, Clementissima Signora... vi compiacciate di scrivermi nel Libro de’ vostri servi, perché così sarò certo di essere scritto ancora nel Libro della Eterna Vita».
Tra i presenti alle celebrazioni — iniziate ieri con un concerto Oratorio e che si concluderanno domani con l’evento commemorativo Habemus Papam - Vita e opere di un uomo al servizio di Dio e della gente — il vescovo Russo e l’emerito, arcivescovo Giovanni Ricchiuti.