· Città del Vaticano ·

Il racconto

Il primo benvenuto
in Papua Nuova Guinea

 Il primo benvenuto in Papua Nuova Guinea  QUO-099
02 maggio 2024

Alejandro Díaz, monaco argentino dell’istituto del Verbo Incarnato e missionario in Papua Nuova Guinea, ha partecipato all’udienza generale di mercoledì 1° maggio per dare il «primo benvenuto» a Papa Francesco che, proprio in quella terra, si recherà tra il 3 e il 6 settembre, nell’ambito del viaggio apostolico che dal 2 al 13 lo porterà anche in Indonesia, Timor-Leste e Singapore.

Oltre a visitare la capitale Port Moresby, il Pontefice si recherà a Vanimo, capoluogo della provincia di Sandaun, distante poco più di 30 chilometri da Wutung, il villaggio prossimo al confine nordovest con la Papua indonesiana dove il missionario svolge il proprio servizio. «Al Papa ho voluto testimoniare quanto siano rigogliosi i frutti della fede in questa piccola lingua di terra, tra l’Oceano Pacifico e la giungla, che i papuani chiamano l’“ultimo paradiso”» afferma padre Díaz.

«I villaggi come Wutung — racconta — si sviluppano lungo la costa dove inizia una giungla di alberi altissimi: noi missionari diamo assistenza alle popolazioni autoctone che vivono lì, in povertà, ancora senza corrente elettrica e spesso con scarse provviste di acqua».

A Wutung — dove i religiosi del Verbo Incarnato sono presenti da venticinque anni — gli abitanti sono circa 500. «Stiamo fondando il primo monastero maschile di tutto il Paese. Inoltre la Conferenza episcopale italiana ci ha aiutato a costruire una scuola secondaria» fa presente il missionario, che al Papa ha presentato i genitori, i quali hanno festeggiato 54 anni di matrimonio, e la sorella, religiosa da 25 anni.

«La gente di Wutung — afferma — ci testimonia la fede nella grazia “gigante” di Dio: ci chiede di andare più spesso nella giungla per celebrare la messa nelle chiese che hanno costruito con canne e foglie».

Un’altra esperienza missionaria “in prima linea” l’ha presentata a Papa Francesco la famiglia giapponese Umezawa: mamma, papà e due figli, di cui uno è professore universitario. A Kyoto, da oltre 35 anni, questa famiglia anima l’istituto che ospita ragazzi con problemi psicologici e che hanno abbandonato, perché emarginati, la scuola tradizionale. A Francesco hanno mostrato alcune fotografie della loro comunità educativa e gli hanno chiesto «una benedizione per i bambini che non frequentano le scuole o che si chiudono in casa» e perché i professori dell’istituto vivano il loro lavoro con lo stile inclusivo dell’accoglienza.

Sulla frontiera dell’inclusione delle persone con disabilità è impegnato, da tre anni, anche il gruppo pastorale “Barka” di Cracovia, presente in Aula Paolo vi con cinquanta rappresentanti. A guidare il pellegrinaggio è don Tomasz Szopa, rettore del santuario San Giovanni Paolo ii, che martedì mattina ha presieduto la messa sulla tomba di Papa Wojtyła nella basilica Vaticana.

Per parlare a Francesco di «attenzione pastorale e sanitaria per tutti» ha partecipato all’udienza una delegazione del presidio ospedaliero “Madonna dell’Alto” di Petralia Sottana, a circa 100 chilometri da Palermo. «Siamo qui per costruire e fare comunità tra di noi — afferma il cappellano padre Giuseppe Garofalo — e per far presente le situazioni di difficoltà che devono affrontare, ogni giorno, gli operatori sanitari degli ospedali di montagna». Con queste motivazioni hanno compiuto il pellegrinaggio a Roma circa sessanta persone tra medici, infermieri e personale della struttura ospedaliera, insieme con i familiari.

Il Papa ha incoraggiato i venti giovani sacerdoti, legionari di Cristo, ordinati sabato scorso, 27 aprile, a San Paolo fuori le Mura dal cardinale Luis Antonio Tagle. Provengono per la maggior parte dall’America latina, ma anche da Stati Uniti ed Europa. Insieme a loro erano presenti nell’Aula Paolo vi circa 600 persone tra familiari, membri del Regnum Christi, studenti dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum e i seminaristi del Pontificio Collegio Maria Mater Ecclesiae.

Nel giorno di san Giuseppe Lavoratore, ha partecipato all’udienza generale Renzo Alocci, che è andato in pensione dopo 40 anni di servizio prima come operatore del Centro televisivo vaticano e poi come responsabile della Divisione produzione video del Dicastero per la comunicazione.

Prima di far rientro a Casa Santa Marta, Papa Francesco — a bordo di una Fiat 500 l nera — si è recato nel piazzale antistante l’Aula (dove, a causa del maltempo, si è svolta l’udienza) per salutare personalmente i tantissimi pellegrini che non hanno trovato posto all’interno e che sono rimasti ad attenderlo anche sotto la pioggia battente.

di Fabrizio Peloni