· Città del Vaticano ·

La buona Notizia
Il Vangelo della domenica della Santissima Trinità (Mt 28, 16-20)

Promessa al mondo intero

 Promessa al mondo intero  QUO-114
21 maggio 2024

Al tempo della morte di Gesù, una sua “risurrezione” fu prevista dalle autorità che misero alcune guardie davanti al sepolcro nel quale era stato deposto per assicurarsi che i suoi seguaci non potessero rubare il corpo. Quando il sepolcro fu trovato vuoto, fecero circolare la storia che avevano concordato prima, ovvero che, appunto, quel furto c’era stato, che il suo ritorno alla vita era stato un imbroglio. In un caso del genere, il dubbio sarebbe stato ragionevole e la spiegazione ufficiale a modo suo sarebbe stata confortante. Non c’era alcun bisogno di credere che era accaduto qualcosa che avrebbe sconvolto e rotto tutto ciò che era familiare. Tristezza e rassegnazione, perfino timore e rammarico, erano abitudini antiche, troppo universali per meritare molta attenzione. Come comprendere la vita umana senza di esse?

I discepoli di Cristo — la maggior parte di essi — credettero perché lo amavano. La grande gioia poteva soverchiare la paura e lo scetticismo, e il loro caro amico e maestro era vivo, era stato loro restituito, rendendo futili i dubbi e le domande. Che cos’altro si poteva dire se non che aveva spezzato le catene della morte per amore verso di essi? Egli disse loro nuovamente che li avrebbe lasciati e che non li avrebbe mai abbandonati. Disse: «Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo»; non per tutta la loro vita, ma sino alla fine della storia. In pochissime parole dischiude loro il significato della sua risurrezione. È una promessa a tutte le nazioni per sempre, una speranza, una gioia e un’assicurazione che i discepoli devono annunciare nel suo nome. La fiducia nel fatto del suo ritorno alla vita è trasformata in fede in una presenza divina che li renderà servitori della sua amorevole sollecitudine per il mondo intero. 

di Marilynne Robinson