In dialogo su migrazioni
Papa Francesco all’apertura dei lavori nell’aula nuova del Sinodo
Le problematiche del mondo di oggi, tra ideologie che appiattiscono, fenomeni migratori e manifestazioni antisemite, e quelle della Chiesa, come l’accorpamento delle diocesi o l’accompagnamento dei sacerdoti, sono state al centro del dialogo tra Papa Francesco e i vescovi della Conferenza episcopale italiana ieri pomeriggio, lunedì 20 maggio, nell’Aula nuova del Sinodo. Poco prima delle 16, il Papa ha aperto la 79a assemblea generale della Cei. Con i circa 200 vescovi italiani Francesco ha pregato l’Ora media, poi ha rivolto loro un saluto e infine ha consegnato un testo scritto preparato.
Colloquio di un’ora e mezza
Come da inizio del pontificato, il Papa ha poi voluto dialogare a porte chiuse con i presuli italiani — già incontrati nelle sedici visite “ad limina” dei mesi scorsi — invitandoli a parlare liberamente e apertamente. Per un’ora e mezza, fino alle 17.30 Papa Francesco ha quindi ascoltato le loro domande e offerto risposte e spunti di riflessione.
Numerosi i temi avvicendatisi nel corso del dialogo: i giovani, quelli che restano e quelli che vanno via dall’Italia “impoverendola”, la preoccupazione per il loro presente e il loro futuro, le ideologie che si insinuano nella cultura e nella società, il calo delle vocazioni nascenti e la cura di quelle presenti, l’accoglienza dei migranti, quale dovere morale, l’inquietudine per il ritorno di espressioni di antisemitismo, la sinodalità, l’accompagnamento dei pastori ai sacerdoti.
Una delle tematiche principali è stata l’accorpamento delle diocesi italiane, una questione per la quale Francesco già nel suo primo incontro con la Cei del 2013 aveva esortato a una riflessione approfondita e a soluzioni pratiche, tenendo sempre conto delle perplessità di alcuni degli stessi vescovi circa le diverse identità culturali di ogni territorio e il rischio di un ingrandimento tale da creare difficoltà nella prossimità dei pastori. Situazioni rappresentate al Papa anche nelle diverse visite ad limina delle Conferenze episcopali regionali che hanno consentito al Pontefice di “avere informazioni” prima poco chiare.
In questi anni sono state 22 le diocesi italiane unificate in persona episcopi. Ma non è detto che si continui su questa strada, è quello che emerso nel dialogo tra il Papa e i vescovi: è possibile infatti un ripensamento di questa procedura. Una proposta è quella di unificare più che altro le strutture, inclusi gli stessi seminari regionali (spesso popolati da un esiguo gruppo di aspiranti sacerdoti), come sollecitato dal Papa stesso in diverse occasioni in passato.
La questione è strettamente legata all’altro tema, affrontato a più riprese, del calo delle vocazioni. Alcuni vescovi hanno fatto presente la riduzione di comunità, sacerdoti e religiosi e Francesco ha richiamato l’esempio di diverse Chiese, specie quelle dell’America latina, dove l’attività della comunità è gestita da laici e suore.
Accompagnamento sinodalità, preghiera
Focus nel colloquio anche sulla esperienza della sinodalità e sulla indicazione a seguire con affetto paterno i sacerdoti, che necessitano di essere accompagnati nei cambiamenti e nelle trasformazioni culturali del tempo moderno. Davanti ai problemi il Papa ha incoraggiato a non spegnere l’entusiasmo, nella certezza che Dio mai abbandona e anche con la forza dello Spirito Santo che aiuta ad affrontare le difficoltà con una mentalità e un atteggiamento nuovi.
In dono il libro «Santi e non mondani»
Forte l’invito del Papa a vivere una Chiesa sinodale e anche a realizzare una solida formazione dei sacerdoti e dei laici, così da non cadere nella brutta tentazione del clericalismo. A tal proposito, è stato simbolico il dono consegnato dal Pontefice ai vescovi Cei: il libro Santi e non mondani, edito dalla Libreria Editrice Vaticana (Lev). Si tratta di una raccolta di contributi di Jorge Mario Bergoglio di epoche diverse: un testo del 1991, intitolato Corruzione e peccato, la Lettera ai sacerdoti della Diocesi di Roma dell’estate 2023, e un’introduzione inedita dello stesso Pontefice. Tutti testi accomunati dalla denuncia della “mondanità spirituale” quale vera e propria piaga della fede.
Il saluto a giovani camerieri
Dopo un lungo baciamano e i saluti personali ai vescovi che hanno poi vissuto un momento di preghiera con il Rosario per la pace nella basilica di San Pietro, Francesco ha lasciato l’aula per fare ritorno a Santa Marta. Prima però, affiancato dal cardinale presidente Matteo Maria Zuppi, ha voluto salutare il gruppo di camerieri del catering “La locanda dei girasoli”, a Roma, che riunisce e dà impiego a giovani disabili o con la sindrome di Down. Tutti in fila con le loro divise, questa sera, erano emozionatissimi per aver potuto salutare il Successore di Pietro.
di Salvatore Cernuzio
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