In un libro per bambini in cui si affrontano i timori e le paure dei piccoli, c’è un breve racconto nel quale un maschietto che va alle elementari sta percorrendo la strada che lo porta a scuola, indossa uno zaino marrone. Nel tragitto incontra altri suoi coetanei e c’è chi lo prende in giro per le scarpe che porta, rendendolo così un pochino triste, e chi invece gli dice che ha un bellissimo cappello rosso, facendolo felice. Morale della favola: le parole che diciamo possono essere sassi pesanti che appesantiscono il nostro passo o farfalle libere che regalano ali colorate per volare.
Sassi e farfalle: sono le due immagini efficaci che ben raccontano il senso di tante frasi raccolte sapientemente dall’Ospedale pediatrico Bambino Gesù, condivise poi sui propri profili social. Così, se da un lato si scrive la storia dolorosa di molti bambini e dei loro genitori, dall’altro chi legge riceve spunti e opportunità per cambiare lo sguardo su chi è alle prese con una difficoltà inattesa e difficile da accettare.
Qui non c’è spazio per la commiserazione sterile, ma per sedersi accanto sì, magari senza offrire parole, ma ascolto e partecipazione.
E allora in questa storia, Davide che ha 14 anni spiega perché la parola “guerriero” non è quella giusta per raccontare la sua vita. «Io non mi ci sento bene — scrive — perché volevo solo stare bene come gli altri, non volevo essere coraggioso, né guerriero. Io volevo essere me, però senza tumore».
Ci sono franchezza e verità nel pensiero di Davide, spazzano via tante frasi inopportune che forse con ingenuità sono state dette e ripetute tante volte. La pensa diversamente Rosario che ha 8 anni, l’età in cui è facile sentirsi un supereroe. L’ospedale per lui, infatti, è un luogo in cui mostrare di essere «forte come Spiderman», l’uomo-ragno amato ancora da milioni di bambini nel mondo.
Questa forza nella diciassettenne F. diventa «coraggio di avere fame». Nel tweet che accompagna il suo pensiero c’è un fiocchetto lilla che disegna un cuore, è il simbolo scelto per la Giornata Nazionale dedicata all’anoressia, alla bulimia e agli altri disturbi della nutrizione e dell’alimentazione. «Vorrei che tutte le ragazze e i ragazzi come me — scrive F. — sapessero che tornare a sorridere è possibile».
Anche Agnese condivide questo pensiero, anche lei ha un fiocchetto lilla che l’accompagna: «Se ci rifletti, è più forte il desiderio di riprenderti la vita».
Non è sbagliato pensare che in questa comunità di bambini e adolescenti, poveri nella salute, si faccia largo una ricchezza di pensieri e anche di parole. Alice, 15 anni, è convinta che «nella fragilità c’è un cuore che batte», ancora Agnese ricorda che «la sofferenza diventa forza per vivere e danzare».
Chiara ha 9 anni, ha conosciuto l’Area Rossa del Bambino Gesù, la rianimazione — una parola che fa paura —, ma lei questo non lo contempla, anzi, guarda al bene ricevuto da tutti coloro che l’hanno accudita. «Puoi dire a quelli dell’Area Rossa che gli voglio un bene grande? Mamma e papà — scrive — mi hanno raccontato che mi hanno guarita quando stavo tanto male e io spero un giorno di poterli conoscere».
L’accudimento nei corridoi dell’ospedale dei bambini è anche per i tanti genitori che aspettano al di là di un vetro, martellati dai tic delle macchine e accarezzati dal caffè portato dagli infermieri. Tanti loro pensieri sono stati donati a Papa Francesco nell’udienza del 16 marzo 2024.
Roberta, la mamma di Giulio, ben esprime quello che si vive quando si ha un bimbo malato. «In ospedale — scrive — è tutto senza filtri. Lì ho provato il dolore più grande. Lì ho provato le gioie più grandi. Lì ho avuto gli abbracci più veri. Lì è tutto all’ennesima potenza».
«Sono quelle paure che ti cambiano la vita per sempre. Anche quando il finale è lieto — è il pensiero di papà Angelo —, il battito del tuo cuore non sarà mai più lo stesso. Perché hai vissuto e visto vivere un dolore che non ha pari, perché il dolore per un figlio non si riesce a spiegare».
In questa storia di bambini e genitori ci sono tutti «i colori delle emozioni», come titola il libro dell’autrice spagnola Anna Llenas: il giallo dell’allegria, l’azzurro della tristezza, il rosso della rabbia, il nero della paura, il verde della calma, ma anche il rosa dell’amore, il più intenso e forte. Intenso come il volo di “farfalle libere” che Alda Merini vedeva uscire «da queste profonde ferite».
di Benedetta Capelli