Il continente africano, in diversi dei suoi Paesi, è ancora colpito dall’instabilità e bloccato nello sviluppo a causa dei conflitti, del terrorismo, dell’impatto del cambiamento climatico e della continua lotta per l’eliminazione della povertà. E tutto ciò non fa che aumentare la sofferenza di molti, soprattutto i più vulnerabili.
Per questo, ha detto l’arcivescovo Gabriele Caccia, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite — nel corso di un “Open debate” del Consiglio di sicurezza Onu sul ruolo dell’Africa e il mantenimento della sicurezza internazionale e della pace — «è importante riconoscere i significativi progressi compiuti dagli Stati africani nel rafforzare la loro collaborazione per affrontare alcune delle sfide più pressanti del continente». Tra i progressi da menzionare, ha aggiunto l’arcivescovo, ci sono «l’iniziativa dell’Unione africana (Ua) “Silencing the Guns” (Mettere a tacere le armi) per il 2030, che potrebbe essere determinante per arrestare la diffusione della violenza attraverso il commercio illecito di armi da parte di gruppi terroristici e armati» e l’impegno sempre dell’Ua per rispondere alle crisi e ai conflitti.
In secondo luogo, nel denunciare «l’ambizione imperiosa di alcuni Paesi di sfruttare le risorse naturali e i popoli» attraverso «una nuova ondata di colonialismo», l’osservatore della Santa Sede ha invitato la comunità internazionale ad agire «collettivamente per garantire che tutti gli uomini, le donne e i bambini in Africa diventino agenti dignitosi del proprio destino» e a sforzarsi «di sostenere, anziché imporre, e di lasciare all’Africa la libertà di perseguire politiche di sviluppo umano integrale».