A Novara il prefetto del Dicastero delle cause dei santi
Fedeltà pastorale
Una città intera, quella di Novara, coinvolta in una grande festa e gioia per la beatificazione di don Giuseppe Rossi, (1912-1945), martire della fede e della carità, ucciso dai fascisti. Un rivolo di persone, verso la tarda mattinata di ieri, domenica 26 maggio, diventate un fiume poche ore dopo, hanno affollato le strade principali per raggiungere la cattedrale e partecipare alla celebrazione pomeridiana presieduta dal cardinale prefetto del Dicastero delle Cause dei santi in rappresentanza di Papa Francesco (pubblichiamo a parte stralci della sua omelia).
«Con la proclamazione da parte della Chiesa cattolica di don Giuseppe Rossi a beato — ha scritto il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella, nel messaggio inviato al vescovo Franco Giulio Brambilla — vengono riconosciute le qualità di pastore fedele alla propria comunità e di coerenza della testimonianza cristiana del giovane sacerdote». E ancora il capo dello Stato: «La sua dedizione al mandato ricevuto lo pose a rischio della vita, laddove — nel periodo della lotta di Liberazione dell’Italia — intendeva difendere l’esistenza e la dignità delle persone, incarnando valori di verità, giustizia e libertà che troveremo poi trasfusi nella Costituzione della Repubblica».
«La testimonianza corale — ha sottolineato il vescovo di Novara Brambilla — della fama sanctitatis presso la sua gente e la Chiesa di Novara ha mostrato, senz’ombra di ragionevole dubbio, che don Giuseppe ha testimoniato una fedeltà presbiterale e pastorale fino alla fine».
«Una giornata d’immensa gioia — hanno detto i cugini Vania e Renzo Deambrogio, del novello beato —, un’attesa durata vent’anni. Don Giuseppe è un bell’esempio soprattutto per i giovani, perché ha dimostrato l’importanza di donarsi e sacrificarsi totalmente per gli altri».
«Per noi è stato un impegno di grande responsabilità, — hanno sottolineato i pittori Mauro Chiodoni e Sabrina Mattioni - autori dell’immagine svelata del nuovo beato - considerando il materiale fotografico di partenza».
«Esempio di grande fede, ma soprattutto esempio di grande senso civico e appartenenza a un territorio e a una nazione», ha detto il senatore Enrico Borghi. «Esemplare parroco aderente al mandato ricevuto di non abbandonare mai la propria gente», ha rilevato, Giacomo Maurizio Archetti, sindaco di Vignone. «Come tutte le cause da dirimere, anche questa di don Rossi è stata complessa ma siamo giunti ugualmente al riconoscimento martiriale», ha detto la postulatrice Francesca Consolini. Infine il delegato vescovile per la causa di canonizzazione Marco Canali, ha rimarcato: «Don Rossi ha seguito il vangelo sine glossa, facendosi tutto a tutti e conformandosi a Cristo». La messa — accompagnata dalle corali di Varallo Pombia e Sacro Monte Calvario di Domodossola — è stata concelebrata dal vescovo Brambilla, dall’arcivescovo Marco Arnolfo, metropolita di Vercelli, e dal vescovo Gabriele Mana, emerito di Biella, insieme a oltre un centinaio di sacerdoti della diocesi novarese. Inoltre hanno partecipato numerose autorità civili e dell’associazionismo, delle province di Novara e del Verbano Cusio Ossola. (roberto cutaia)