· Città del Vaticano ·

Intervista all’arcivescovo di Islamabad-Rawalpindi, Joseph Arshad

Nuove sfide per i cattolici
del Pakistan

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18 maggio 2024

Il Pakistan è un Paese con elevati tassi di crescita della popolazione, che già raggiunge i 230 milioni, e per questo la Chiesa cattolica prosegue il suo lavoro nel campo dell’istruzione tramite la creazione di nuove scuole. A raccontare l’instancabile impegno della minoranza cattolica in Pakistan è l’arcivescovo di Islamabad-Rawalpindi e presidente della Conferenza episcopale pakistana (Cep), monsignor Joseph Arshad, in un’intervista ai media vaticani durante la sua visita a Roma dove giovedì ha incontrato l’inviato speciale della Farnesina per la promozione della libertà religiosa, Davide Dionisi. Tra i temi centrali dell’incontro proprio l’accesso all’istruzione per i più vulnerabili, per i piccoli appartenenti a gruppi svantaggiati e per coloro che vivono in aree remote o in estrema povertà. «Oggi ancora metà della popolazione del Pakistan è analfabeta e tra i cristiani il numero delle persone senza un’istruzione è persino più alto», spiega il presule, che ricorda poi il tradizionale impegno della Chiesa locale nel campo dell’educazione. «Abbiamo bisogno di costruire più scuole — osserva — perché tutte le città in Pakistan si stanno espandendo e la Chiesa deve ancora contribuire all’educazione del popolo pakistano. Le scuole cattoliche sono aperte anche agli appartenenti ad altre confessioni religiose, come si evince dal fatto che la maggior parte di chi frequenta le nostre scuole è musulmano ma riconosce che da noi vengono offerti degli standard di istruzione più elevati».

Monisgnor Arshad si sofferma poi sull’anno della famiglia, che la Chiesa cattolica ha celebrato in Pakistan nel 2023. «Bisogna tornare a riflettere sulla questione della famiglia — afferma —. Con il tempo la vita è cambiata: il diffondersi della vita digitale e di ritmi di vita più veloci nella società rendono urgente l’esigenza di tornare alla famiglia. È stata un’occasione per parlare dei valori cristiani della famiglia, come la promessa che fanno marito e moglie al momento del loro matrimonio. Ne ho potuto parlare anche alla televisione nazionale ed è stato un anno molto bello per la mia diocesi».

Il presule, nell’intervista, affronta infine il tema dell’importanza del dialogo interreligioso e la questione del processo di beatificazione di Akash Bashir. «Il dialogo interreligioso è molto importante — dichiara —. Dal periodo in cui ero bambino in cui in Pakistan non c’era possibilità per i cristiani di visitare le moschee e per i musulmani di visitare le chiese molto è cambiato. Ma credo ci sia ancora tanta strada da fare, poiché il dialogo deve penetrare tra la gente comune, nella società. La libertà religiosa è molto importante».

Riguardo la beatificazione di Bashir, il giovane pakistano ventenne che il 15 marzo 2015 a Lahore si è immolato per fermare un terrorista che voleva compiere una strage nella chiesa di San Giovanni, l’arcivescovo osserva: «Per noi cristiani è una figura molto importante, perché ha dato la sua vita in difesa della Chiesa e dei cristiani. Per i nostri giovani è un eroe ed è per noi un esempio della chiamata a dare la nostra vita per Gesù e testimoniare che Dio è amore».

di Valerio Palombaro