· Città del Vaticano ·

Il cardinale Semeraro a San Giovanni Rotondo per il XXV di beatificazione di san Pio da Pietrelcina

Entrò giorno dopo giorno nelle stimmate ricevute

 Entrò giorno dopo giorno nelle stimmate ricevute  QUO-100
03 maggio 2024

«Dare e perdonare»: è questo «l’esempio che ci ha lasciato Padre Pio». Lo ha sottolineato il cardinale prefetto del Dicastero delle Cause dei santi Marcello Semeraro, celebrando ieri pomeriggio, giovedì 2 maggio, nella chiesa del Santo di Pietrelcina a San Giovanni Rotondo la messa per il venticinquesimo anniversario di beatificazione del frate con le stimmate.

All’omelia il porporato ha ricordato la propria precedente visita presso il santuario del Gargano nel giugno 2021, per il ventennale della canonizzazione del religioso, e chiarendo «cosa, nella prassi della Chiesa cattolica, differenzia una beatificazione da una canonizzazione», ha evidenziato che quest’ultima estende il culto di testimone a tutta la Chiesa, mentre la prima ha un carattere più locale. Da qui l’esortazione nel luogo in cui «Padre Pio ha vissuto tanti anni della sua vita terrena sino alla morte» ad «avere con lui e verso di lui, una maggiore intimità, una più intensa gratitudine e una più amorosa devozione».

Infatti, ha aggiunto, egli «è conosciuto nel mondo intero, ma è doveroso che qui si abbia per lui un culto più esemplare e più vivo, che riesce a cogliere il cuore del suo messaggio».

Commentando le letture il cardinale Semeraro ha poi parlato delle stimmate del Santo. «Per la Chiesa — ha spiegato — la santità non sta nel fatto che i segni della passione si facciano visibili in un corpo, ma nel fatto che un credente entri giorno dopo giorno, con fedeltà e amore, in quelle stimmate! Ed è così che Padre Pio cominciò a somigliare, giorno dopo giorno, a Cristo: per rispondere all’amore, perché il Crocifisso aveva voluto per sua misericordia farselo simile».

E in tal modo, ha aggiunto il celebrante, «egli insegna che la santità non è mai facile, perché costa quanto l’amare, sempre e nonostante tutto; scegliendo Dio ogni mattina e ringraziandolo ogni sera».

Anche perché, è il secondo aspetto rimarcato dal prefetto, «proprio a motivo della stigmatizzazione, Padre Pio avvertì il bisogno di tradurre la carità della Croce che lo aveva segnato in spiritualità della Carità che dona. All’amore verso Cristo crocifisso san Pio da Pietrelcina unì ben presto l’amore verso l’umanità sofferente». Ecco allora che l’esperienza delle stimmate si trasforma in lui «in principio operativo» che prende forma in «una grande opera di carità: la Casa Sollievo della Sofferenza, “creatura della provvidenza” sì, come la chiamava, ma al tempo stesso monumento della sua carità instancabile».

Infine nella prospettiva del prossimo Giubileo, Semeraro ha messo in luce un terzo aspetto della santità del frate; quello che anni or sono ha spinto il giornalista Renzo Allegri a chiamarlo «Uomo della speranza», il quale «con il perdono dei peccati esercitato nel ministero della Confessione irradiava una gioia ineffabile». Perciò, ha aggiunto il porporato, «tanti pellegrini giungevano qui a San Giovanni Rotondo non solo per partecipare alla Messa celebrata da lui, ma anche per potersi confessare da lui», sperimentando come «in questo ministero» conservasse un «atteggiamento costante di totale abbandono alla misericordia di Dio, talmente profondo e intenso da infonderlo anche agli altri».

Ecco allora le tre consegne affidate dal prefetto ai presenti: «primo, lasciarsi trasformare da Cristo in modo da somigliargli il più possibile»; secondo, «trasformare il nostro essere cristiani in opere di carità»; e infine «essere messaggeri di speranza, soprattutto attraverso l’esercizio del perdono».