· Città del Vaticano ·

Il cardinale Parolin ha aperto a Roma i lavori del secondo World Meeting on Human Fraternity

Senza dialogo
non si costruisce la pace

 Senza dialogo non si costruisce la pace  QUO-105
10 maggio 2024

«Pur riaffermando il diritto inalienabile all’autodifesa, la guerra è sempre un fallimento dell’umanità tutta e non solo delle singole parti coinvolte». Tutte le guerre sono in contraddizione con la dignità umana e «non sono destinate per loro natura a risolvere i problemi ma piuttosto ad aggravarli». Con queste considerazioni il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, ha aperto oggi il “Tavolo per la pace” tenutosi a Roma, presso il Palazzo della Cancelleria. Con il porporato circa trenta premi Nobel per la pace tra cui Rigoberta Menchú Tum dal Guatemala, Dmitrij Muratov dalla Russia, Tawakkol Karman dallo Yemen, oltre a personalità come Graça Machel Mandela, vedova di Nelson Mandela e l’amministratore della Nasa, Bill Nelson.

L’evento ha dato il via alla manifestazione #BeHuman, il secondo World Meeting on Human Fraternity organizzato per il 10 e 11 maggio dalla Fondazione “Fratelli tutti”: dodici i tavoli tematici aperti al pubblico e alcuni trasmessi in diretta streaming, con la partecipazione di scienziati, economisti, medici, manager, lavoratori, campioni dello sport e semplici cittadini. Tutti insieme per cercare alternative alle guerre e alle povertà ispirandosi al principio di fraternità.

«Dio — ha detto Parolin — ha creato gli uomini per vivere nella pace e per custodire il Creato, non per distruggerlo» e ha evidenziato come la guerra, colpendo la dignità umana e ponendosi in direzione diametralmente opposta alla creazione, «non attenta solo alla dignità altrui ma anche alla propria». Secondo il segretario di Stato, oggi va messo in discussione lo stesso concetto di “guerra giusta”, «nato in un’epoca in cui i conflitti avevano portata relativamente limitata. Nell’era contemporanea, con l’avvento delle armi nucleari e di distruzione di massa, questa teoria si presenta come altamente problematica».

Nel suo indirizzo di saluto il porporato ha fatto più volte riferimento a Spes non confundit, la bolla di indizione del Giubileo del 2025 promulgata ieri da Papa Francesco e ha sottolineato come «senza dialogo non solo non si costruisca la pace, ma si inneschi la guerra, la quale alla voce della diplomazia sostituisce quella delle armi». Il porporato ha citato i tre ambiti di impegno individuati dal Pontefice affinché si inizi a seminare germi di pace: rimediare alle cause delle ingiustizie; ripianare i debiti iniqui e insolvibili; saziare gli affamati. «La liberazione dall’ingiustizia promuove la libertà e la dignità umana» e fondamentale, secondo il cardinale Parolin, è «la tutela della giustizia sociale, soprattutto nel contesto attuale dove il valore della persona è seriamente minacciato dalla tendenza diffusa a ricorrere esclusivamente ai criteri dell’utilità e dell’avere». L’assenza di giustizia sociale, ha affermato ancora, è premessa della povertà, «una delle più grandi ingiustizie del mondo contemporaneo» in cui «coloro che possiedono molto sono relativamente pochi e quelli che non possiedono quasi nulla sono moltissimi». Da qui deriva la «mancanza di educazione che spesso induce ad aderire a estremismi e fondamentalismi».

Oltre alla povertà delle persone, il cardinale ha citato quella dei paesi che «non riescono a tenere il passo con il debito estero»: pur riaffermando «il principio in base al quale il debito contratto debba essere onorato», secondo Parolin occorrerebbe «non compromettere il diritto fondamentale dei popoli alla sussistenza e al progresso», riscoprendo la fraternità fra le nazioni.

Particolare attenzione va poi dedicata alla problematica delle armi: nel 2023 le spese relative a questo ambito ammontavano a 2443 miliardi di dollari, mentre l’aiuto allo sviluppo sfiorava appena i 233 miliardi. «Le guerre continuano a proliferare perché l’industria delle armi sostiene di fatto l’economia di molti paesi», ha rilevato il porporato ripetendo con forza le parole di Pio xii : «Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra».

«Dobbiamo fare tutto il possibile per porre fine alla guerra, ai conflitti che stanno devastando il mondo: in Ucraina, a Gaza e nel Sudan meridionale», ha dichiarato ai media vaticani Graça Machel Mandela: «Dobbiamo iniziare a discutere le cause profonde perché senza toccare le ragioni per cui esiste un conflitto possiamo parlare di pace, ma il conflitto si ripresenterà sempre. La mia speranza è che si possa inviare un messaggio per unire la famiglia umana nella fraternità».

Di fronte alla crisi globale «in cui non c’è un vero dialogo o un vero multilateralismo ma solo posizioni di potere», ha detto da parte sua Rigoberta Menchú Tum, «siamo riuniti insieme e abbiamo una grande opportunità. La maggior parte dei presenti a questo vertice ha esercitato una leadership spirituale, politica o tecnica. Insieme possiamo costituire un’alleanza globale con la gente comune perché la stragrande maggioranza della popolazione mondiale non prende decisioni sul proprio futuro ma vive le conseguenze di decisioni altrui».

I partecipanti al “Tavolo per la pace” domani saranno ricevuti in udienza da Papa Francesco, quindi dal presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella.

di Paolo Ondarza


«#BeHuman»: 
dodici tavoli per un mondo di pace


Il secondo World Meeting on Human Fraternity — organizzato dalla Fondazione «Fratelli tutti» e intitolato #BeHuman — si svolgerà venerdì 10 e sabato 11 maggio attraverso dodici differenti tavoli tematici dislocati in Vaticano e in luoghi simbolo di Roma. Interverranno premi Nobel, scienziati, economisti, artisti, personalità di tutto il mondo che nella mattinata di domani, sabato, incontreranno prima Papa Francesco e poi (i Nobel per la pace) il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella. Ad aprire il programma è stato, questa mattina, il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, che ha parlato al «Tavolo per la pace» nel Palazzo della Cancelleria; erano presenti, insieme ai vertici delle maggiori organizzazioni internazionali, Graça Machel Mandela, fondatrice del Graça Machel Trust, Ibrahim Mayaki, inviato dell’Unione africana per i sistemi alimentari, il sindaco di New York, Eric Leroy Adams, i premi Nobel per la pace Dmitrji Muratov, direttore di «Novaja Gazeta», Jody Williams, Tawakkol Karman, Maria Ressa, Leymah Gbowee, Rigoberta Menchú Tum e Muhammad Yunus. Seguirà nel pomeriggio, alle ore 15, il «Tavolo agricoltura: il futuro dei sistemi alimentari» (in Palazzo Pallavicini Rospigliosi). Gli altri dieci incontri si svolgeranno tutti domani, 11 maggio, con inizio alle ore 16, in diverse sedi: «Tavolo sostenibilità e impresa: essere buoni conviene»; «Tavolo cooperazione fraterna, percorsi di pace, economia sociale»; «Tavolo educazione: ricostruire il mondo»; «Tavolo sport: gareggiare nella stima»; «Tavolo salute: di tutti e per tutti»; «Tavolo lavoro: dignità, comunità e partecipazione»; «Tavolo amministratori: la comunità nella città»; «Tavolo social media: la rete come fraternità; le parole “ponte”»; «Tavolo bambini: generazione futuro»; «Tavolo informazione: il diritto alla trasparenza». #BeHuman si concluderà domani, sabato, alle 21,30 con un evento nel portico della Basilica di San Pietro al quale parteciperanno, fra gli altri, il compositore Giovanni Allevi e i cantautori Roberto Vecchioni e Garth Brooks. (giovanni zavatta)