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Bailamme

Come due innamorati

 Come due innamorati  QUO-105
10 maggio 2024

In Un silenzio trattenuto, Piccola scuola di preghiera, firmato dalla Comunità monastica a Cellole, edito da Edb (Bologna, 2024, pagine 216, euro 17), per spiegare quale sia l’elemento costitutivo della preghiera stessa, trovo scritto «Come quel contadino che al curato d’Ars, meravigliato del suo stare per lungo tempo in chiesa, rispose: “Io sono qui, lui è là, e insieme siamo felici”». La semplicità dell’assoluto. Sulla preghiera, sulle sue tecniche, sui rituali, sul modo e sul tempo, sulla lectio divina, sul discepolato, sono state scritte migliaia di pagine, eppure all’origine e sulla vetta del rapporto tra la donna e l’uomo e Dio si trova uno stare insieme in silenzio, appartati e tranquilli. Verrebbe da dire tenendosi per mano, come fanno due innamorati, senza bisogno di nient’altro che la compagnia l’uno dell’altro.

Certo, anche la comunità ha bisogno di pregare, di vivere occasioni collettive nelle quali l’incontro con Dio è un fatto pubblico. La Chiesa è questo. Gesù ha assicurato la sua presenza tra quanti si raccolgono in preghiera: «dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Matteo, 18,20); i monaci, i solitari per definizione, alternano la preghiera individuale a quella comune. Nella solitudine urbana della modernità, la preghiera solitaria è per la maggioranza dei fedeli la via maestra per attraversare le giornate e il modo migliore per concluderle.

Interrogato sul suo modo di pregare, Papa Francesco ha risposto in maniera non diversa da quella del contadino di Ars. Ha detto dello stare in silenzio, appartato, del dedicare il tempo all’incontro. Ha aggiunto che a volte gli capita di assopirsi. Forse sono quelle le occasioni nella quali la preghiera si è spinta più il là, l’intimità è stata maggiore, l’abbandono più profondo.

Con la testa appoggiata sulla spalla di Dio, avvolto dalla sua tenerezza. 

di Sergio Valzania