Il titolo, Noi Giuda, non è un plurale maiestatis; lo spettacolo in scena al Teatro Parioli-Costanzo di Roma fino al 26 maggio, scritto e diretto da Angelo Longoni, si rivolge direttamente agli spettatori. Protagonista Massimo Ghini, da solo in scena, una figura incappucciata dal volto in ombra; sullo sfondo, spezzoni video dei tanti Gesù del cinema contemporaneo, da Joaquin Phoenix a Jim Caviezel, accompagnati dalle musiche originali composte da Paolo Vivaldi in collaborazione con Aldina Vitelli. «Dopo essere comparso nelle antiche vesti del traditore — scrive Vito Bruschini nella sua riflessione sullo spettacolo — un uomo disprezzato da generazioni e generazioni di uomini emerge da quella tunica come una crisalide dal suo bozzolo per trasformarsi in un elegante signore dei nostri giorni in smocking e papillon». Un esperto affabulatore che dialoga con il pubblico, come in un Ted Talk, smontando e rimontando le impalcature di frasi dei Vangeli per far “vedere” la storia di Gesù con occhi nuovi, come se fosse raccontata per la prima volta. Anche perché, nota Longoni nel suo testo teatrale, «due persone su tre hanno il Vangelo a casa» ma questo non significa che lo abbiano letto. Eppure le frasi “famose” le conosciamo tutti, continua il protagonista, facendo terminare dal pubblico incipit come «Chi è senza peccato…». Ad ogni botta e risposta il pubblico scopre di riuscire a finire sempre la frase. Particolarmente interessante la parte del monologo dedicata a Barabba, analizzato nell’etimologia del nome, in aramaicoBar Abbas, “figlio del padre” e quindi in un certo senso l’alter ego di Gesù. Un gioco di rimandi che torna nella dissolvenza finale, quando il personaggio torna a staccarsi di nuovo dall’attore che lo ha impersonato. (silvia guidi)
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21 maggio 2024
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