Preoccupante il blocco
Il blocco degli aiuti umanitari nelle zone di conflitto e l’aumento degli attacchi al personale umanitario sono oggi fonte di «grande preoccupazione». Lo ha ricordato l’arcivescovo Gabriele Caccia, osservatore permanente della Santa Sede alle Nazioni Unite, nella dichiarazione resa ieri a New York al dibattito aperto del Consiglio di Sicurezza dell’Onu sulla protezione dei civili nei conflitti armati.
Nel chiedere il rispetto del diritto umanitario internazionale, la delegazione della Santa Sede ha condannato «qualsiasi tentativo di ostacolare la consegna di forniture come cibo, acqua e medicine» a coloro che soffrono le conseguenze della guerra, così come gli «attacchi indiscriminati» al personale umanitario e medico.
L’«impatto maggiore» degli effetti catastrofici dei conflitti è d’altra parte quello sui civili, ha rimarcato l’arcivescovo Caccia, evidenziando come la guerra moderna non si svolga più «esclusivamente» sul campo di battaglia, ma colpisca infrastrutture civili, scuole, ospedali, luoghi di culto, ripercuotendosi «in modo sproporzionato» sulle vite di persone innocenti e indifese. Di qui una esortazione a «proteggere in modo particolare i luoghi di culto nelle zone di conflitto», che servono anche come strutture di «assistenza e protezione per chi è in difficoltà».
Richiamata inoltre la crucialità della cessazione della produzione, dello stoccaggio e dell’uso di armi indiscriminate, come mine, munizioni a grappolo e armi esplosive.