· Città del Vaticano ·

La buona Notizia
Il Vangelo della domenica di Pentecoste (Gv 15, 26-27; 16, 12-15)

Uniti nella gloria

 Uniti nella gloria  QUO-108
14 maggio 2024

Queste due schegge del Vangelo di Giovanni, perle preziose che sembrano bruciare fra le nostre mani nel momento stesso in cui ci disponiamo a raccoglierle, ricavate dal grande discorso rivolto da Gesù agli apostoli prima del commiato finale, perno essenziale di molta letteratura anche moderna, basti pensare a quella russa del diciannovesimo secolo, aprono uno spazio vertiginoso fra la realtà ultima, che non possiamo verificare e penultima, nella quale invece operiamo. Nella prima parte c’è l’invito a dare testimonianza della propria fede, qui ed ora, non chissà dove e quando, in una costante sequela col Padre. Nella seconda abbiamo l’annuncio della verità futura in cui tutti ci ritroveremo uniti nella gloria.

   Il  cuore batte forte nella dichiarazione di Gesù: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso» (16, 12). Dove trovare un’esortazione altrettanto forte e consapevole della nostra umana fragilità? Dio qui, attraverso il Figlio, si appresta a distribuire i carichi sulle nostre povere spalle. Lui solo conosce le zavorre che possiamo portare e quelle che invece ci impedirebbero la marcia. Non noi che magari saremmo pronti ad accettare un compito impossibile da risolvere. Appena ci mettiamo in sintonia con queste parole che Gesù pronuncia nell’amore confidente e sconfinato, comprendiamo la natura intrinsecamente lirica del Cristianesimo nel quale la dimensione emotiva del discorso illumina le zone d’ombra e i misteri senza la possibile protervia di una conclusione affrettata, o la chiusura falsamente definitiva della risposta unica, lasciandoci sino all’ultimo liberi di agire, autonomi sì ma non autosufficienti, nella speranza radicale da cui siamo pervasi, in attesa che il Paraclito possa rivelarci quello che da soli non potremo mai sapere.

di Eraldo Affinati