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30 aprile 2024
Non c’è nessuna azione che possa riportare in vita gli esseri del creato inquinati dalla deriva della menta umana, irretita in una logica deleteria e disfattista. È di sconcertante attualità il monito, riguardo all’ambiente, lanciato da Anton Cechov ne Il gabbiano, scritto nel 1895. Così recita un passo del monologo intessuto dalla giovane Nina: «Gli uomini, i leoni, le aquile e le pernici, i cervi dalle maestose corna, le oche, i ragni, i pesci silenziosi abitatori dell’acqua, le stelle marine e tutti quegli esseri invisibili a occhio nudo, in una parola, tutte le vite». Queste vite si spensero o sono sul punto di esserlo, a causa della noncuranza dell’uomo nei riguardi della natura e delle sue ineffabili bellezze. E quando non è noncuranza, è, addirittura, disprezzo.
Lo scrittore e ...
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