Al servizio dell’unità
«Non la proclamazione di una verità. Non la dichiarazione di una intenzione, ma una invocazione, una preghiera». L’arcivescovo di Milano Mario Delpini ha definito così il motto Fove precantes Trinitas scelto da Flavio Pace in occasione dell’ordinazione episcopale conferitagli nel duomo ambrosiano sabato 4 maggio.
Rivolgendosi al novello presule — nominato lo scorso 23 febbraio da Papa Francesco arcivescovo titolare di Dolia e segretario del Dicastero per la promozione dell’Unità dei cristiani — monsignor Delpini ha osservato come al giorno d’oggi vi sia effettivamente bisogno di uomini di preghiera. «È provvidenziale in questo nostro tempo — ha osservato — esplorare le vie della diplomazia, dei delicati equilibri per il rispetto delle tradizioni occidentali, orientali, tardo antiche, moderne e sentire il dramma» di non essere ancora popolo. «Si cercano uomini di preghiera», ha ripetuto l’arcivescovo di Milano pensando al presente bisognoso di testimoni che «si lascino istruire da Gesù»; che si affidino allo Spirito «che viene in aiuto della nostra debolezza».
Il presule ha evidenziato l’importanza di uomini capaci di abitare il silenzio: «nella sacrestia dove si preparano per la celebrazione, prima di inseguire l’ultimo segnale del cellulare, vincendo la curiosità elementare e legittima di leggere l’ultimo aggiornamento»; uomini semplici e sapienti «che sappiano pregare persino quando dicono il breviario». C’è sete di uomini «fatti preghiera per promuovere il dialogo tra le confessioni cristiane», ha detto ancora il celebrante.
«Si cercano uomini di preghiera», ha proseguito Delpini «per ripercorrere la storia della Chiesa, i suoi drammi e farne una memoria in cui germogli il futuro e la speranza, la riconciliazione e la pace». Infine ha rimarcato l’esigenza che un vescovo vigili, sorvegli sull’osservanza della legge e la custodia della tradizione, ma ha messo in guarda dal rischio che ciò diventi «noioso» e «inerte»: «si cercano uomini fatti preghiera perché lo spasimo dell’unità tra i discepoli di Gesù e l’invocazione della pace tra gli uomini sia come fuoco che divora e come sapienza che orienta».
Nei suoi ringraziamenti l’arcivescovo Pace ha rivolto un pensiero a tutte le persone che lo hanno accompagnato fino ad oggi: dalla famiglia ai formatori in seminario, fino al Pontefice. «Prego — ha detto — di essere vescovo come Papa Francesco ci ha detto: davanti al gregge per guidarlo, in mezzo al gregge, condividendone la vita, dietro al gregge, per proteggerlo e incoraggiare quelli che sono rimasti indietro o sono feriti».
Ad imporre le mani su monsignor Pace, insieme a Delpini, i cardinali Leonardo Sandri e Kurt Koch, rispettivamente vicedecano del Collegio cardinalizio e prefetto del Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani. Tra i concelebranti anche i cardinali Francesco Coccopalmerio e Claudio Gugerotti, numerosi vescovi, tra cui Brian Farrell, predecessore di Pace come segretario del Dicastero ecumenico, e il francescano Francesco Patton, custode di Terra Santa.