· Città del Vaticano ·

La visita del Papa a Verona

Festa di popolo

 Festa  di popolo  QUO-116
23 maggio 2024

Prima di pensare a ciò che di “utile” rimane della visita di Papa Francesco a Verona lo scorso 18 maggio, è bello ricordarsi che — come scrisse Romano Guardini in Lo spirito della liturgia (1930) — la Chiesa e la sua opera non puntano solo a uno scopo, ovvero che ogni proprio sforzo e lavoro abbiano un fine immediatamente pratico, ma anche a un senso, cioè una libera gratuità che esprima un riflesso e una rivelazione di quel Dio che è amore e splendore. Guardini, una cui copia del certificato di battesimo abbiamo donato a Papa Francesco, ne parlava in particolare riguardo alla liturgia, usando nel descriverla termini legati a gioco ed esuberanza; ma se è vero che la celebrazione liturgica è l’occasione più grande in cui si esprime la fede e la vita della Chiesa, allora il fatto di presentare una visita papale come una festa non è qualcosa di riduttivo.

Abbiamo vissuto una festa popolare, caratterizzata proprio dalla presenza di tanta gente, da una gioia diffusa e dall’armonia — parola risuonata più volte nelle parole del Pontefice quel giorno — pure tra forme e punti di vista diversi. La festa è stato il grande filo conduttore. Lo si è capito fin dai primi metri in auto di Papa Francesco dopo l’atterraggio in elicottero, con tanta gente che provava ad allungare la mano per toccarlo o almeno a incrociare il suo sguardo; il calore diffuso, pur all’insegna del grande rispetto, ha dovuto far ricredere tutti quelli che pensavano con pregiudizio a una città fredda.

Se la festa, poi, è mettere insieme età e stili diversi, grande prova è stata data nella prima tappa, a San Zeno: separati dal magnifico portale in bronzo si sono incontrati con il Papa da una parte presbiteri, diaconi e vita consacrata, dall’altra i bambini. Elemento comune l’invito all’impegno per la pace e la giustizia pure nelle piccole occasioni, così come le tantissime mani strette, senza fretta e con una particolare predilezione per i più fragili.

Pure “Arena di pace 2024” è stata all’insegna della festa: si sono affrontati temi e testimonianze tragiche, ma lo si è fatto all’insegna della speranza e della bellezza che garantisce quell’anfiteatro romano, così come l’arte, in particolare teatro, danza e musica, con quest’ultima rappresentata in tanti generi, dalla lirica al pop.

Festa si è fatta, almeno per un giorno, pure nella Casa circondariale di Montorio: hanno cantato e sorriso insieme detenuti, volontari, agenti di polizia penitenziaria; le parole di Papa Francesco, all’insegna della dignità di ogni persona, di fiducia e di speranza, hanno trovato piena conferma e testimonianza nei gesti.

Non poteva che essere festa anche allo stadio Bentegodi (oltre 30.000 presenze), completamente esaurito ed espressione di tutte le realtà della diocesi di Verona. Papa Francesco è stato accolto da una folla entusiasmata dall’animazione e dalle testimonianze proposte dalla Pastorale giovanile. I primi a tendere la mano al Pontefice sono stati alcuni disabili e, dopo di loro, centinaia di bambini, giovani, anziani e famiglie. Gioia e familiarità sono state le caratteristiche della celebrazione eucaristica della vigilia di Pentecoste, con protagonisti i rappresentanti dei tanti volti di questa Chiesa e migliaia di coristi che cantavano all’unisono.

A pochi giorni dalla festa liturgia di San Zeno, 21 maggio, Verona ha vissuto la festa e sperimentato in maniera reale quanto nella liturgia si chiede nell’orazione per il patrono, ovvero il dono di essere una comunità concorde. Questo è stato e di questo siamo grati; l’intraprendenza, il coraggio e l’audacia, che Papa Francesco ha ricordato essere patrimonio e allo stesso tempo missione dei veronesi, si sono unite con il desiderio delle persone e delle istituzioni di lavorare concordi nella stessa direzione. Tutti ci siamo messi in ascolto e al fianco, pur con punti di partenza diversi, gli uni degli altri e con la persona, il Papa, che per molti oggi incarna più di ogni altra la gioia del Vangelo e la ricerca della pace.

di Domenico Pompili
Vescovo di Verona