· Città del Vaticano ·

La denuncia dell’Onu: di anno in anno nel mondo aumentano vertiginosamente
le vittime civili per i conflitti armati

Un orrore che deve scuotere le coscienze

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23 maggio 2024

Papa Francesco non si stanca di ripeterlo: «Abbiamo bisogno di pace», in un mondo che vive un «tempo di guerra mondiale». A provare drammaticamente le parole che anche ieri il Pontefice ha voluto scandire nel corso dell’udienza generale sono i dati resi noti a New York al Consiglio di Sicurezza dell’Onu: i conflitti armati hanno ucciso lo scorso anno 33.000 civili a livello globale, il 72% in più rispetto al 2022. Tanto che le Nazioni Unite hanno definito il 2023 un annus horribilis.

Sebbene le cifre effettive siano «probabilmente più alte», ha dichiarato Joyce Msuya, vice coordinatrice dei soccorsi dell’Onu nel corso di una riunione ieri sulla situazione delle popolazioni inermi nei contesti di guerra, i danni e le sofferenze causati ai civili nel 2023 «segnalano un’allarmante mancanza di rispetto per il diritto internazionale umanitario ed i diritti umani». Richiamata l’attenzione in particolare su Gaza, dove l’operazione militare israeliana — ha dichiarato — ha «provocato morte, distruzione e sofferenza a un ritmo e su una scala senza precedenti nel recente passato», in particolare tra i più piccoli. Msuya ha infatti voluto ricordare come l’Unicef abbia definito quella in corso nella Striscia una «guerra contro i bambini».

Lo scenario non è certo più confortante in Sudan, dove tra aprile 2023 — quando è scoppiato il conflitto tra esercito e paramilitari — e il successivo dicembre oltre 12.200 persone sono state uccise e altre 33.000 ferite. In Ucraina, lo scorso anno il numero di vittime civili causate da mine antiuomo e residuati bellici è aumentato del 16%, con 116 civili che hanno perso la vita e 383 feriti.

La gravità della situazione globale chiama in causa anche la Repubblica Democratica del Congo, il Mali, il Myanmar, la Nigeria, la Somalia, il Sud Sudan, la Siria. Luoghi diversi, di dignità umana calpestata, il cui orrore senza fine deve scuotere le coscienze. Proprio nel dibattito all’Onu sulla protezione dei civili nei conflitti armati lo ha ricordato l’osservatore permanente della Santa Sede, l’arcivescovo Gabriele Caccia, richiamando le parole del Papa nell’evidenziare quanto sia imperativo che le vittime civili non vengano viste come «danni collaterali», ma come «uomini e donne», con «nomi e cognomi».