Chiesa aperta a tutti,
La Chiesa è aperta a tutti: «Tutti, tutti, tutti». Papa Francesco torna a ribadire il principio di accoglienza, cardine del suo pontificato, nell’intervista concessa a Norah O’Donnell, direttrice di «Cbs Evening News». Del colloquio, registrato a Santa Marta il 24 aprile scorso, sono state mandate in onda due parti nel programma 60 Minutes. «Il Vangelo è per tutti», sottolinea il Papa, per tutti noi che siamo peccatori: «Anch’io sono un peccatore». E «se la Chiesa mette alla sua porta una dogana, cessa di essere la Chiesa di Cristo», afferma Francesco che offre un chiarimento sulla questione delle benedizioni alle unioni omosessuali, di cui parla il documento dottrinale Fiducia supplicans. «La benedizione è per tutti»: si può benedire ogni persona, ma non l’unione omosessuale, spiega il Pontefice: «Quello che ho permesso non è stato di benedire l’unione». Questo va contro «la legge della Chiesa».
La maternità surrogata è un business
Ancora sull’omosessualità, la giornalista ricorda quando il Papa ha affermato che «l’omosessualità non è un crimine». «No. È un fatto umano», risponde Francesco. Mentre torna a stigmatizzare la maternità surrogata «diventata un business: e questo è molto brutto. È molto negativo». Per alcune donne, ad esempio quelle malate, tuttavia potrebbe essere l’unica speranza, osserva la giornalista. «Potrebbe esserlo. L’altra speranza è l’adozione», ribatte il Papa, invitando a non eludere il principio morale.
Le critiche dei “conservatori”
Alla domanda sulle critiche che gli rivolgono alcuni vescovi conservatori negli Stati Uniti d’America, il Papa risponde: «Conservatore è colui che si aggrappa a qualcosa e non vuole vedere oltre. È un atteggiamento suicida, perché una cosa è tenere conto della tradizione, considerare le situazioni del passato, un’altra è chiudersi in una scatola dogmatica».
L’appello ai Paesi in guerra: «Fermatevi!»
Nell’intervista, realizzata in preparazione alla Giornata mondiale dei bambini del 25 e 26 maggio a Roma, lo sguardo non può che andare ai più piccoli, a cominciare da quelli che soffrono in guerra: a Gaza, in Ucraina, con i bambini che «hanno dimenticato come si sorride». Proprio pensando a loro il Vescovo di Roma lancia un appello ai Paesi in guerra: «Fermatevi. Fermate la guerra. Dovete trovare un modo per negoziare la pace. Sforzatevi di raggiungere la pace. Una pace negoziata è sempre meglio di una guerra infinita... Per favore, fermatevi. Negoziate».
Le ideologie sempre cattive
Con un focus alla guerra in Israele e a Gaza, quindi alle proteste nei campus universitari e al crescente antisemitismo, il Pontefice ribadisce che: «Ogni ideologia è cattiva, e l’antisemitismo è un’ideologia, ed è cattiva. Ogni “anti” è sempre cattivo. Si può criticare un governo o un altro, il governo di Israele, il governo palestinese. Si può criticare quanto si vuole, ma non “anti” un popolo. Né anti-palestinese né antisemita».
Migranti, tanta gente «si lava le mani»
Sulla stessa scia Jorge Mario Bergoglio, parlando della sofferenza di tanti migranti, denuncia il fatto che tanta gente «si lava le mani: ci sono tanti Ponzio Pilato a piede libero là fuori... che vedono quello che succede, le guerre, le ingiustizie, i crimini... È indifferenza… Per favore, dobbiamo far sì che il nostro cuore torni a sentire. Non possiamo rimanere indifferenti di fronte a questi drammi umani. La globalizzazione dell’indifferenza è una malattia molto brutta».
Il Papa giudica «una pura follia» la notizia, ricordata dalla O’Donnell, che lo Stato del Texas sta cercando di chiudere un’associazione cattolica al confine con il Messico che offre assistenza umanitaria a immigrati privi di documenti. «Chiudere il confine e lasciarli lì, è una follia», dice. «Il migrante deve essere accolto. Poi si vedrà come gestirlo. Forse bisogna rimandarlo indietro, non lo so, ma ogni caso deve essere considerato in modo umano».
Nessun abuso può essere tollerato
Non manca nell’intervista un cenno alla questione degli abusi nella Chiesa, un crimine che il Papa ripete: «Non può essere tollerato». Al contempo riconosce che bisogna continuare a «fare di più», perché «purtroppo la tragedia degli abusi è enorme» e bisogna fare in modo che questo non solo venga punito ma non accada mai più.
No alle donne diacono
Sul ruolo delle donne nella Chiesa, il Papa ribadisce che sono loro quelle che portano avanti «tutti i tipi di cambiamenti», perché «sono più coraggiose degli uomini» e «sanno come proteggere al meglio la vita». Ma «fare spazio alle donne nella Chiesa non significa dare loro un ministero. La Chiesa è una madre e le donne nella Chiesa sono quelle che aiutano a promuovere questa maternità», rileva il Papa. Che tuttavia ribadisce il no alla possibilità della ordinazione femminile: «Se si tratta di diaconi con gli Ordini sacri, no. Ma le donne hanno sempre avuto, direi, la funzione di diaconesse senza essere diaconi, giusto? Le donne sono di grande servizio come donne, non come ministri, come ministri in questo senso, all’interno degli Ordini sacri».
La crisi climatica punto di non ritorno
Severo il giudizio del Papa sulla crisi climatica del nostro tempo: «Purtroppo siamo arrivati a un punto di non ritorno», scandisce nella seconda parte dell’intervista. «Il riscaldamento globale è un problema serio. Il cambiamento climatico in questo momento è una strada verso la morte». Per il Papa si tratta di «qualcosa di provocato». «Lei ha dato la colpa ai Paesi ricchi...», suggerisce la giornalista. «In gran parte sì — risponde Francesco — perché sono quelli che hanno un’economia e un’energia basata sui combustibili fossili che stanno creando questa situazione». Gli stessi Paesi possono quindi «fare la differenza, data la loro industria e tutto il resto», tuttavia «è molto difficile creare una consapevolezza in merito. Organizzano una conferenza, tutti sono d’accordo, firmano e poi ciao ciao. Ma dobbiamo essere molto chiari: il riscaldamento globale è allarmante».
Salute e prossimi viaggi
Immancabile, come in ogni intervista, un cenno alla sua salute: «La mia salute? Sta bene», spiega Papa Francesco sorridendo. Ancora una volta nega l’intenzione di rinunciare al pontificato: «Non mi è mai venuto in mente. Forse se verrà il giorno in cui la mia salute non potrà più andare avanti. Forse… perché l’unica infermità che ho è quella al ginocchio, che sta migliorando molto. Ma non ci ho mai pensato».
Quanto ai viaggi in programma, oltre a quelli confermati in Asia e Oceania e quello in Belgio e Lussemburgo tutti a settembre, il Pontefice aggiunge la possibilità di una tappa negli Stati Uniti per il Summit of the Future delle Nazioni Unite: «Non è certo. È una possibilità… Se andrò — dice — sarà per parlare di pace. Se si presentasse l’occasione, sarei disposto ad andare».