«Nessun atleta, così come nessuna persona, cammina da solo nella vita». A mettere subito l’accento sulla stretta relazione tra sport e spiritualità è stato il cardinale José Tolentino da Mendonça, prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione, che ha dato il via ieri pomeriggio, 16 maggio, ai lavori del colloquio internazionale presso l’Istituto di cultura francese Saint Louis a Roma. La Conferenza di tre giorni dal titolo Mettere la vita in Gioco termina domani, sabato 18, con una staffetta della solidarietà aperta a tutti presso il Circo Massimo.
Citius, altius, fortius
«Più veloce, più in alto, più forte»: il porporato ha voluto ricordare il centenario del motto olimpico ideato proprio da un ecclesiastico, il frate domenicano Henri Didon. La Chiesa — ha spiegato il prefetto del Dicastero organizzatore, citando san Giovanni Paolo ii — si riconosce nei valori più umani dello sport e allo stesso tempo ha molto da offrire al mondo dello sport. Gesù è il vero atleta di Dio, che nel suo messaggio e nei suoi gesti ispira la vita e la disciplina di tutti gli sportivi». Anche Papa Francesco giunge a paragonare sport e santità quando dice: «Per me allenarmi è chiedere ogni giorno a Dio: “Che cosa vuoi che faccia, che cosa vuoi della mia vita?”».
Esempio di sinodalità sportiva
Oltre una trentina i relatori che nei tre giorni del convegno si alternano sul palco dell’Auditorium di Saint Louis: rappresentanti del mondo dello sport, teologi, filosofi e sociologi, religiosi, con l’obiettivo di camminare insieme nell’approfondimento dei valori comuni e alla ricerca di nuovi elementi ispiratori. Non a caso ad aprire i lavori sono state proprio le testimonianze di chi vive nel quotidiano la dimensione spirituale dello sport. Silvia Salis, già olimpionica nel lancio del martello e vicepresidente vicario del Coni, ha messo l’accento sulla disciplina della rinuncia personale che caratterizza la vita dello sportivo in nome di un obiettivo più alto, il cui conseguimento non è scontato; il valore dell’«affidarsi» completamente a qualcuno che sappia guidarti nelle difficoltà della vita e dello sport. Un tema che è stato approfondito anche da Arturo Mariani, atleta paralimpico della Nazionale italiana di calcio amputati, e da Francesca Salvia, madre di due atleti professionisti.
Nella seconda tavola rotonda, moderata da Alessandro Gisotti, vice direttore editoriale dei media vaticani, è intervenuta Isabelle de Chatellus, direttrice del programma Holy Games, voluto dalla Chiesa francese per dare un’anima spirituale ai Giochi di Parigi.
Lo spirito olimpico
A traslare il tema del legame tra spiritualità e sport nel difficile contesto internazionale è stata l’ambasciatrice di Francia presso la Santa Sede, Florence Mangin, che ha ricordato gli imminenti Giochi Olimpici di Parigi 2024 e l’importanza determinante che lo sport può avere sulle relazioni internazionali anche nella loro fase più critica. La promozione della pace e il rispetto dell’altro rappresentano un binomio inscindibile tanto nella dimensione sportiva che in quella spirituale ed ecclesiale, ha affermato. Elementi che rappresentano i capisaldi di una profonda riflessione che può risvegliare la speranza anche nei momenti più bui della storia dell’umanità.
di Stefano Leszczynski