Ginevra , 25. «Un significativo passo avanti»: con queste parole l’arcivescovo Ettore Balestrero, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu e le altre organizzazioni internazionali a Ginevra, ha definito ieri il Trattato sulla proprietà intellettuale, le risorse genetiche e le conoscenze tradizionali associate adottato dalla Wipo (Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale). Il testo stabilisce nel diritto internazionale un nuovo requisito di divulgazione per i richiedenti di brevetti le cui invenzioni sono basate su risorse genetiche e conoscenze tradizionali associate. Si tratta, inoltre, del primo Trattato della Wipo che include disposizioni specifiche per le popolazioni indigene. Un aspetto, questo, apprezzato dall’arcivescovo Balestrero, insieme a «l’inserimento di un linguaggio sensibile agli specifici contesti culturali e giuridici in cui esse vivono». Infine, il rappresentante della Santa Sede ha ribadito «l’importanza di escludere le risorse genetiche umane dall’ambito di applicazione del Trattato», in nome del «rispetto della dignità umana».
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25 maggio 2024
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