«Fanne quante ne vuoi senza quel mastrillo»: padre Pio proprio non lo tollerava il flash delle macchine fotografiche. Quel lampo di luce generato dalla combustione della polvere di magnesio lo infastidiva, ma quel ragazzo che bazzicava nel convento di San Giovanni Rotondo sin da bambino e che, per guadagnarsi poche lire lo aveva immortalato, lo conosceva bene, così gli diede il permesso di scattare tutte le istantanee che voleva, ma «senza mastrillo», come in maniera dialettale indicava qualcosa di molesto. Elia Stelluto, classe 1935, ne ha scattate migliaia di foto al religioso francescano, nella quotidianità, durante svariate celebrazioni, nei momenti più intimi, tutte senza flash. Eppure hanno tutte una luce singolare. «Io non riesco ancora a capire il mistero di queste foto» racconta “il fotografo di padre Pio”, che per il frate di Pietrelcina era il “ragazzo fotografo”. Dieci sue fotografie, alcune delle quali inedite, da oggi sono gratuitamente a disposizione di credenti e devoti del santo in un sito web dedicato, therealsaintpio.org. A presentarle ieri, 29 aprile, in conferenza stampa nella Filmoteca Vaticana — con il patrocinio del Dicastero per la Comunicazione e del Dicastero per l’Educazione e la Cultura — è stato lo stesso Stelluto insieme al fondatore della Saint Pio Foundation Luciano Lamonarca, che ha voluto celebrare il venticinquesimo anniversario della beatificazione di padre Pio e il decimo anniversario della Fondazione con l’iniziativa “Fotografie di San Pio - Memorie di un Santo”.
«Padre Pio è una figura ancora attuale che continua ad attirare tanta gente — ha sottolineato Andrea Tornielli, direttore editoriale del Dicastero per la Comunicazione, intervenuto alla conferenza stampa — un santo del popolo, perché dal popolo proveniva, un santo capace di comunicare nonostante il suo fosse un cattolicesimo esigente». E le fotografie scelte da Stelluto e Lamonarca lo mostrano proprio così il santo di Pietrelcina, un frate semplice, colto tra i suoi confratelli nella vita comunitaria o mentre celebrava Messa o ancora nell’atto di benedire un rosario. Le istantanee aiutano anche a ricostruire il suo vissuto, ha rimarcato monsignor Felice Accrocca, arcivescovo di Benevento — la diocesi in cui è vissuto i primi anni della sua vita padre Pio — aggiungendo quanto importante sia contestualizzare l’ambiente nel quale il religioso è nato e cresciuto e delineare tutto ciò che ha contraddistinto la sua personalità, forgiata da usi e costumi locali.
«Era un mio desiderio donare foto a tutto il mondo cattolico e ai figli spirituali di padre Pio» ha detto Stelluto che ha raccontato alcuni aneddoti degli anni trascorsi al fianco del frate santo, «una persona dolce», affettuosa, che è riuscito a cogliere anche con il volto illuminato dal sorriso. Elia è stato anche suo chierichetto e ricorda che dopo la Messa, i ragazzi andavano a baciare le mani piagate di padre Pio, «una sorgente che non si secca mai» e di cui non ci si stanca di parlare. Ricordarsi di pregare, andare a Messa la domenica e recitare il Rosario: questi gli insegnamenti ricevuti che Stelluto conserva nel cuore. «La sua arma era il Rosario» spiega ai media vaticani, rammentando che, a chi gli chiedeva miracoli, il religioso raccomandava anzitutto la preghiera.
Chi oggi gestisce l’enorme archivio fotografico di Elia Stelluto, che comprende circa tremila scatti e svariati filmati, è il nipote, Ruben Lobos. Le pellicole sono state digitalizzate, ci dice, aggiungendo che sono tante le foto ancora inedite di padre Pio, attraverso le quali è possibile conoscere la sua vita quotidiana.
Il volto del santo di Pietrelcina che si vuole far conoscere è quello laico, il volto di una persona umile, evidenzia Lamonarca, la cui idea, rendendo fruibili alcune foto di Stelluto, è quella di far conoscere meglio padre Pio a quanti lo identificano semplicemente come il santo stigmatizzato. La Saint Pio Foundation per questo ha messo a disposizione diverse risorse, e più recentemente anche “La canzone di Padre Pio”, composta dal musicista foggiano Rico Garofalo insieme all’amico e paroliere Gino Scauzillo, e ricantata da Lamonarca per renderla disponibile gratuitamente al pubblico.
La Fondazione ha selezionato inoltre 365 lettere, una per ogni giorno dell’anno, e che sono state tradotte in cinque lingue, scritte da San Pio ai suoi direttori spirituali e ai suoi figli spirituali, perché possano essere una guida per coloro che cercano una fonte di ispirazione. È in cantiere, infine, un documentario. «Vogliamo dare un messaggio di speranza — conclude Lamonarca —. Dobbiamo essere più in comunione con noi stessi e con gli altri e credo e spero che Padre Pio inciti le persone a essere più pacifiche».
di Tiziana Campisi